Miscellanea
Martedì, 27 Agosto 2019

Aggiornamento obbligatorio: Prevenzione e trattamento del tromboembolismo venoso in oncologia

A cura di Fabio Puglisi

Appena pubblicate le nuove linee guida ASCO su prevenzione e trattamento del tromboembolismo venoso in pazienti oncologici. L’aggiornamento è d’obbligo.

Key NS, et al. Venous Thromboembolism Prophylaxis and Treatment in Patients With Cancer: ASCO Clinical Practice Guideline Update. J Clin Oncol 2019 [Epub ahead of print]

 

Una ricerca PubMed e attraverso la Cochrane Library ha selezionato i trial clinici randomizzati (RCTs) e le metaanalisi di RCTs pubblicati tra agosto 2014 e 2018 al fine di aggiornare l’evidenza scientifica su prevenzione e trattamento del tromboembolismo venoso in pazienti oncologici. 

 

La revisione sistematica ha incluso 35 pubblicazioni su profilassi e trattamento del tromboembolismo venoso (TEV) e 18 pubblicazioni sulla valutazione del rischio di TEV. Due RCTs su anticoagulanti orali diretti (DOACs) per il trattamento del TEV in pazienti oncologici hanno riportato che l’edoxaban il rivaroxaban sono efficaci ma si associano a un rischio più alto di sanguinamento se confrontati con le eparine a basso peso molecolare (low-molecular-weight heparin, LMWH) in pazienti con tumori gastrointestinali e genitourinari.
Inoltre, due RCTs hanno esaminato il ruolo dei DOACs per la profilassi in pazienti oncologici ambulatoriali considerati a rischio aumentato di TEV.


Rispetto alle precedenti raccomandazioni, cosa è cambiato?

  1. Per la profilassi del TEV, apixaban, rivaroxaban, o LMWH possono essere proposti a pazienti oncologici ambulatoriali considerati ad alto rischio;
  2. Rivaroxaban ed edoxaban sono stati aggiunti quali opzioni di trattamento del TEV;
  3. Vi è una sessione che analizza il trattamento in pazienti con metastasi encefaliche; 
  4. Le raccomandazioni riguardo all’impiego di LMWH sono state arricchite


Cosa è stato ribadito?

  1. La maggior parte dei pazienti oncologici ospedalizzati e con condizioni mediche acute richiede la profilassi del TEV durante l’ospedalizzazione;
  2. La profilassi non è raccomandata di routine per i pazienti ambulatoriali;
  3. I pazienti oncologici che si sottopongono a chirurgia maggiore dovrebbero ricevere la profilassi avviandola prima dell’intervento e proseguendo per almeno 7-10 giorni;
  4. I pazienti oncologici dovrebbero essere costantemente monitorati per il rischio di TEV e i professionisti dovrebbero fornire un’informazione adeguata riguardo a segni e sintomi del TEV.

Di seguito i messaggi chiave, ma è solo una sintesi dei più rilevanti. La lettura integrale delle raccomandazioni è d’obbligo.

Pazienti ospedalizzati

  • Pazienti con malattia oncologica attiva e malattie concomitanti in fase attivo o ridotta mobilità, in assenza di sanguinamento o altre controindicazioni, dovrebbero ricevere una profilassi del TEV (Qualità dell’evidenza: intermedia; Forza della raccomandazione: moderata);
  • A pazienti con malattia oncologica attiva senza altri fattori di rischio, in assenza di sanguinamento o altre controindicazioni, la profilassi del TEV potrebbe essere proposta (Qualità dell’evidenza: bassa; Forza della raccomandazione: moderata);
  • Pazienti ricoverati unicamente per procedure minori o per la somministrazione di chemioterapia o per trapianto di midollo non dovrebbero ricevere la profilassi del TEV (Qualità dell’evidenza: insufficiente; Forza della raccomandazione: moderata);

