Miscellanea
Sabato, 13 Gennaio 2018

Danno renale da cisplatino: quali pazienti sono a rischio?

A cura di Massimo Di Maio

Uno score basato su 4 semplici parametri consente di predire il rischio di sviluppare danno renale acuto dopo la somministrazione di cisplatino: a influenzare il rischio sono l’età, la dose del farmaco, l’ipertensione e il livello di albumina.

Motwani SS, McMahon GM, Humphreys BD, Partridge AH, Waikar SS, Curhan GC. Development and Validation of a Risk Prediction Model for Acute Kidney Injury After the First Course of Cisplatin. J Clin Oncol. 2018 Jan 10:JCO2017757161. doi: 10.1200/JCO.2017.75.7161. [Epub ahead of print] PubMed PMID: 29320311.

Il cisplatino è un farmaco comunemente impiegato nel trattamento standard di numerosi tumori solidi, ed è notoriamente associato a un rischio non trascurabile di tossicità renale.

Gli autori della pubblicazione sul Journal of Clinical Oncology, basandosi sui dati relativi ad una grossa casistica di pazienti trattati con cisplatino presso 2 grandi centri oncologici statunitensi, hanno condotto uno studio per identificare i fattori associati ad un rischio più elevato di sviluppare danno renale, proponendo uno score costruito sulla base dei fattori risultati significativi.

L'analisi è stata condotta su oltre 4400 pazienti, divisi in una coorte di sviluppo e una coorte di validazione.

Il danno renale era definito come un incremento di almeno 0.3 mg/dL nel valore della creatinina sierica, durante il primo ciclo di cisplatino.

Nell'analisi sono stati considerati tutti i pazienti che avessero un valore di creatinina basale non superiore a 1.5 mg/dL.

Il danno renale acuto da cisplatino si è verificato nel 13.6% dei 2118 pazienti inseriti nella coorte di sviluppo dello score prognostico, e nell'11.6% dei 2363 pazienti inseriti nella coorte di validazione dello score.

L'analisi multivariata ha identificato i seguenti fattori come significativamente associati al rischio di sviluppare tossicità renale da cisplatino:

  • l'età: il rischio aumenta significativamente, rispetto ai soggetti di età inferiore a 60 anni, nei soggetti di età compresa tra 61 e 70 anni (Odds Ratio 1.64 [intervallo di confidenza al 95% 1.21 - 2.23]; p = 0.001), e diventa particolarmente significativo al di sopra dei 70 anni (Odds Ratio 2.97 [intervallo di confidenza 95% 2.06 - 4.28]; p < 0.001);
  • la dose di cisplatino: il rischio aumenta significativamente, rispetto ai soggetti che ricevono una dose inferiore ai 100 mg totali, per i soggetti che ricevono una dose compresa tra 101 e 150 mg (Odds Ratio 1.58 [intervallo di confidenza al 95% 1.14 - 2.19]; p = 0.007) e diventa particolarmente significativo per i soggetti che ricevono una dose superiore a 150 mg (Odds Ratio 3.73 [intervallo di confidenza al 95% 2.68 - 5.20]; p < 0.001);
  • storia di ipertensione (Odds Ratio 2.10 [intervallo di confidenza 95% 1.54 - 2.72]; p < 0.001), rispetto ai soggetti normotesi;
  • ipoalbuminemia (valore di albumina compreso tra 2.0 e 3.5 g/dL (Odds Ratio 2.21 [intervallo di confidenza al 95% 1.62 - 3.03]; p < 0.001), rispetto ai soggetti normo-albuminemici.

La filtrazione glomerulare basale (clearance della creatinina) non risulta significativamente associata al rischio di sviluppare danno renale.

Un punteggio pari a 0, 3.5,e 8.5 risulta associato con una probabilità di sviluppare danno renale acuto pari rispettivamente al 3% (intervallo di confidenza al 95% 3%-5%), 12% (intervallo di confidenza al 95% 11%-14%) e al 51% (intervallo di confidenza al 95% 43% - 60%).

I fattori identificati nell’analisi confermano quanto riportato in vari lavori di letteratura, vale a dire la significativa associazione del rischio di danno renale da cisplatino con l’età, con la storia di ipertensione e con i bassi livelli di albumina, oltre che la dose assoluta di farmaco. Interessante sottolineare invece che la eGFR stimata non risulta significativamente associata al rischio.

Gli autori hanno scelto per la definizione di danno renale acuto l’incremento di 0.3 mg/dL nel valore della creatinina, una definizione accettata in letteratura, ma che di per sé non descrive né la severità del danno né la durata dell’incremento.

Peraltro, lo score messo a punto e validato dagli autori statunitensi è uno strumento di facile applicazione (i parametri sono facilmente disponibili per tutti i pazienti candidati al trattamento nella pratica clinica).