I biosimilari sono versioni senza brevetto con caratteristiche simili ai corrispettivi farmaci originatori in termini di struttura, funzione, attività, sicurezza ed efficacia. Contrariamente alle attese, negli Stati Uniti si è osservata una diffusione lenta dei biosimilari rispetto a quanto accaduto in Europa. Attraverso la lettura di un viewpoint su JAMA Oncology cerchiamo di comprenderne i motivi.
Yang YT, et al. Biosimilars-Curb Your Enthusiasm. JAMA Oncol 2017 [Epub ahead of print]
Nel 2014, un gruppo di esperti facenti capo alla RAND Corporation, aveva predetto che l’introduzione dei biosimilari negli Stati Uniti potesse risultare in un risparmio di 44.2 miliardi di dollari nel periodo tra il 2014 e il 2024.
Pertanto, era stato ipotizzato che l’arrivo dei biosimilari avesse il potenziale di influenzare in modo sostanziale l’economia del sistema sanitario nazionale.
Tale stima era derivata da un analisi basata su 4 fattori:
Gli esperti si erano focalizzati sull’evidenza derivata da 81 studi peer-reviewed studies. Sulla base dell’esperienza precedente con piccole molecole generiche negli Stati Uniti e con i biosimilari nell’Unione Europea, i ricercatori avevano stimato un risparmio tra il 10 e il 50% in 10 anni dopo l’introduzione dei biosimilari.
Inoltre erano state fatte le seguenti assunzioni:
Con tali premesse basate su dati dell’Unione Europea e delle vendite 2013 negli Stati Uniti relative a più di 100 biologici, i ricercatori erano giunti alla conclusione di un potenziale risparmio dei costi diretti di 44.2 miliardi di dollari in 10 anni.
Tuttavia, ad oggi i risparmi ottenuti con l’introduzione dei biosimilari negli Stati Uniti sono largamente al di sotto delle aspettative. Che cosa è andato storto?
Chiavi di lettura:
Il modello RAND non ha considerato l’effetto sui prezzi e sull’impiego dei biosimilari risultante da:
Per esempio, diversi produttori di biologici di marca hanno aumentato i prezzi prima dell’approvazione FDA (Food and Drug Administration) del biosimilare competitivo. Il prezzo dell’adalimumab è cresciuto 8 volte (incremento del 73%) con 3 anni di anticipo rispetto all’approvazione del corrispettivo biosimilare.
Inoltre, l’esperienza americana sui generici e il riferimento all’esperienza europea sui biosimilari verosimilmente rappresentano un benchmark imperfetto. Per di più, differenze sostanziali di risparmio sono probabili in base al tipo di biosimilare. Per esempio, è stato evidenziato che il risparmio dall’introduzione dei biosimilari dipende dall’importanza dell’area terapeutica di potenziale utilizzo. In assenza di introduzione dei biosimilari per ciascuno dei primi 11 biologici, la spesa farmaceutica potrebbe incrementare di 87.4 milioni di dollari in 10 anni.
La complessità e l’incertezza dei processi di approvazione dei farmaci negli Stati Uniti costituiscono un ulteriore ostacolo per i potenziali risparmi. Proprio su queste considerazioni, è stato concluso che l’intero mercato dei biosimilari varrà 4.6 miliardi entro il 2019. Inoltre, la maggior parte della competizione nel mercato dei biosimilari potrebbe arrivare non dai produttori di biosimilari ma dalle principali aziende produttrici di farmaci con brevetto. Tale oligopolio è probabile che limiti il contenimento dei prezzi con i biosimilari. Per esempio, un importante produttore di biologici ha ricevuto l’approvazione FDA per il biosimilare infliximab definendo il prezzo con un 15% di sconto. Da notare che tale sconto è 2/3 inferiore rispetto al 45% ottenuto con il biosimilare infliximab nell'Unione Europea.
I biosimilari stentano a guadagnare una quota di mercato perché i farmacisti non sono autorizzati a sostituire i farmaci originatori con i biosimilari. La bozza di direttiva FDA sull’interscambiabilità è ancora da finalizzare e, nel frattempo, i biosimilari devono essere prescritti da un medico. La sostituzione a cura dei farmacisti era stata elemento chiave nel favorire la penetrazione dei generici nel mercato americano.
Il brevetto per i farmaci biologici prevede un’esclusività di mercato di 12 anni a partire dall’approvazione FDA.
I Paesi dell’Unione Europea hanno sperimentato maggiori risparmi dall’introduzione dei biosimilari rispetto agli Stati Uniti.
Ciò è dipeso da diversi fattori, in primis di carattere temporale (prima autorizzazione regolatoria nel 2006 in Europa vs il 2012 negli Stati Uniti; 26 biosimilari approvati in Europa vs 4 negli Stati Uniti, prima approvazione FDA nel 2015; più biosimilari in commercio in Europa rispetto agli Stati Uniti:
26 vs 1). A partire dal 2013, i Paesi dell’Unione Europea detengono circa l’80% del mercato mondiale dei biosimilari sperimentando risparmi di circa il 30-40% nei singoli mercati dei biosimilari.
Proprio queste differenze tra EU e US, insieme a quelle in termini di esclusività del brevetto, vengono citate per giustificare le difformità in termini di sconto.
Per esempio, il biologico blockbuster etanercept ha perso la sua esclusiva di mercato nel
2016 in Europa mentre la protezione del brevetto durerà fino al 2029 negli Stati Uniti.
L’introduzione dei biosimilari negli Stati Uniti avvenuta nel 2015 ha fatto ipotizzare un risparmio di oltre 40 miliardi di dollari. Tuttavia, negli Stati Uniti non si è assistito alla stessa accettazione dei biosimilari osservata nell’Unione Europea, dove regolarmente si ottengono sconti intorno al 40%.
Diverse iniziative politiche potrebbero modificare tale direzione e piegare la curva dei costi:
Resta inteso che l'introduzione dei biosimilari deve rispettare tutti i requisiti di sicurezza per il paziente che possono soltanto derivare da studi disegnati ad hoc, applicati a specifici contesti clinici.