Così rifletteva Oscar Wilde, oltre un secolo fa. Parole adatte a sottolineare l’utilità dell’analisi che ha stimato il valore dei farmaci oncologici approvati negli ultimi anni, ma che non evidenzia alcuna relazione tra il valore ed il prezzo…
Vivot, J. Jacot, J.-D. Zeitoun, P. Ravaud, P. Crequit, R. Porcher; Clinical Benefit, Price and Approval Characteristics of FDA-approved New Drugs for Treating Advanced Solid Cancer, 2000-2015. Ann Oncol 2017 mdx053. doi: 10.1093/annonc/mdx053
Negli ultimi anni, il concetto dell’opportunità di quantificare il valore del beneficio mediamente ottenuto con un trattamento è stato necessariamente enfatizzato da tutte le società scientifiche in ambito oncologico, specialmente alla luce della sostenibilità economica dei trattamenti.
Sia l’American Society of Clinical Oncology (ASCO) che la European Society of Medical Oncology (ESMO) hanno proposto degli strumenti di valutazione del valore dei trattamenti oncologici.
La Task Force “Value in Cancer Care” dell’ASCO ha lavorato per elaborare una griglia di valutazione dell’efficacia, della tossicità e del costo dei trattamenti oncologici, per standardizzare la valutazione di un nuovo trattamento rispetto allo standard di cura già esistente. Nel dettaglio, la valutazione proposta dalla Task Force ASCO prevede un punteggio calcolato sulla base del beneficio clinico rispetto al trattamento di controllo (in termini di sopravvivenza globale in prima battuta, oppure di sopravvivenza libera da progressione, oppure di risposte obiettive). Oltre alla suddetta valutazione dell’efficacia, la valutazione della tossicità rispetto al trattamento di controllo comporta l’attribuzione di un punteggio che può essere di segno positivo se il trattamento sperimentale è meglio tollerato rispetto allo standard, o viceversa di segno negativo se il trattamento sperimentale è associato a maggiore tossicità. Infine, la valutazione di altri aspetti (un beneficio significativo nel controllo dei sintomi, o l’aumento del tempo “libero da trattamento”) comporta un eventuale ulteriore “bonus” nel punteggio.
Dal canto suo, l’ESMO ha elaborato la MCBS (Magnitude of Clinical Benefit Scale), con l’obiettivo di provare a “quantificare” in maniera standardizzata il beneficio dimostrato dai nuovi trattamenti negli studi registrativi. Il metodo proposto valuta l’efficacia, nonché l’effetto del trattamento in termini di tossicità e qualità di vita. Nel setting di malattia avanzata, il punteggio va da 1 a 5: un punteggio di 4 o 5 corrisponde a un beneficio clinico elevato.
L'analisi pubblicata su Annals of Oncology l'8 febbraio 2017 si basa sui dati dei farmaci oncologici approvati dalla Food and Drug Administration statunitense nel periodo compreso tra il 2000 ed il 2015, e ciascun farmaco è stato valutato secondo i suddeti criteri recentemente proposti da ASCO ed ESMO per la determinazione del valore e del beneficio clinico associati ai trattamenti.
Gli autori hanno inoltre descritto l’associazione tra il valore dei farmaci , quantificato secondo le suddette scale, e il prezzo dei farmaci stessi.
I risultati degli autori francesi sono molto interessanti: nel dettaglio, a fronte di 51 nuovi farmaci approvati dalla FDA nel periodo considerato, gli autori presentano l'analisi del valore di 37 farmaci.
Secondo la scala ESMO, solo il 35% dei farmaci approvati ha documentato un beneficio clinico corrispondente ai punteggi 4 e 5 (che sono i punteggi associati al maggior beneficio clinico): il 14% otteneva il punteggio più basso (vale a dire 1), il 24% otteneva un punteggio di 2 e il 27% otteneva un punteggio pari a 3.
Misurando invece il valore secondo il punteggio ASCO, si otteneva un valore mediano pari a 37 (molto lontano dal punteggio massimo teorico), con un range compreso tra 3.4 e 67.
Gli autori hanno preso in considerazione il prezzo di tutti i farmaci analizzati, e non hanno riscontrato alcuna associazione significativa tra il prezzo e il punteggio riportato nelle scale ASCO ed ESMO.
Ovviamente le scale ASCO ed ESMO non erano disponibili al momento dell'attribuzione del prezzo dei farmaci analizzati, ma sarebbe stato ragionevole nonché rassicurante ipotizzare che, come dovrebbe accadere in un sistema logico incentrato sul valore, i prezzi fossero proporzionali o comunque non del tutto svincolati dal valore dei trattamenti.
Il risultato dello studio si può riassumere in due punti:
Naturalmente, non è detto che debbano essere approvati solo i farmaci associati a un "grande" beneficio clinico, ma andrebbe incoraggiata una valutazione esplicita del valore dei trattamenti al momento dell'attribuzione del prezzo. Questo consentirebbe di pagare di più per i farmaci associati ad un grande beneficio, ma di poter prendere in considerazione in maniera più serena e sostenibile anche l'impiego dei farmaci associati ad un beneficio clinico minore.
Il problema è che, almeno finora, l’attribuzione del prezzo ai farmaci non ha seguito un esplicito criterio di quantificazione del valore. Se la quantificazione del valore del trattamento avvenisse prima della decisione relativa al costo del farmaco e della sua immissione in commercio, pur essendo un esercizio imperfetto, rappresenterebbe la premessa per un costo dei farmaci oncologici realmente proporzionato al loro valore.
Anche per quanto riguarda l’agenzia regolatoria europea, l’approvazione da parte dell’European Medicines Agency, riguarda la sola valutazione del rapporto favorevole tra rischi e benefici del trattamento, senza entrare nel merito del costo del farmaco, che viene poi discusso a livello dei singoli stati.
Tornando alla citazione di Oscar Wilde, sarebbe il caso di interrogarsi sul valore delle cose prima di discuterne il prezzo…