Immunoterapia
Martedì, 20 Aprile 2021

Pembrolizumab e carico mutazionale nel carcinoma mammario: prudenza e ottimismo

A cura di Fabio Puglisi

Prudenza nel leggere i risultati osservati su una piccola coorte di pazienti ma ottimismo nell’ipotizzare un beneficio dalla immunoterapia che va oltre l’espressione di PD-L1.
Interpretiamo così i dati dello studio TAPUR con il pembrolizumab nel carcinoma mammario con alto carico mutazionale.

Alva AS, et al. Pembrolizumab in Patients With Metastatic Breast Cancer With High Tumor Mutational Burden: Results From the Targeted Agent and Profiling Utilization Registry (TAPUR) Study. J Clin Oncol 2021 (Epub ahead of print).

Vi è evidenza di una potenziale maggiore efficacia dell’immunoterapia nel setting di prima linea metastatica. In accordo a questa osservazione, lo studio di fase III KEYNOTE-119 con il pembrolizumab in monoterapia verso una chemioterapia in seconda o terza linea in pazienti con carcinoma mammario triple negative non ha dimostrato alcuna differenza significativa nell’endpoint primario overall survival (OS). La delusione generata dai risultati ha ribadito l’importanza di indirizzare la ricerca su specifici biomarcatori di cui dovrebbe essere arricchita la popolazione in studio. Tra i potenziali marcatori di beneficio dall’immunoterapia rientra il tumor mutational burden (TMB).

Per TMB si intende il numero di mutazioni con la regione codificante un genoma tumorale ed è comunemente riportato come il numero di mutazioni non-sinonime per megabase (Mut/Mb). In uno studio del 2018, su quasi 4000 campioni di carcinoma mammario analizzati mediante whole-exome o gene panel sequencing, circa il 5% aveva un TMB d i≥ 10. Come atteso, è stata osservata una variabilità in TMB fra i diversi sottotipi di carcinoma con TMB mediani più elevati nelle forme 

triple negative e più bassi nelle HER2-negative e nelle ER-positive o PgR-positive. 

Sebbene aneddotiche, sono state osservate risposte all’immunoterapia in pazienti con tumori con alto carico mutazionale (HTMB).  Recentemente, è stata dimostrata la robustezza dei pannelli genici analizzati a livello tissutale o nel DNA tumorale circolante, nella stima del TMB, sebbene una definizione universale di HTMB sia stata stabilita solo di recente. 

Da queste premesse è derivato uno studio volto a valutare l’efficacia della monoterapia con pembrolizumab in pazienti con carcinoma mammario avanzato selezionate sulla base dell’HTMB tumorale. Lo studio TAPUR è uno studio prospettico di fase II, un basket trial pragmatico disegnato per identificare segnali di attività antitumorale di targeted therapy in pazienti con tumori in stadio avanzato che presentano alterazioni genomiche conosciute come target terapeutici.  

Parte di questo studio è l’analisi condotta su una coorte di pazienti con carcinoma mammario metastatico con HTMB trattate con with pembrolizumab single-agent.

Endpoint primario:  disease control definito come risposta completa o parziale osservata a 8 settimane o dopo o malattia stabile della durata di almeno 16 settimane, in accordo ai criteri RECIST version 1.1. 

Endpoint secondari: PFS, OS, tossicità. 

Principali criteri di eleggibilità: tumori solidi avanzati o metastatici misurabili, PS ECOG di 0-1, patologia tumorale per la quale il pembrolizumab non fosse già approvato da FDA al tempo dell’arruolamento. Erano escluse le pazienti con “bone-only disease”, con malattia encefalica attiva, con meningite carcinomatosa, con interstiziopatia polmonare, con polmonite non infettiva che richiedesse steroidi, o con malattia autoimmune.  Inoltre, erano escluse pazienti trattate con vaccini vivi entro i 30 giorni dall’avvio del trattamento o precedentemente trattate con agenti anti–PD-1, anti–PD-L1, o anti-CTLA 4. 

Fra i requisiti per poter ricevere il pembrolizumab, doveva essere riportato un HTMB nel tessuto tumorale ottenuto dal tumore primitivo o da una sede metastatica o nel DNA tumorale circolante. Il protocollo definiva l’HTMB come ≥ 9 Mut/Mb.

Le pazienti hanno ricevuto pembrolizumab 2 mg/kg (n=8) o 200 mg (n=20) q21 fino a progressione di malattia.

In totale, tra ottobre 2016 e luglio 2018, sono state arruolate 28 pazienti con carcinoma mammario metastatico e HTMB. L’età mediana era 63 anni (range, 36-78 anni); Il PS era pari a 1 nel 64% delle pazienti e pari a 0 nel 36%; complessivamente, 7% delle pazienti avevano ricevuto 2 regimi di terapia sistemica e il 93% ≥3. Tutte le pazienti hanno effettuato una valutazione NGS su campione tumorale proveniente da tessuto del carcinoma primitivo (n =10) o da una sede metastatica  (n= 18), e la maggior parte dei test sono stati effettuati con FoundationOne (71%). Il TMB è stato definito tra 9 e 37 Mut/Mb, con un valore mediano di 13 Mut/Mb. 

Nello specifico, 25 pazienti (89%) avevano una patologia HER2-negativa, e 13 (46%) un sottotipo triple negative. Non sono stati raccolti dati relati all’espressione di PD-L1 .

Inizialmente, 4 dei primi 10 pazienti arruolati hanno otteuto una risposta (1 paziente) o una stabilità di malattia  per almeno 16 settimane (3 pazienti), superando la soglia richiesta dal disegno a due step di Simon per proseguire alla seconda fase di arruolamento. Complessivamente,  10/28 pazienti arruolate hanno ottenuto un controllo di malattia, risultando un disease control rate del 37% (95% IC, 21-50).

  • Tasso di risposta: 21% (95% IC, 8-41).
  • PFS mediana: 10.6 settimane (95% IC, 7.7-21.1) 
  • OS mediana: 30.6 settimane (95% IC, 18.3-103.3)

Il TMB non è apparso correlare alla PFS o all’OS, ma lo studio non era potenziato per valutare tale associazione. 

  • Effetti collaterali di grado 3/4: 11% delle pazienti
  • SAEs: 11% delle pazienti

Lo studio supporta la recente approvazione FDA di pembrolizumab nel trattamento di pazienti adulti e pediatrici con tumori solidi metastatici o non resecabili con HTMB (≥ 10 Mut/Mb) e che, dopo progressione a trattamenti pregressi, non abbiano alternative terapeutiche. 

L’approvazione derivava da un’analisi retrospettiva di 10 coorti di pazienti con tumori solidi di varia istologia con HTMB (≥10 Mut/Mb) dal trial non-randomizzato KEYNOTE-158 che aveva riportato un ORR del 29% (95% IC, 21-39) nei pazienti con HTMB simile all’ORR del 21% osservato nella coorte di questo studio. 

Interessante notare che il data set considerato da FDA per l’approvazione istologia-agnostica del pembrolizumab non includeva pazienti con carcinoma mammario. 

Sebbene i risultati di questa coorte indichino un potenziale beneficio dal pembrolizumab in alcune pazienti con carcinoma mammario avanzato HER2-negativo(sia HR+ che HR-) e con HTMB, il sample size limitato e l’eterogeneità della popolazione dello studio non consentono di identificare quali pazienti possano beneficiare maggiormente dal trattamento.