Pazienti ambulatoriali

  • La profilassi del TEV non andrebbe proposta routinariamente a pazienti oncologici ambulatoriali (Qualità dell’evidenza: intermedia-alta; Forza della raccomandazione: forte);
  • La profilassi del TEV con apixaban, rivaroxaban o LMWH potrebbe essere proposta a pazienti oncologici ad alto rischio di TEV (Khorana score ≥ 2 prima di iniziare un trattamento sistemico di chemioterapia) purché non vi siano fattori di rischio per sanguinamento o interazioni farmacologiche che ne controindichino l’uso (Qualità dell’evidenza: intermedia-alta per apixaban e rivaroxaban – intermedia per LMWH; Forza della raccomandazione: moderata);

Pazienti sottoposti a chirurgia

  • La profilassi del TEV con eparina non frazionata o con LMWH dovrebbe essere proposta a tutti i pazienti oncologici che vanno incontro a un intervento di chirurgia maggiore, a meno che non siano presenti un sanguinamento attivo, un alto rischio di sanguinamento o altre controindicazioni (Qualità dell’evidenza: alta; Forza della raccomandazione: forte);
  • La profilassi del TEV dovrebbe essere avviata prima dell’intervento (Qualità dell’evidenza: intermedia; Forza della raccomandazione: moderata);
  • La profilassi del TEV dovrebbe essere proseguita per almeno 7-10 giorni. Una estensione fino a 4 settimane dopo l’intervento prima dell’intervento è raccomandata per pazienti sottoposti a chirurgia addominale o pelvica con caratteristiche di alto rischio quali l’ipomobilità, l’obesità, una storia di TEV o alti fattori predisponenti lo sviluppo di TEV (Qualità dell’evidenza: alta; Forza della raccomandazione: moderata-forte);

Trattamento

  • Il trattamento anticoagulante iniziale può essere effettuato con LMWH, eparina non frazionata, fondaparinux, o rivaroxaban. Per i pazienti che iniziano la terapia anticoagulante per via parenterale, la LMWH è da preferire all’eparina non frazionata per i primi 5-10 giorni in pazienti oncologici a cui è stato diagnosticato un TEV e che non hanno un’insufficienza renale severa definita come clearance della creatinina inferiore a 30 mL/min) (Qualità dell’evidenza: alta; Forza della raccomandazione: forte);
  • Per il trattamento anticoagulante a lungo termine, LMWH, edoxaban o rivaroxaban per almeno 6 mesi sono da preferire agli antagonisti della vitamina K. Questi ultimi hanno un’efficacia inferiore ma possono essere usati se LMWH o DOACs non sono disponibili. È stato osservato un maggior rischio di sanguinamenti maggiori in pazienti che fanno uso di DOACs, specie se affetti da tumori gastrointestinali o genitourinari. Cautela con i DOACs è richiesta anche in altre situazioni a rischio di sanguinamento dalle mucose, e le interazioni tra farmaci vanno attentamente verificate (Qualità dell’evidenza: alta; Forza della raccomandazione: forte);
  • Un’estensione oltre i 6 mesi iniziali dell’anticoagulazione con LMWH, DOACs o antagonisti della vitamina K dovrebbe essere proposta a pazienti selezionati con malattia attiva (es. malattia metastatica o in trattamento chemioterapico) e monitorata per valutare costantemente il profilo rischio-beneficio (Qualità dell’evidenza: bassa; Forza della raccomandazione: debole-moderata);
  • L’anticoagulazione dovrebbe essere proposta anche a pazienti con tumori primitivi o metastatici del sistema nervoso centrale e diagnosi di TEV. Tuttavia, rimane incertezza riguardo alla scelta dell’anticoagulante e alla selezione dei pazienti che potrebbero trarre maggiore beneficio beneficio (Qualità dell’evidenza: bassa; Forza della raccomandazione: moderata);
  • In caso di riscontro incidentale di embolia polmonare e/o trombosi venosa profonda, il trattamento dovrebbe essere lo stesso di quello riservato ai casi di TEV sintomatico (Qualità dell’evidenza: bassa; Forza della raccomandazione: moderata);
  • In caso di riscontro incidentale di embolia polmonare isolata subsegmentale o di trombi splancnici o viscerali, l’anticoagulazione dovrebbe essere proposta in base al giudizio clinico caso per caso, dopo attenta valutazione del rapporto rischi/benefici (Qualità dell’evidenza: insufficiente; Forza della raccomandazione: moderata);