L’analisi delle evidenze disponibili in letteratura ci ricorda che la maggior fonte di evidenza sul trattamento oncologico dei pazienti anziani sono le analisi di sottogruppo, con tutti i loro limiti che ben conosciamo…
O. Le Saux, C. Falandry, H. K. Gan, B. You, G. Freyer, and J. Péron. Inclusion Of Elderly Patients In Oncology Clinical Trials Ann Oncol first published online June 29, 2016 doi:10.1093/annonc/mdw259
L’evidenza circa il rapporto tra efficacia e tossicità dei trattamenti antitumorali nei pazienti anziani può sostanzialmente derivare da 2 diversi approcci:
In quest’ultimo caso, ovviamente, il rischio più consistente è quello di una selezione dei pazienti: se il trattamento in sperimentazione è tossico, solo i pazienti anziani considerati più “fit” saranno inseriti nello studio, e quindi l’evidenza risentirà di un più o meno marcato bias di selezione.
Nell’articolo pubblicato il 29 giugno 2016 su Annals of Oncology, gli autori presentano una revisione della letteratura di tutti gli studi clinici oncologici con informazioni specificamente dedicate ai pazienti anziani, pubblicate in 2 diversi periodi (tra il 2001 ed il 2004 e tra il 2011 ed il 2014), allo scopo di descrivere le caratteristiche dell’evidenza disponibile in letteratura, e l’eventuale cambiamento nel tempo di tali evidenze.
Complessivamente sono stati inseriti nell’analisi 1084 studi clinici: 366 pubblicati nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2004 e 718 pubblicati nel periodo compreso tra il 2011 ed il 2014.
La fonte di informazioni specifica per i pazienti anziani più comunemente disponibile rimangono le analisi del sottogruppo di pazienti anziani inseriti in una sperimentazione senza limite superiore di età. Nel periodo compreso tra il 2011 ed il 2014, il 46.7% delle sperimentazioni pubblicate ha riportato almeno un’analisi di sottogruppo focalizzata sui pazienti anziani, mentre nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2004 solo il 19.3% delle sperimentazioni aveva riportato tale tipo di analisi di sottogruppo.
Analizzando le caratteristiche degli studi, le analisi di sottogruppo dedicate ai pazienti anziani erano più frequentemente riportate negli studi profit, negli studi pubblicati su riviste ad elevato impact factor, negli studi multicentrici ad accrual globale e negli studi con una maggiore dimensione del campione.
Nel periodo di tempo considerato, l’età identificata come cutoff per separare i pazienti “giovani” dai pazienti “anziani” è andata aumentando.
Il problema della sotto-rappresentazione degli anziani negli studi clinici è stato ampiamente documentato già negli scorsi decenni, con particolare riguardo agli studi condotti in ambito oncologico. Per varie ragioni (maggior rischio di tossicità, maggiore prevalenza di patologie concomitanti, maggior rischio di cause di morte per ragioni diverse dal tumore) si è spesso invocata la necessità di studi specificamente dedicati ai pazienti anziani.
Tra gli anni ’90 e il primo decennio di questo secolo, gli studi condotti nei pazienti ultrasettantenni con tumore del polmone avanzato hanno rappresentato un modello di sperimentazione clinica specificamente disegnata per i pazienti anziani.
In assenza di studi dedicati, l’analisi di sottogruppo dei pazienti anziani inseriti in sperimentazioni non specificamente disegnate per l’anziano rappresenta il miglior livello di evidenza disponibile. Il problema è che il gruppo di anziani inseriti in tali sperimentazioni è inevitabilmente selezionato rispetto alla popolazione della pratica clinica: lo dimostra il fatto che la percentuale di pazienti anziani in tali studi è spesso evidentemente inferiore rispetto alla reale distribuzione dell’età nella casistica non selezionata della pratica clinica. In tali condizioni, specialmente quando oggetto della sperimentazione sono trattamenti tossici, il risultato ottenuto nello studio potrebbe non essere generalizzabile alla popolazione non selezionata che poi è valutata per il medesimo trattamento nella pratica clinica.
I risultati pubblicati su Annals of Oncology sottolineano che le analisi di sottogruppo rimangono la principale fonte di evidenza per il trattamento dei pazienti anziani, e questo rappresenta senza dubbio un aspetto delicato dell’attuale “modello” di sperimentazione dei farmaci oncologici.