Uno studio randomizzato è stato condotto in pazienti con diagnosi di carcinoma mammario in stadio I-III, sottoposte a chemioterapia neoadiuvante o adiuvante. Dopo randomizzazione, le pazienti sono state assegnate al gruppo di scalp cooling o al gruppo di controllo, con l’obiettivo di valutare l'incidenza di alopecia persistente chemio-indotta.
Kang D, et al. Scalp Cooling in Preventing Persistent Chemotherapy-Induced Alopecia: A Randomized Controlled Trial. J Clin Oncol 2024 (Epub ahead of print) doi: 10.1200/JCO.23.02374.
Lo scalp cooling è una tecnica per prevenire la perdita di capelli durante la chemioterapia, ma vi sono evidenze limitate della sua efficacia a lungo termine sulla alopecia persistente.
Lo studio è stato condotto presso il Samsung Medical Center in Corea del Sud tra dicembre 2020 e agosto 2021. Sono state incluse pazienti di età compresa tra 20 e 69 anni, con carcinoma mammario in stadio I-III, in trattamento chemioterapico a base di antracicline e/o taxani. I criteri di esclusione comprendevano altri tumori, malattie autoimmuni, esposizione precedente alla chemioterapia, e patologie del cuoio capelluto. Le pazienti sono state assegnate in un rapporto 2:1 al gruppo di scalp cooling o al gruppo di controllo. È stata effettuata una stratificazione per età (<50 o ≥50 anni) e per uso di antracicline, fattori che possono influenzare la ricrescita dei capelli.
Il gruppo di intervento ha utilizzato il sistema di scalp cooling Paxman Scalp Cooling System2 (PSCS2), composto da una unità di refrigerazione mobile che fa circolare un liquido refrigerante attraverso una cuffia di raffreddamento posizionata sulla testa del paziente. Le pazienti nel gruppo di intervento indossavano la cuffia di raffreddamento per 30 minuti prima della chemioterapia, per 20 minuti dopo la terapia a base di taxani, e per 90 minuti dopo la terapia a base di doxorubicina o combinata. Per migliorare l'aderenza, ai pazienti è stato consigliato di assumere antidolorifici prima del raffreddamento del cuoio capelluto per prevenire mal di testa e dolore causato dai brividi.
Obiettivo primario: valutazione dell’alopecia persistente chemio-indotta, sei mesi dopo la chemioterapia, definita da uno spessore e densità dei capelli inferiori di due deviazioni standard rispetto ai valori basali. Lo spessore e la densità dei capelli sono stati misurati utilizzando un Folliscope 5.0. Il distress correlato all'alopecia è stato valutato utilizzando la scala CADS (Chemotherapy-Induced Alopecia Distress Scale), con punteggi più alti che riflettono maggior stress.
Analisi statistica: modelli lineari a effetti misti e test chi-quadrato per valutare le differenze tra i gruppi.
La proporzione di pazienti con alopecia chemio-indotta a sei mesi è risultata del 13.5% nel gruppo scalp cooling rispetto al 52% nel gruppo di controllo (p < 0.001). Lo spessore dei capelli è aumentato in media di 1.5 mm nel gruppo scalp cooling e diminuito di 7.5 mm nel gruppo di controllo, con una differenza media di 9.0 mm a favore del gruppo scalp cooling (95% CI, 4.0-14.0). La densità dei capelli ha mostrato una variazione minore, con una differenza media di -3.3 capelli/cm² tra i due gruppi (95% CI, -13.7 a 7.2). Il punteggio CADS è aumentato di 3.9 punti nel gruppo di scalp cooling e di 7.0 punti nel gruppo di controllo, con una differenza media di -3.2 punti (95% CI, -5.7 a -0.7), indicando uno stress minore correlato all'alopecia nel gruppo scalp cooling.
Lo studio conferma che l’adozione dello scalp cooling riduce l'incidenza di alopecia permanente chemio-indotta, migliorando principalmente lo spessore dei capelli.
Parallelamente, è stato osservato un beneficio in termini di qualità di vita, come documentato dalla diminuzione dello stress correlato all'alopecia.
L’efficacia è stata osservata indipendentemente dall'età delle pazienti e dal tipo di chemioterapia (fattori di stratificazione).
Tra i limiti dello studio, da segnalare il possibile bias di selezione dovuto alla partecipazione volontaria di pazienti più sensibili alle condizioni dei capelli.
Inoltre, l’osservazione è limitata a sei mesi, mentre sarebbe opportuno condurre studi con valutazioni a lungo termine. Lo studio è stato condotto solo su pazienti coreani, con la necessità di conferme in popolazioni diverse.