Martedì, 02 Febbraio 2016
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Termoablazione con radiofrequenza per metastasi polmonari: a chi proporre il trattamento?

A cura di Giuseppe Aprile

 

Quale trattamento consigliare a pazienti con lesioni secondarie polmonari di dimensioni massime di 3 cm? Termoablazione locale o chirurgia? Un’esperienza condotta in due centri francesi chiarisce come in termini di sopravvivenza a 5 anni la radiofrequenza possa avere risultati simili a quelli della chirurgia toracica in molti dei candidati al trattamento.

De Baere T, et al. Radiofrequency ablation is a valid treatment option for lung metastases: Experience in 566 patients with 1037 metastases. Ann Oncol 2015; epub Feb 16.

Le metastasi polmonari sono frequenti in pazienti con malattie oncologiche e si riscontrano nel 40% dei pazienti con malattia colorettale avanzata. Il trattamento dei secondarismi toracici con chirurgia di salvataggio o tecniche di ablazione locoregionale, eventualmente combinato a quello sistemico, può essere finalizzato all’eradicazione della malattia.

La radiofrequenza con aghi di 15-gauge riscaldati e guida radiologica si è dimostrata una tecnica sicura ed efficace per questi pazienti in coorti prospettiche.

Lo studio francese recentemente pubblicato analizza prospetticamente i risultati della tecnica applicata in 560 pazienti con differente sede di neoplasia primitiva (nella metà dei casi a origine colorettale) presentandone i risultati di outcome e di safety dopo un follow-up mediano di 3 anni. L’analisi multivariata ha permesso agli autori di costruire uno score prognostico basato su quattro semplici caratteristiche: sede anatomica della neoplasia primitiva (sede colorettale o renale vs altro), disease-free interval (inferiore o superiore a 12 mesi), dimensione (superiore o inferiore a 2 cm) e numero delle metastasi (fino a 2 o oltre 2).

Sono stati trattati con RF 566 pazienti per un totale di 1037 lesioni secondarie polmonari.

La dimensione media delle lesioni era di 15 mm (range 4-70), quella mediana di 17.4 mm (+9.3).

La neoplasia primitiva era più frequentemente di origine colorettale (52%), renale (12%), sarcoma dei tessuti molli (9%), tiroidea o mammaria (3% ciascuno). Nel 52% dei casi le metastasi erano singole e nel 75% dei casi erano monolaterali.

Il diametro massimo della lesione era stimato inferiore a 1 cm nel 24% dei pazienti, tra 1 e 2 cm nel 46%, tra 2 e 3 cm nel 22%. Solo nell’8% dei pazienti era offerta la termoablazione a pazienti con lesioni di dimensioni superiori ai 3 cm.

I pazienti erano seguiti con TC seriate trimestrali nel primo anno, poi la cadenza del follow-up radiologico era meno cadenzata e lasciata a discrezione dell’oncologo.

La sopravvivenza mediana era di 62 mesi; la sopravvivenza a 1 anno era del 92%, quella a 5 anni del 51%. Il controllo locale della malattia era ottimale con una local-failure di poco superiore al 10% a 4 anni.

La degenza media ospedaliera era inferiore ai 4 giorni nel 75% dei casi; due terzi dei pazienti, come atteso, sviluppavano un limitato pneumotorace che aveva risoluzione spontanea nel 30% dei casi.

Ancora una volta, la radiofrequenza si dimostra una tecnica affidabile ed efficace nel trattamento delle lesioni secondarie polmonari con dimensioni fino a 3 cm, soprattutto se ad origine da neoplasia colorettale o renale.

Tuttavia, nell’interpretazione dei risultati di outcome (sopravvivenza overall a 5 anni del 52%!, il doppio rispetto alla migliore chemioterapia e in linea con i dati delle migliori serie chirurgiche), vanno sottolineati i limiti dello studio, prospettico, ma non randomizzato: la favorevole selezione della casistica, la limitata informazione sul tipo di trattamenti sistemici ricevuti e la mancanza di conferma istologica e di analisi di biologia molecolare (Renaud S, Br J Cancer 2015) potrebbero aver impattato sul risultato.

Inoltre, non vi sono confronti diretti in patologie specifiche tra la radiofrequenza e le moderne metodiche radioterapiche (Navarria P, Eur J Cancer 2015).