Lo scorso 7 settembre 2015, Gianni Bonadonna ci ha lasciati all'età di 81 anni. E' vero, ci ha lasciati ma ha anche lasciato una grande eredità all'oncologia medica italiana e internazionale.
Da grande leader, ha influenzato generazioni di oncologi medici che hanno imparato il significato della terapia adiuvante, strategia lungimirante per aumentare la probabilità di guarigione di donne con carcinoma mammario operato con intento radicale.
Da grande leader, ha lasciato il messaggio del saper contraddire i dogmi con la forza della metodologia e del rigore scientifico. La qualità dei dati e la riproducibilità dei risultati innanzitutto.
Da grande leader, e non serve ricordare il numero delle sue pubblicazioni (ndr, nella ricerca, la qualità ha più valore della quantità), ha segnato la storia della medicina oncologica. Lo sviluppo dei farmaci, il trattamento del linfoma di Hodgkin, la terapia adiuvante e neoadiuvante del carcinoma mammario sono solo i principali temi della sua produzione scientifica. Pioniere nel concetto della terapia di combinazione, correlato alle valutazioni di farmacocinetica e farmacodinamica.
Padre dell'ABVD (adriamicina, bleomicina, vinblastina, dacarbazina) per la cura del morbo di Hodgkin.
Primo oncologo medico in Europa a riconoscere la pediatria oncologica come una disciplina.
Suo il primo studio, nel 1975, con l'impiego del CMF (ciclofosfamide/metotrexate/fluorouracile) quale trattamento adiuvante per il carcinoma mammario con linfonodi positivi. Facendo il paio con i risultati dello studio americano del National Surgical Adjuvant Breast and Bowel Project, viene prodotta la prima dimostrazione di beneficio in termini di riduzione del rischio di recidiva e di morte in donne operate per carcinoma mammario.
Anticipatore del concetto di malattia micrometastatica, aveva posto tra le sue priorità la necessità di identificare i fattori predittivi del beneficio terapeutico.
Insieme a Umberto Veronesi, ha creato un "clinical trial office" presso l'Istituto Nazionale Tumori di Milano e ha istituito la Fondazione Michelangelo, esempi di organizzazione delle attività di ricerca.
Uno stop nella vita di Gianni Bonadonna è occorso in un pomeriggio del 1995, quando un evento patologico personale sembrava averlo escluso improvvisamente dall'arena scientifica. Non era così. Gianni Bonadonna aveva ancora un grande messaggio da regalare alla comunità dei medici: l'importanza cruciale dell'empatia e dell'attenzione ai bisogni del malato.
Curigliano G, Valagussa P, Veronesi U, Gianni L. The influential and inspirational Gianni Bonadonna's life commitment to evidence-based cancer medicine. Ann Oncol 2016;27(1):6-8.