La “second opinion” è un tema molto dibattuto, per le implicazioni sia nel rapporto tra medico e paziente che nel rapporto tra specialisti. Nel 2018 AIOM dedicava a questo tema una sessione delle giornate dell’etica di Ragusa, e oggi è pubblicato il decalogo delle raccomandazioni.
Marco Maruzzo, Nicla La Verde, Antonio Russo, Paolo Marchetti, Simone Scagnoli, Ornella Gonzato, Massimo Di Maio, Vittorina Zagonel, Antonio Galvano, Gaetano Lanzetta, Francesco Perrone, Giordano Beretta, Roberto Bordonaro, Alessandro Comandone, Saverio Cinieri, Fabrizio Nicolis, Stefania Gori. Second medical opinion in oncological setting. Critical Reviews in Oncology/Hematology, 2021, 103282, ISSN 1040-8428, https://doi.org/10.1016/j.critrevonc.2021.103282.
Il tema delle second opinion, in generale in ambito medico ma in particolare in oncologia, è molto delicato. Negli ultimi anni, il numero di seconde opinioni è aumentato anche per la facilità di contatti online, e molti pazienti chiedono altri pareri, sia prima di iniziare un trattamento, sia durante.
Ovviamente, sono numerose le situazioni in cui, a parità di scenario clinico, è possibile più di una proposta terapeutica, e spesso non esiste una singola proposta corretta. Tutto questo può paradossalmente indurre confusione nel paziente (mentre in realtà la richiesta di un secondo parere dovrebbe avere lo scopo di aumentare la fiducia nelle scelte).
La second opinion, insomma, può avere delle importanti implicazioni nel rapporto tra oncologo e paziente, nonché nel rapporto tra specialisti.
Vista l’importanza dell’argomento, nel 2018 AIOM e Fondazione AIOM hanno dedicato una sessione dell’annuale appuntamento con le giornate dell’Etica di Ragusa proprio al tema dell’etica della seconda opinione.
A seguito dei lavori di quelle giornate, è stato prodotto un decalogo di raccomandazioni, presentato in un lavoro appena pubblicato da Critical Reviews in Oncology / Hematology.
Il decalogo delle raccomandazioni relative alla second opinion in oncologia:
Le 10 raccomandazioni del decalogo tracciano una strada per migliorare la comunicazione tra medico e paziente, nonché tra specialisti, al fine di esaltare le opportunità insite nella second opinion, e non trasformarle in minacce.
Le raccomandazioni evidenziano delle criticità sia nella fase che precede la second opinion (quindi nella comunicazione tra medico di riferimento e paziente), sia nella second opinion stessa (quindi nella comunicazione tra chi la fornisce e il paziente), sia nella fase che segue la second opinion (nella comunicazione tra tutti i protagonisti coinvolti).
Se il medico ha presentato al paziente tutte le possibilità terapeutiche, spiegando i motivi per i quali preferisce un’opzione rispetto alle altre, si riducono tantissimo le possibilità che il paziente si senta proporre qualcosa di completamente diverso e inatteso da parte di chi fornisce una second opinion. Molto importante il concetto che l’oncologo stesso può consigliare il paziente sul centro o sullo specialista a cui chiedere la second opinion, nell’interesse della rassicurazione del paziente e della migliore scelta terapeutica. Da questo punto di vista, la second opinion dovrebbe essere percepita come un’opportunità, e non come una minaccia.
Se sia l’oncologo di riferimento sia chi fornisce la second opinion si attiene alle linee guida e a raccomandazioni basate sull’evidenza, si riducono le possibilità che le proposte siano sostanzialmente diverse. Ovviamente, ci sono molte situazioni cliniche in cui esiste più di una possibilità, e in questo caso la comunicazione è essenziale: entrambi gli specialisti dovrebbero spiegare perché si preferisce un’opzione rispetto alle altre.
Il decalogo suggerisce anche che chi fornisce una second opinion visiti il paziente, e non si limiti ad esprimere proposte terapeutiche sulla base del solo esame della documentazione. Nei casi in cui venga richiesta un’opinione esaminando la sola documentazione cartacea o elettronica, bisognerebbe specificare che, in tutta onestà, il collega che conosce meglio il paziente e le sue condizioni cliniche ha più elementi utili per decidere al meglio la strategia.
In poche parole, comunicare, confrontarsi, spiegare sono le parole chiave per ridurre le minacce della second opinion ed esaltarne le opportunità. In molti casi, in assenza di perplessità sostanziali che impongono una raccomandazione diversa, confermare le scelte di un collega contribuisce a rassicurare il paziente e a migliorare il rapporto di fiducia con il medico. Peraltro, in caso di raccomandazione diversa, spiegare serenamente al paziente le motivazioni e confrontarsi esplicitamente con il collega evita incomprensioni e fa l’interesse di tutte le parti in causa.
In allegato, il link al Decalogo della seconda opinione in Oncologia, disponibile sul sito di AIOM e di Fondazione AIOM