Quante sono le “morti evitate” in ambito oncologico grazie ai progressi nella prevenzione primaria, nello screening, nei trattamenti disponibili? E soprattutto, quale quota delle morti evitate può essere attribuita a ciascuno dei fattori suddetti? Prova a rispondere a questo interessante quesito un’analisi statunitense, che si basa sui dati dal 1975 al 2020. Numeri che devono ispirare fiducia nel progresso, ma che sono anche un monito a non abbassare la guardia sulla prevenzione, che è l’arma più efficace che abbiamo.
Goddard KAB, Feuer EJ, Mandelblatt JS, et al. Estimation of Cancer Deaths Averted From Prevention, Screening, and Treatment Efforts, 1975-2020. JAMA Oncol. Published online December 05, 2024. doi:10.1001/jamaoncol.2024.5381
Nell’edizione 2023 dei Numeri del Cancro, la consueta pubblicazione annuale di AIOM in collaborazione con AIRTUM, uno dei capitoli più interessanti è stato quello in cui sono stati presentati i dati relativi alle “morti evitate”.
In pratica, confrontando il numero di morti “attese” tra il 2007 e il 2019 se tutto fosse rimasto immutato rispetto agli anni precedenti, con il numero di morti effettivamente osservate, si è potuto calcolare il numero delle “morti evitate”. Sia negli uomini che nelle donne italiane, il numero osservato per morti causate da tutti i tumori nel loro complesso è stato ogni anno, dal 2007 al 2019, inferiore al numero atteso rispetto ai tassi medi del 2003-2006. Nel dettaglio, negli uomini, nel periodo 2007-2019 per tutte le sedi tumorali insieme sono state stimate in 206.238 le morti in meno rispetto a quelle attese, equivalente a una diminuzione del 14,4% delle morti oncologiche in tutto il periodo. Nelle donne, nel periodo 2007-2019 per tutte le sedi tumorali insieme sono state stimate in 62.233 le morti in meno rispetto a quelle attese, equivalente a una diminuzione del 6,1% delle morti oncologiche in tutto il periodo.
Questa riduzione della mortalità è funzione di vari fattori: la prevenzione primaria, che comporta una riduzione dell’incidenza e quindi, di riflesso, della mortalità; l’efficacia degli screening, che comportano una diagnosi più precoce e quindi una riduzione della mortalità a parità di incidenza; il miglioramento delle terapie, che a parità di diagnosi comportano un miglioramento dell’aspettativa di vita e potenzialmente delle chance di guarigione.
Un’analisi statunitense, recentemente pubblicata su JAMA Oncology, ha provato a stimare le “morti evitate” negli Stati Uniti e il contributo relativo dei vari fattori potenzialmente associati al miglioramento: prevenzione primaria, screening, efficacia delle terapie.
Per rispondere a questo interessante quesito, gli autori si sono concentrati su alcuni tipi di tumore: carcinoma della mammella, tumore della cervice uterina, tumore del polmone, tumore del colon-retto, tumore della prostata, nel periodo di tempo compreso tra il 1975 e il 2020, quindi in un arco di tempo di 45 anni, più lungo rispetto all’analisi italiana riportata sopra.
Per realizzare l’analisi, gli autori hanno elaborato un modello complesso, che ha incorporato i dati relativi alle morti per tumore, nonché i dati sui fattori di rischio, sull’incidenza dei vari tipi di tumore, sulla sopravvivenza, sulla mortalità dovuta ad altre cause, nonché sull’evoluzione della prevenzione primaria, dei programmi di screening e delle terapie antitumorali disponibili.
Nel dettaglio, sono stati inclusi nel modello la prevenzione primaria (cessazione del fumo per il tumore del polmone), lo screening (che nel caso del tumore della cervice uterina e del tumore del colon consente anche l’identificazione di lesioni precancerose e quindi la riduzione dell’incidenza, mentre nel caso del tumore della mammella, della cervice, del colon-retto, della prostata consente l’anticipazione diagnostica in uno stadio potenzialmente più guaribile), l’evoluzione delle terapie (per il tumore della mammella, del colon-retto, del polmone e della prostata).
Misura principale dello studio era la stima del numero cumulativo di morti per tumore evitate grazie ai progressi suddetti, rispetto al numero che sarebbe stato atteso in assenza di modifiche e progressi.
Complessivamente, nel periodo di tempo incluso nell’analisi (1975-2020), gli autori hanno stimato che siano state evitate 5.94 milioni di morti per cancro, per i 5 tipi di tumori considerati (mammella, cervice uterina, colon-retto, polmone, prostata).
La prevenzione primaria e lo screening rendono conto dell’80% circa di queste morti (4,75 milioni di morti evitate).
Il contributo relativo della prevenzione, dello screening e dei miglioramenti terapeutici differisce a seconda del tipo di tumore.
Sulla base dei dati sopra sintetizzati, gli autori sottolineano che, nell’arco dei passati 45 anni, c’è stato un considerevole numero di morti evitate, specialmente grazie alla prevenzione e allo screening.
E’ ragionevole immaginare che i progressi terapeutici, che in molti tumori sono stati registrati specialmente negli anni più recenti, si tradurranno in un ulteriore miglioramento della mortalità.
Peraltro, è confortante constatare che, nei tumori in cui già da tempo si erano registrati progressi terapeutici (pensiamo all’efficacia delle terapie adiuvanti nel tumore della mammella), questo ha significato un numero enorme di morti evitate grazie alle terapie antitumorali.
Questo deve tradursi quindi in un messaggio di fiducia nella ricerca e nell’innovazione, ma ci ricorda anche che la prevenzione rappresenta l’arma più efficace nella lotta contro il cancro.
L’edizione 2024 dei Numeri del Cancro, che conterrà anche un capitolo interamente dedicato all’andamento della mortalità per tumori nella popolazione italiana sotto i 50 anni, sarà presentata il 19 dicembre a Roma.