Miscellanea
Sabato, 12 Dicembre 2015

Come gestire meglio le tossicità dei trattamenti? Un aiuto dalla tecnologia

A cura di Massimo Di Maio

Uno studio randomizzato statunitense documenta il beneficio in qualità di vita per i pazienti, grazie a una raccolta sistematica delle tossicità mediante tablets, rispetto al tradizionale colloquio con il medico. Tecnologia futuribile o già possibile?

Basch E, Deal AM, Kris MG, Scher HI, Hudis CA, Sabbatini P, Rogak L, Bennett AV, Dueck AC, Atkinson TM, Chou JF, Dulko D, Sit L, Barz A, Novotny P, Fruscione M, Sloan JA, Schrag D. Symptom Monitoring With Patient-Reported Outcomes During Routine Cancer Treatment: A Randomized Controlled Trial. J Clin Oncol. 2015 Dec 7. [Epub ahead of print]

E’ stato documentato, in più lavori, che le tossicità “soggettive” associate al trattamento anti-tumorale sono a rischio di sottostima e under-reporting da parte dei medici. D’altra parte, non è chiaro se una raccolta sistematica di tali informazioni direttamente da parte dei pazienti, ad esempio mediante questionari cartacei dedicati o mediante strumenti elettronici come i tablets, oltre a rendere più fedele il report della tossicità, serva anche a migliorare la gestione delle tossicità e possa quindi tradursi in un beneficio diretto per i pazienti.

Ethan Basch (uno dei massimi esperti mondiali di questo argomento, che negli ultimi anni sta conducendo il progetto del National Cancer Institute sullo sviluppo del PRO-CTCAE, vale a dire l’incorporazione dei patient-reported oucomes nella descrizione della tossicità), ha appena pubblicato sul Journal of Clinical Oncology i risultati di uno studio randomizzato molto interessante, che aggiunge evidenza proprio sul beneficio clinico associato a una raccolta sistematica delle tossicità.

Lo studio ha randomizzato pazienti sottoposti a chemioterapia ambulatoriale, per vari tipi di tumore solido, presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center.

Lo studio utilizzava il sistema STAR (Symptom Tracking and Reporting), un sistema web-based dedicato proprio al report dei sintomi e degli eventi avversi da parte dei pazienti. I pazienti assegnati al braccio sperimentale e che avessero dimestichezza con il computer, riportavano sistematicamente da casa, mediante tablet appositamente consegnati, 12 sintomi eventualmente occorsi durante il trattamento. I pazienti assegnati al braccio sperimentale, che invece non avessero dimestichezza con la tecnologia, riportavano i sintomi sull’interfaccia in ospedale, al momento della visita. I pazienti che disponevano di un computer a casa ricevevano, con cadenza settimanale, una mail che sollecitava il report della tossicità. I medici ricevevano, al momento della visita, una stampa di tutti i sintomi riportati dai pazienti, e gli infermieri ricevevano un avviso via email nel momento in cui i pazienti riportassero una tossicità severa, o comunque in peggioramento.

I pazienti assegnati al braccio di controllo erano gestiti invece in maniera “tradizionale”, vale a dire con il normale colloquio con il medico e la conseguente gestione dei sintomi.

Endpoint primario dello studio era la modifica nel punteggio di qualità di vita a 6 mesi dalla randomizzazione. La qualità di vita era misurata mediante l’EuroQol EQ-5D Index.

Tra gli endpoint secondari, lo studio mirava a descrivere gli accessi in pronto soccorso, le ospedalizzazioni, la sopravvivenza.

Lo studio ha visto la randomizzazione di 766 pazienti.

La percentuale di soggetti con un miglioramento della qualità di vita a 6 mesi è risultata più elevata nel braccio sperimentale rispetto al braccio di controllo (34% rispetto al 18%), e analogamente la percentuale di soggetti con un peggioramento della qualità di vita a 6 mesi è risultata minore nel braccio sperimentale (38% vs. 53% rispettivamente, p<0.001).
Complessivamente, a 6 mesi la qualità di vita media era peggiorata in misura significativamente minore nel braccio sperimentale rispetto a braccio di controllo (1.4 punti in meno rispetto a 7.1 punti in meno, p<0.001).

I pazienti assegnati al braccio sperimentale hanno effettuato un minor numero di accessi al pronto soccorso (34% vs 41%, p=0.02), e un minor numero di ospedalizzazioni, anche se quest’ultima differenza non è risultata statisticamente significativa (45% vs 49%, p=0.08). La durata del trattamento è risultata significativamente più lunga per i pazienti assegnati al braccio sperimentale (8.2 vs. 6.3 mesi, p=0.002).

La percentuale di pazienti vivi a 1 anno è risultata pari a 75% nel braccio sperimentale e 69% nel braccio di controllo (p=0.05).

Nel braccio sperimentale, in cui una percentuale elevata di pazienti (63%) ha riportato mediante il sistema elettronico la comparsa di sintomi durante il trattamento, spesso la gestione di tali sintomi è stata prontamente iniziata grazie agli avvisi mail ricevuti in tempo reale dagli infermieri.

Lo studio pubblicato da Basch e colleghi è molto interessante, in quanto documenta un beneficio diretto per i pazienti che hanno riportato la tossicità in maniera sistematica durante il trattamento, rispetto alla “classica” gestione degli eventi avversi e dei sintomi basata sul colloquio con il medico al momento della visita periodica.

Chiedere ai pazienti di riportare in maniera sistematica le tossicità “soggettive”, quindi, non sarebbe solo un modo per garantire, nell’ambito delle sperimentazioni cliniche, una maggiore fedeltà nella descrizione delle tossicità effettivamente riportate, ma sarebbe anche un modo per migliorare direttamente la gestione dei pazienti, con ripercussioni importanti anche per la pratica clinica.

Ovviamente, non tutti i pazienti inseriti nello studio erano “esperti” di tecnologia, e infatti la modalità di raccolta dei dati nell’ambito del braccio sperimentale differiva, a seconda che i pazienti avessero o meno dimestichezza con i mezzi elettronici. I dati di Basch suggeriscono che il beneficio sia evidente anche nei pazienti “digiuni” di tecnologia, per i quali la raccolta sistematica delle informazioni relative alla tossicità avveniva in ospedale, e non a casa.

Lo studio è sicuramente provocatorio e sottolinea che, come ricordato già qualche mese fa da Oncotwitting, dare voce ai pazienti per riportare i sintomi e gli eventi avversi non può che essere positivo! Rimane aperto, peraltro, il quesito dell'applicabilità di questi risultati, ottenuti negli States, nella realtà italiana... anche se l'alfabetizzazione informatica è senza dubbio aumentata anche in Italia.