L’Editor-in-Chief di NEJM Catalyst Innovations in Care Delivery osserva quanto siano cambiate le cose in una sola settimana in risposta alla pandemia da Covid-19, e perché alcune abitudini assistenziali potrebbero non tornare come prima una volta che l’emergenza sarà passata.
ONcotwITting riprende la narrazione con un po’ di libertà, accogliendo le riflessioni e cercando di generare nuovi spunti.
Per i medici professionisti, tutto è cambiato nell'ultima settimana.
La chirurgia elettiva è stata annullata per fare spazio al previsto aumento delle attività generate dalla pandemia di Covid-19.
I medici analizzano i programmi ambulatoriali delle prossime settimane, identificando quali pazienti abbiano davvero bisogno di accedere in ospedale e quali possano ricevere un’assistenza altrettanto adeguata attraverso un contatto telefonico.
È tutto stravolto. Chissà cosa faremo la prossima settimana? Nel frattempo, si rimane impressionati dal non sentire nessuno lamentarsi dell'aumento del carico di lavoro. Gli amministratori non sembrano preoccuparsi dei margini finanziari.
È stato così con Ebola, con l'11 settembre, dopo i bombardamenti della maratona di Boston e in ogni altra crisi con cui ci si è confrontati.
Due domande interessanti ricorrono tra i medici:
1. Le cose torneranno mai come erano prima dell’emergenza Covid-19?
2. Ci sono cose che stiamo facendo ora che diventeranno parte della "nuova normalità"?
La risposta alla prima domanda è quasi sicuramente no. La pandemia di Covid-19 sarà annoverata fra quegli eventi dicotomici che dividono la vita in prima e dopo. Viviamo attraverso di loro, impariamo da loro, definiamo nuove misure per adattarci alla situazione.
Si pensi a quanto fosse informale la sicurezza aeroportuale prima dell'11 settembre. . . o quanto fosse semplice prelevare sangue o fare una somministrazione endovenosa prima dell'HIV.
La risposta alla seconda domanda, per buoni motivi, è quasi sicuramente sì - e non soltanto per certe pratiche come l'igiene delle mani. Stiamo ridisegnando attivamente la strada, per fare ciò che riteniamo meglio per i nostri pazienti. E la riprogettazione probabilmente persisterà dopo che la crisi sarà passata.
Nel decidere quali pazienti far venire per i prossimi appuntamenti, ci si è posti la domanda: "Non è così che dovrebbe essere sempre?" In altre parole, non dovremmo provare a capire come prenderci cura dei pazienti senza farli accedere in ospedale nelle situazioni dove ciò è possibile o, addirittura, conveniente?
Su un programma che una settimana fa aveva 12 pazienti prenotati, sei di questi si sono cancellati da soli, cosa che normalmente non accadrebbe. Degli altri sei, ce ne sono due per i quali è necessario un controllo ematochimico (es. un aumento creatinina, un’ipokaliemia), ma quei test in realtà non richiedono la visita medica.
Per quanto riguarda gli altri quattro. . . beh, nessuno ha reali urgenze. Allora l’emergenza ha liberato tanto spazio.
Parlare con quei sei pazienti ha richiesto meno tempo ma ha richiesto tempo. Uno dei vantaggi del distanziamento sociale è che i pazienti possono essere raggiunti facilmente per telefono; uno svantaggio è che non vogliono riattaccare, perché sembrano entusiasti di avere un contatto umano. Probabilmente ci sarebbe voluto più tempo per le visite se fossero stati visti tutti in ospedale, e questo non tiene conto del tempo trascorso a guidare e ad aspettare.
In effetti, la risposta alla domanda: "Non è così che dovrebbe essere sempre?" ci spinge a immaginare nuovi modelli di assistenza. Durante questa crisi stiamo acquisendo nuove competenze poiché ci prendiamo cura dei pazienti senza vederli in ospedale.
Queste abilità renderanno l’assistenza migliore, più conveniente e più economica dopo la fine della pandemia. I medici dovrebbero coltivare queste abilità.
Questa dinamica fa pensare a quanto sia importante rispettare una saggia sequenza.
In primis, occorre capire come fornire la migliore assistenza possibile e, solo dopo, pensare a come supportarne i costi.
By Thomas H. Lee, MD, MSc. Creating the New Normal: The Clinician Response to Covid-19. NEJM Catalyst Innovations in Care Delivery. March 17, 2020