Venerdì, 02 Ottobre 2015
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Chemioterapia per carcinoma mammario e preservazione della fertilità

A cura di Fabio Puglisi

Preservare la fertilità delle donne con diagnosi di carcinoma mammario sottoposte a trattamento chemioterapico: quale ruolo per l’analogo LHRH?

 

Moore HC, et al. Goserelin for ovarian protection during breast-cancer adjuvant chemotherapy. N Engl J Med 2015;372:923-32.

 

Sono passati quattro anni dalla pubblicazione, a firma italiana, di uno studio randomizzato in cui si dimostrava l’effetto protettivo della concomitante somministrazione di LHRH analogo e chemioterapia sulla funzione ovarica di donne con carcinoma mammario (Del Mastro L, et al. JAMA 2011). Nello studio italiano, l’86% della popolazione era composto di donne con patologia endocrinoresponsiva (positività dei recettori estrogenici) e il beneficio dalla somministrazione dell’analogo era valutato in termini di ripresa dell’attività mestruale entro un anno.


Oggi leggiamo i risultati del trial POEMS (Prevention of Early Menopause Study), studio internazionale, randomizzato, a prevalente firma statunitense.
Lo studio è stato condotto su 257 donne in stato premenopausale con diagnosi di carcinoma mammario ER/PgR negativo in stadio precoce.

In base all’esito della randomizzazione, le partecipanti hanno ricevuto chemioterapia + LHRH analogo (goserelin 3.6 mg ogni 4 settimane, da una settimana prima dell’inizio della chemioterapia fino al termine della stessa) o chemioterapia senza goserelin.


Endpoint primario: tasso di insufficienza ovarica a due anni (insufficienza ovarica definita come assenza di mestruazioni nei sei mesi precedenti e livelli di FSH nel range postmenopausale).
Endpoint secondari: percentuale di gravidanze, disease-free survival e overall survival.

Stratificazione: età (<40 anni vs. 40-49 anni) e chemioterapia pianificata (3-4 cicli [circa 3 mesi] vs. 6-8 cicli [circa 6 mesi], regime con o senza antracicline).

Al momento dell’analisi, i numeri dello studio sono scesi: 218 pazienti eleggibili, di cui 135 con informazioni sull’endpoint primario. I risultati sono stati riportati a un follow-up mediano di 4.1 anni e l’età mediana delle pazienti era di 38 anni.


Il tasso d’insufficienza ovarica è risultato pari all’8% nel gruppo goserelin e al 22% nel gruppo della sola chemioterapia (odds ratio 0.30; 95% IC 0.09-0.97; P = 0.04 con test a due code).


Fra le 218 pazienti valutabili, l’aggiunta del goserelin alla chemioterapia è esitata in un tasso di gravidanza superiore (21% vs. 11%, P = 0.03) e in una prognosi migliore, sia in termini di disease-free survival (P = 0.04) che di overall survival (P = 0.05).

La somministrazione di goserelin in concomitanza con la chemioterapia riduce la probabilità di insufficienza ovarica e di menopausa precoce, migliorando le prospettive di fertilità.

Le attuali linee guida dell’ASCO incoraggiano una precoce valutazione da parte di specialisti della fertilità al fine di considerare il ricorso alla criopreservazione di embrioni. 

In questo contesto, la somministrazione di LHRH analogo in concomitanza alla chemioterapia non rappresenta un approccio antitetico. Piuttosto, si aggiunge alle altre metodiche e può ampliare le probabilità di successo.