Vaccinazione anti Covid-19: sebbene il vantaggio della protezione sia chiarissimo, alcuni pazienti la rifiutano. Per quali motivi? Un'analisi italiana offre le chiavi di lettura di un fenomeno da smantellare.
Di Noia V, et al. The first report on Covid-19 vaccine refusal by cancer patients in Italy: early data from a single-institute survey. Eur J Cancer 2021, epub ahead of print May 25.
Raramente si assiste ad una pubblicazione accettata su una rivista con buon IF lo stesso giorno della submission.
Eppure, la rilevanza pratica di questa recentissima analisi condotta dai colleghi Oncologi del Regina Elena di Roma ha prodotto proprio questo risultato.
Il tema è scottante: l'analisi delle motivazioni del rifiuto alla vaccinazione per Covid-19. Sebbene sia molto evidente il vantaggio nella protezione vaccinale per i pazienti fragili in termini di minor tasso di infezioni, minore tasso di infezioni sintomatiche, riduzione di chance di ricovero e di mortalità, alcuni pazienti continuano a rifiutarla.
E' necessario ricordare che i pazienti oncologici hanno un elevato rischio di complicazioni in caso di infezione e una mortalità molto elevata in caso di ricovero per sintomi (circa il 30%). Sulla scorta delle evidenze disponibili, il documento ministeriale intitolato "Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19" del febbraio 2021 definiva "estremamente vulnerabili" i pazienti oncologici se in trattamento con immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure e conviventi e meritevoli di priorità nella vaccinazione e da più parti giungeva forte il messaggio di dare priorità alla vaccinazione dei pazienti oncologici, ivi incluse le forti posizioni delle società scientifiche come ESMO (https://www.esmo.org/covid-19-and-cancer/covid-19-vaccination) o AIOM (https://www.aiom.it/rischio-infettivo-da-coronavirus-covid-19-indicazioni-aiom-comu-cipomo-per-loncologia-2).
Eppure, anche al netto delle convinzioni "no-vax" (Mylan S, Hardman C. COVID-19, cults, and the anti-vax movement. Lancet 2021), una quota non indifferente di pazienti stimabile tra il 10 e il 15% non accetta la vaccinazione. In questo contesto si deve leggere il report dei colleghi romani che hanno raccolto le motivazioni del rifiuto dei pazienti con una semplice survey anonima. La proposta vaccinale era fatta in ambulatorio direttamente dall'oncologo dopo avere spiegato al paziente il rapporto rischio/beneficio della pratica sanitaria. Per tutti i pazienti il vaccino era Pfizer-BNT162b2.
L'analisi riportava anche il tasso di rifiuto pre e post la temporanea sospensione del vaccino di Astra Zeneca-AZD1222 per l'analisi di sicurezza riguardo agli eventi tromboembolici.
Per la tipologia della pubblicazione non vi è un disegno statistico.
Nel mese di marzo 2021 nella singola istituzione ad alto volume il vaccino è stato proposto a 914 pazienti, con una età mediana di 62 anni (range 21-97), la grande maggioranza dei quali (96%) erano in trattamento attivo o lo avevano completato da poco.
Il tasso di rifiuto alla vaccinazione è stato del 11.2% (104/914, 95%CI 9.1-13.2).
Le motivazioni al rifiuto, riportate dai pazienti in modo anonimo, sono state:
Timore di effetti collaterali (48%); timore di interazione con le terapie antitumorali (27%); timore di reazioni allergiche (11%), concomitanza tra la giornata vaccinale e quella della terapia (7%), altre cause (5%), PS scaduto (1.5%).
Interessante notare la vertiginosa cresciuta del tasso di rifiuto a cavallo della sospensione del vaccino Astra-Zeneca: prima della sospensione è stato pari al 8.6% e subito dopo del 19.7% (OR 2.6, 95%CI 1.69-3.99, p<0.0001).
Alcuni report si sono occupati del tasso di aderenza alla vaccinazione anti Covid-19 o della frequenza di "esitazione" negli operatori sanitari, ma questa è la prima analisi real-world che offre uno spaccato del tasso di rifiuto vaccinale nei pazienti oncologici, analizzandone le motivazioni. La pubblicazione, inoltre, stimola una riflessione su quanto una decisione regolatoria e una informazione poco concertata possano influenzare una campagna sanitaria.
Oltre un paziente su dieci - a quanti riportano gli autori - non accetterebbe di essere vaccinato. Considerando l'importanza della protezione vaccinale nei pazienti oncologici e le più frequenti motivazioni del loro rifiuto (le prime tre cause riguardavano il timore di effetti collaterali, di interazioni farmacologiche con le cure oncologiche in corso o di reazioni allergiche), possiamo e dobbiamo fare molto.
Innanzitutto è necessario rassicurare i nostri pazienti con i dati confortanti sull'efficacia della misura vaccinale e quelli di un rapporto rischio/danno assolutamente favorevole.
In secondo luogo è necessario stemperare il timore di effetti collaterali tromboembolici spiegando quali siano i numeri assoluti veritieri, come ben riportato nel recente documento AIFA del 26 maggio intitolato "Complicanze tromboemboliche post-vaccinazione anti-COVID-19 con Vaxzevria (ChAdOx1 nCov-19, AstraZeneca) o con COVID-19 Vaccine Janssen (Ad.26. COV2.S, Johnson & Johnson)". In questa nota si specifica che per il vaccino Vaxzevria, alla data del 4 aprile 2021, sono stati riportati 169 casi di trombosi dei seni venosi cerebrali e 53 casi di trombosi delle vene splancniche, spesso associati a piastrinopenia, su un totale di circa 34 milioni di dosi somministrate In Europa e nel Regno Unito (UK), con una incidenza pari a 6,5 casi per milione di soggetti che hanno ricevuto almeno una dose.
In terzo luogo è necessario ammettere che ci sono ancora delle aree di incertezza (ma in quale campo della medicina non ci sono?), molte delle quali sono state descritte in un precedente tweet (L’importanza di vaccinare i pazienti oncologici per il SARS-CoV-2 è fuori discussione. Quali le domande ancora aperte? del 18 maggio) e saranno oggetto di studio.
Indubbiamente, il travagliato iter autorizzativo del vaccino di AstraZeneca - che è stato temporaneamente sospeso per 5 giorni dall’Agenzia Italiana del Farmaco (dal 15 al 19 marzo 2021) - insieme alla grande attenzione mediatica a questo tema, possono avere negativamente influenzato l’aderenza alla vaccinazione per un taglio informativo allarmistico che ha generato una ingiustificata paura. La ridotta aderenza al vaccino nei pazienti fragili può causare decessi evitabili e questo fenomeno va immediatamente arginato.
Se vogliamo proprio trovare dei punti da discutere in questa pubblicazione sarebbe curioso sapere come sono stati conteggiati i pazienti che non hanno risposto al contatto telefonico e quale fosse la preparazione specifica di chi ha invitato il paziente alla seduta vaccinale.