Uno studio di fase II testa in setting preoperatorio il PD-1 inibitore cemiplimab in 80 pazienti con tumore squamoso della cute. Risultati soprendenti, che possono cambiare completamente la pratica clinica.
Gross ND, Miller DM, Khushalani NI, Divi V, Ruiz ES, Lipson EJ, Meier F, Su YB, Swiecicki PL, Atlas J, Geiger JL, Hauschild A, Choe JH, Hughes BGM, Schadendorf D, Patel VA, Homsi J, Taube JM, Lim AM, Ferrarotto R, Kaufman HL, Seebach F, Lowy I, Yoo SY, Mathias M, Fenech K, Han H, Fury MG, Rischin D. Neoadjuvant Cemiplimab for Stage II to IV Cutaneous Squamous-Cell Carcinoma. N Engl J Med. 2022 Sep 12.
I dati molto favorevoli dell'uso dell'immunoterapia in pazienti con tumori squamosi della cute non resecabili hanno condotto prima ad esperienze pilota nel setting preoperatorio (Ferrarrotto R, et al. Clin Cancer Res 2021) e quindi ad un trial di fase II confirmatorio che vuole testare il tasso di risposta - obiettivo primario dello studio - in questa popolazione.
Nello studio recentemente pubblicato sono stati arruolati 79 pazienti con malattia potenzialmente resecabile (stadio II, III, IV M0) e trattati con cemiplimab alla dose di 350 mg ev ogni tre settimane prima della chirurgia radicale. Endpoint primario dello studio era il tasso di risposte patologiche complete alla revisione centralizzata dei campioni istologici; il disegno statistico prevedeva una H0 del 25%.
Come prevedibile dalla epidemiologia della patologia specifica, la popolazione inclusa nel trial era anziana (età mediana di 73 anni, range 24-93) con una alta prevalenza di lesioni localizzata a livello del viso e del collo, esposte alla luce solare (90%). Gli stadi III e IV M0 costituivano rispettivamente il 48% e il 46% della popoalzione inclusa, che aveva nei tre quarti dei casi un ECOG PS ottimale (0 nel 76% dei pazienti).
L'utilizzo preoperatorio del cemiplimab permetteva di ottenere una risposta patologica completa nel 50% dei casi trattati (95%CI 39-62) a cui si aggiungeva un ulteriore 13% di risposte patologiche maggiori. il dato era sostanzialmente concorde tra la valutazione del patologoi locale e la revisione centralizzata.
Alle indagini radiologiche, vi era una risposta nel 70% dei casi.
Da notare, l'otima tolleranza alla terapia, con effetti collaterali severi in meno del 5% dei pazienti trattati.
Il trattamento preoperatorio con cemiplimab (4 dosi a intervalli di tre settimane) produceva un alto tasso di risposte patologiche complete (51%), rigorosamente definito, e addirittura più elevato di quello osservato per la risposta completa all'imaging preoperatorio.
Sebbene non sia definitivamente stabilito se questo alto tasso di scomparsa delle cellule neoplastiche correli poi con una più elevata chance di cura - in altre parole, se la pCR sia un surrogato solido di outcome a lungo termine -, le esperienze in altre neoplasie (melanoma e NSCLC) fanno certamente ben sperare.
La combinazione di un favorevole profilo di tossicità alla possibilità di risparmiare la chirurgia ad aree funzionalmente importanti ed esteticamente esposte rende il trattamento preoperatorio con il PD-1 inibitore un nuovo potenziale standard di trattamento, soprattutto nei casi di pazienti con tumore squamoso della cute con ampia estensione locoregionale (T3, T4, N+).