Pubblicati su Lancet i risultati del trial DECISION che ha confrontato sorafenib a placebo in pazienti con tumore tiroideo ben differenziato in progressione dopo trattamento radiometabolico con Iodio-131.
Brose MS, et al. Lancet 2014. Apr 24, epub ahead of print.
Nonostante i tumori tiroidei ben differenziati (che contano per oltre il 90% di tutte le neoplasie della tiroide) siano una patologia con alto tasso di cura, il 15% circa dei pazienti sviluppa metastasi a distanza che nei due terzi dei casi diventano resistenti al trattamento con Iodio radioattivo. Le opzioni terapeutiche oggi disponibili in questa situazione sono poche e i risultati deludenti. Nel frattempo a) la biologia molecolare ha aumentato le conoscenze sulla patogenesi e sull'evoluzione della patologia neoplastica tiroidea (mutazioni puntiformi di BRAF o RAS e traslocazioni RET-PTC) e b) si è verificato il ruolo del'angiogenesi nel carcinoma tiroideo dove può esserci aumento dell'espressione di VEGF e del suo recettore.
Da queste premesse muove il trial DECISION, uno studio di fase 3 randomizzato che ha incluso 417 pazienti provenienti da 18 differenti nazioni.
I principali criteri di inclusione erano avere neoplasia tiroidea ben differenziata localmente avanzata o metastatica in progressione a trattamento radiometabiolico con I-131 e un ECOG PS buono (0-1 nel 97% dei casi).
Bracci di trattamento: sorafenib 400 mg bid ovvero matching placebo.
Il braccio di trattamento, assegnato da un sistema telefonico IVRS, era mascherato non solo ai pazienti ed agli investigatori, ma anche allo sponsor. Obiettivo primario dello studio era la PFS; anche in questo caso le immagini radiologiche, programmate ogni 8 settimane, erano valutate da una commissione esterna indipendente.
Il trattamento con sorafenib produceva un netto incremento della PFS mediana (10.8 mesi vs 5.8 mesi, HR 0.59 95%CI 0.45-0.76), con un buon profilo di tolleabilità.
La maggioranza delle tossicità erano di grado lieve o moderato in entrambi i bracci dello studio. I pazienti esposti a sorafenib riferivano frequentemente HFSR (76.3%), diarrea o alvo polideposto (68.6%), alopecia (67.1%) o problemi cutanei (50.2%).
In entrambi i bracci non era raggiunta la mediana di OS, ma i risultati potrebbero essere difficili da interpretare considerata la possibilità di crossover post-progressione.
Nonostante un'analisi esploratoria suggerisse un maggior vantaggio del sorafenib in pazienti con mutazione di BRAF (PFS mediana di 20 mesi), questo dato potrebbe essere giustificato considerando la più alta incidenza di mutazioni nell'istotipo papillare, che è noto aver prognosi più favorevole. In ogni caso, le analisi di biologia molecolare previste né il dosaggio delle concentrazioni plasmatiche di tireoglobulina sembrano non poter selezionare i pazienti nei quali il trattamento avesse maggior efficacia.