Una research letter pubblicata su Jama Oncol offre lo spunto per ripensare alla gestione nella pratica clinica dell’ipersensibilità a oxaliplatino.
Rassy E, Le Roy F, Smolenschi C, Valéry M, Boige V, Ducreux M, Boilève A. Rechallenge After Oxaliplatin-Induced Hypersensitivity Reactions. JAMA Oncol. 2023 Jan 26.
L’oxaliplatino fa parte dell’armamentario essenziale per il trattamento di molte neoplasia inclusi i tumori gastrici e quelli colorettali, sia in fase avanzata che adiuvante. La letteratura ci insegna che la probabilità di reazione di ipersensibilità a questo farmaco varia tra il 5 e il 20%: un paziente su quindici sperimenterà una forma di reazione costituita da manifestazioni cutanee (rash, orticaria, angioedema), respiratorie (brocospasmo, stridore laringeo) o cardiovascolare (ipotensione). Il rischio di anafilassi è contenuto (0.5%) ma potenzialmente molto pericoloso.
Le reazioni di ipersensibilità all’oxaliplatino – comuni a quelle ad altri platinanti – incrementano nel tempo suggerendo un meccanismo immediato di tipo I, la premedicazione con steroidi e antistaminici non impatta sulla genesi del fenomeno e spesso il farmaco deve essere definitivamente interrotto (perdendone l’efficacia), ma sono utilizzati a volte schemi desensibilizzanti.
Lo studio di coorte francese arruola 54 pazienti con neoplasia gastrointestinale e mira proprio a descrivere un protocollo desensibilizzante utilizzato al Gustave Roussy per minimizzare il rischio di reazione in chi ne avesse già avuta una.
Lo schema utilizza un tempo di infusione progressivamente aumentato con un rate di infusione variabile tr 1 e 150 mL/ora e una dose totale di farmaco frazionata e progressivamente incrementata nel tempo (dallo 0.1% al 83.2%).
Tra i pazienti arruolati il numero medio di infusioni ricevute prima della reazione di ipersensibilità era 9 (1-31), il 60% dei pazienti aveva avuto una prima reazione di ipersensibilità di grado 1-2, il 40% di grado maggiore. Il report descrive in totale 305 infusioni di oxaliplatino con protocollo desensibilizzante, che ha comunque mantenuto una dose di 85 mg/mq per infusione.
In caso di precedente reazione lieve (G1, G2) il protocollo desensibilizzante ha permesso una assenza di seconda reazione in 25/33 pazienti (76%); in caso di precedente reazione grave (G3, G4) la assenza di seconda reazione è stata raggiunta in 16/21 pazienti (sempre 76%).
Nei 4 pazienti che hanno ripresentato un grado severo come seconda reazione da ipersensibilità il farmaco è stato definitivamente interrotto.
Lo studio di coorte (retrospettivo e monocentrico) definisce che tre reazioni da ipersensibilità su 4 possono essere evitate con un protocollo desensibilizzante in pazienti con neoplasia gastrointestinale che hanno manifestato una precedente reazione da ipersensibilità a oxaliplatino. Tuttavia il protocollo desensibilizzante ha lo svantaggio tecnico di una infusione che dura nel complesso un tempo decisamente maggiore rispetto alla classica infusione di 2 ore.
Ad oggi non vi sono trattamenti farmacologici attivi per ridurre il rischio di reazione da ipersensibilità (non hanno avuto successo gli studi che hanno testato infusioni di calcio o magnesio, calmangafodipir, premedicazione con steroidi e antistaminici).