Immunoterapia
Sabato, 16 Luglio 2022

Se il polmone è già infiammato dalla radioterapia, è sicuro iniziare un’immunoterapia?

A cura di Massimo Di Maio

E’ sicuro somministrare il durvalumab nei pazienti che abbiano sviluppato una lieve tossicità polmonare con il precedente trattamento chemio-radioterapico per un tumore del polmone? Uno studio giapponese prova a dare una risposta utile alle decisioni da prendere nella pratica clinica.

Takeya Sugimoto, Daichi Fujimoto, Yuki Sato, Motohiro Tamiya, Takashi Yokoi, Yoshihito Taniguchi, Aoi Hino, Akito Hata, Junji Uchida, Yasushi Fukuda, Satoshi Hara, Masaki Kanazu, Hirotaka Matsumoto, Masaki Kokubo, Nobuyuki Yamamoto. Prospective multicenter cohort study of durvalumab for patients with unresectable stage III non-small cell lung cancer and grade 1 radiation pneumonitis. Lung Cancer 2022 Jul 13

Da qualche anno, lo studio PACIFIC, che prevedeva l’impiego dell’anticorpo monoclonale antiPD-L1 durvalumab come terapia di consolidamento dopo completamento del trattamento combinato chemio-radioterapico, ha modificato le linee guida italiane ed internazionali per i pazienti affetti da tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) in stadio localmente avanzato.

Sulla base dei risultati dello studio, il trattamento combinato chemio-radioterapico non è più il solo trattamento efficace in questo stadio di malattia, ma rappresenta solo la prima parte del trattamento, seguito dall’immunoterapia per 12 mesi.

A distanza di vari anni dalla pubblicazione dei risultati principali dello studio, precedentemente commentati su Oncotwitting (https://www.oncotwitting.it/patologia-polmonare/l-immunoterapia-alla-ribalta-anche-nel-tumore-del-polmone-localmente-avanzato#top_tab_acc1), abbiamo successivamente commentato su Oncotwitting anche i risultati con un follow-up a lungo termine (https://www.oncotwitting.it/immunoterapia/immunoterapia-di-consolidamento-nei-pazienti-con-tumore-del-polmone-localmente-avanzato-il-risultato-e-pacifico#top_tab_acc1).

In questi anni, l’importanza dei dati di real world, raccolti successivamente all’introduzione di un trattamento nella pratica clinica, è andata aumentando, allo scopo di produrre evidenze integrative rispetto agli studi registrativi sia in termini di outcome che di tollerabilità.

Obiettivo dello studio di coorte prospettico multicentrico pubblicato a luglio 2022 su Lung Cancer era quello di valutare la tollerabilità e l’efficacia di durvalumab in pazienti che, al termine del trattamento combinato chemio-radioterapico, avessero una tossicità polmonare di grado 1. Come noto, molta attenzione viene prestata alla tossicità polmonare in quanto potrebbe essere aggravata dalla successiva somministrazione del farmaco immunoterapico che, come noto, può produrre una polmonite.

I pazienti erano eleggibili se affetti da tumore del polmone non a piccole cellule (non small cell lung cancer, NSCLC) inoperabile, assenza di progressione dopo il trattamento concomitante chemio-radioterapico con chemioterapia a base di platino, inizio del durvalumab entro 42 giorni dal completamento del suddetto trattamento chemio-radioterapico, performance status 0 o 1 secondo ECOG, presenza di tossicità polmonare di grado 1 alla valutazione basale.

Tutti i pazienti inclusi nell’analisi sono stati seguiti per almeno 1 anno di follow-up.

L’analisi è stata condotta su 35 pazienti con tossicità polmonare lieve (grado 1) alla valutazione basale dopo il completamento del trattamento chemio-radioterapico e prima del durvalumab, su un denominatore di 170 pazienti totali. Tali numeri documentano una tossicità polmonare di grado 1 nel 25% circa dei pazienti sottoposti a trattamento chemio-radioterapico.

La sopravvivenza libera da progressione mediana è risultata pari a 11.4 mesi, con un intervallo di confidenza al 95% 7.1 – non raggiunto).

La sopravvivenza globale mediana non è stata ancora raggiunta.

Una tossicità polmonare di grado maggiore o uguale a 2 è stata riscontrata in 11 pazienti, pari al 31% della casistica. Nel dettaglio, 10 pazienti hanno sviluppato una tossicità polmonare di grado 2 e un paziente ha purtroppo sviluppato una tossicità polmonare fatale. Nel complesso, includendo tutte le tossicità, 5 pazienti (pari al 14%), hanno sviluppato eventi avversi severi (di grado maggiore o uguale a 3).

Gli autori dell’articolo, sulla base dei risultati sopra sintetizzati, concludono che la terapia di consolidamento con durvalumab risulta fattibile, e probabilmente con un rapporto favorevole tra rischi e benefice, nei pazienti con tumore del polmone in stadio III, che in seguito al completamento del programma chemio-radioterapico abbiano una tossicità polmonare lieve.

Naturalmente, lo studio presenta importanti limiti, innanzitutto perché la casistica presa in considerazione è numericamente limitata, e gli autori riconoscono l’assenza di un dimensionamento del campione basato un un’ipotesi specifica. D’altra parte, la descrizione dell’outcome in termini di sopravvivenza libera da progressione e sopravvivenza globale, senza un gruppo di controllo, consente solo un confronto indiretto con l’outcome dello studio registrativo.

In questi anni, abbiamo spesso sottolineato l’opportunità di integrare i dati degli studi registrativi con dati di real world, e questo lavoro riassume due dei motivi più importanti: la possibilità di descrivere l’outcome di un trattamento innovativo in pazienti con caratteristiche che li rendono poco rappresentati negli studi registrativi (in questo caso, la tossicità polmonare al completamento del trattamento chemio-radioterapico) e l’opportunità di focalizzarsi sulla safety e sulla tollerabilità.