In un sistema sanitario pubblico come quello italiano, i pazienti possono avere difficoltà finanziarie a causa della malattia e dei trattamenti? I dati ci dicono che il rischio è concreto.
F. Perrone, C. Jommi, M. Di Maio, A. Gimigliano, C. Gridelli, S. Pignata, F. Ciardiello, F. Nuzzo, A. de Matteis, L. Del Mastro, J. Bryce, G. Daniele, A. Morabito, M. C. Piccirillo, G. Rocco, L. Guizzaro, and C. Gallo. The association of financial difficulties with clinical outcomes in cancer patients: secondary analysis of 16 academic prospective clinical trials conducted in Italy Ann Oncol first published online October 26, 2016 doi:10.1093/annonc/mdw433
Negli ultimi anni, numerosi studi hanno denunciato il rischio di difficoltà finanziarie nei pazienti oncologici, ma gran parte di tale letteratura è stata concepita e prodotta in sistemi sanitari, come quello degli Stati Uniti d’America, in cui è ben noto che molta parte dell’onere delle spese sanitarie grava sui cittadini. A bruciapelo si potrebbe pensare che, in un sistema sanitario pubblico come quello italiano, per quanto imperfetto, l’impatto della malattia oncologica e dei trattamenti sia trascurabile. Ma è veramente così?
Uno studio recentemente pubblicato su Annals of Oncology, e presentato qualche settimana fa da Francesco Perrone al congresso ESMO di Copenhagen, ha analizzato proprio l’eventuale impatto della difficoltà finanziaria nei pazienti oncologici italiani.
Lo studio è stato condotto mettendo insieme i dati di 16 studi accademici prospettici multicentrici, coordinati presso l’Istituto Nazionale Tumori di Napoli: in particolare, gli studi erano condotti in pazienti con tumore del polmone avanzato, con tumore dell’ovaio o con tumore della mammella.
Gli studi si basavano naturalmente su trattamenti diversi, e avevano obiettivi diversi, ma avevano un elemento in comune: tutti i pazienti compilavano, al momento della valutazione basale e durante il trattamento, i questionari di qualità di vita EORTC QLQ-C30. Tale questionario contiene 30 domande, una delle quali, la domanda 28, si riferisce alle eventuali difficoltà finanziarie vissute nel corso dell’ultima settimana a causa della malattia e/o del trattamento. La domanda prevede 4 risposte possibili: No / Un po’ / Parecchio / Moltissimo.
Gli autori hanno definito “financial burden” una risposta positiva di qualunque grado alla suddetta domanda, al momento della valutazione basale. Con il termine di “financial toxicity” è stato invece definito un qualunque peggioramento durante il trattamento, rispetto al basale, nella risposta alla suddetta domanda.
Obiettivo dello studio era quello di:
Le analisi sono state condotte correggendo per lo studio clinico, per il sesso, per l’età, per la regione geografica e per il periodo di accrual, per la qualità di vita basale, e, quando appropriato, per il financial burden e per la risposta in termini di qualità di vita globale.
Alla valutazione basale, il 26% dei 3670 pazienti analizzati riportava un qualche grado di financial burden. Come atteso, la presenza di financial burden risultava significativamente associata ad una peggiore qualità di vita globale basale.
Il financial burden non è risultato significativamente associato ad un peggioramento della sopravvivenza (Hazard Ratio 0.94, intervallo di confidenza 95% 0.85–1.04, p = 0.23).
Analogamente, il financial burden non è risultato significativamente associato ad un maggior rischio di tossicità severa (Odds Ratio 0.90, intervallo di confidenza 95% 0.76–1.06, p = 0.19).
Il financial burden basale è risultato predittivo di un maggior rischio di peggioramento della qualità di vita durante il trattamento (Odds Ratio 1.35, 95% CI 1.08–1.70, p = 0.009).
Durante il successivo trattamento, 2735 pazienti (pari al 74.5%) hanno compilato I questionari di qualità di vita. Di questi, 616 pazienti (pari al 22.5%) hanno sviluppato una tossicità finanziaria.
Tale tossicità finanziaria è risultata associata ad un significativo peggioramento della sopravvivenza (Hazard Ratio 1.20, 95% CI 1.05–1.37, p = 0.007).
I dati dello studio suggeriscono che, anche in un sistema sanitario pubblico come quello italiano, la difficoltà finanziaria, e il peggioramento della situazione finanziaria durante il corso della malattia, possono avere un impatto negativo sull’outcome del trattamento.
Di recente, il termine “financial toxicity” è stato coniato pensando alla difficoltà dei pazienti statunitensi nel sostenere il costo dei trattamenti anti-tumorali. Nella realtà italiana, il costo dei farmaci antitumorali non ricade sul singolo paziente.
Nonostante questo, i risultati pubblicati su Annals denunciano il rischio concreto che, a causa della malattia e della sua gestione, la difficoltà finanziaria dei pazienti possa aumentare, con ripercussioni negative sulla qualità di vita e potenzialmente anche sulla sopravvivenza. Dati rilevanti, che, con gli ovvi limiti di un’analisi ancillare non pianificata al momento della conduzione dei singoli studi, sollevano l’attenzione sul problema e invocano la conduzione di studi prospettici dedicati.
Suggeriamo anche la lettura dell'interessante editoriale che accompagna la pubblicazione.