Miscellanea
Giovedì, 25 Maggio 2017
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Piastrine elevate: c’è da preoccuparsi?

A cura di Giuseppe Aprile

Secondo uno studio inglese, il riscontro di piastrine elevate a un prelievo ematochimico eseguito in soggetti che si rivolgono per sintomatologia minore al proprio Medico di Medicina Generale triplicherebbe il rischio di diagnosi di neoplasia polmonare o colorettale.

Bailey SE, et al. Clinical relevance of thrombocytosis in primary care: a prospective cohort study of cancer incidence using English electronic medical records and cancer registry data. Br J Gen Pract 2017, epub May 22.

Il fenomeno della trombocitosi – il valore ematico di piastrine superiore a 400.000 per mmc – si riscontra in meno del 2% in soggetti con età superiore ai 40 anni che si rivolgono per un consulto aspecifico al proprio Medico di Medicina Generale.

Una recente review sistematica ha dimostrato una debole associazione tra questo evento e la successiva diagnosi di neoplasia maligna. Ora, lo studio inglese, indaga il rapporto tra l’evidenza di piastrinosi in soggetti paucisintomatici che eseguono un prelievo ematochimico su indicazione del Medico di Medicina Generale e la diagnosi di neoplasia maligna nei due anni successivi alla valutazione ematochimica.

Lo studio prospettico di coorte si è basato sui dati elettronici del UK Clinical Practice Research Datalink (www.cprd.co.uk) un sistema informatico che mette in rete le informazioni provenienti da quasi il 10% dei GP britannici e li ha incrociati con quelli dell’English Cancer Registry. La coorte di pazienti inclusi aveva le seguenti caratteristiche: evidenza laboratoristica di trombocitosi nel periodo temporale 2000-2013 (e mai prima documentata), età superiore ai 40 anni. Questi soggetti erano poi paragonati a una seconda sub-coorte costituita da soggetti matched per età (entro 5 anni), sesso e analoga practice di provenienza, ma senza evidenza di piastrinosi.

La coorte dei soggetti con trombocitopenia contava nel complesso circa 31.000 soggetti (erano esclusi quelli con conta piastrinica superiore al milione/mmc e quelli con una precedente diagnosi di neoplasia); quella con i soggetti senza piastrinopenia pari a circa 8.000 soggetti.

I motivi clinici per i quali i soggetti si erano inizialmente rivolti al proprio medico generale (GP) erano molto variati e includevano tosse (4%), astenia (3%), infezione respiratoria minore (3%), dolore addominale vago (2.6%), diarrea (2.3%), dolore articolare (2.3%), e molti altri.

La successiva diagnosi di neoplasia avveniva nel 11.6% dei soggetti maschi con evidenza laboratoristica di piastrinosi (95%CI 11-12.3%) vs 4.1% di quelli con valore piastrinico nella norma; per il sesso femminile la percentuale era 6.2% (95%CI 5.9-6.5%) vs 2.2% in soggetti senza piastrinopenia.

Nel caso di un secondo riscontro di valore di piastrine elevato nell’arco di sei mesi (con esclusione quindi di un falso positivo), la possibilità di una successiva diagnosi di neoplasia maligna aumentava al 18.1% nel sesso maschile e al 10.1% in quello femminile.

Tra le diagnosi di malattia neoplastica, le più frequenti erano quella di carcinoma  del polmone (23% di quelle diagnosticate nel sesso maschile, 14% di quelle diagnosticate nel sesso femminile) e quella di adenocarcinoma del colon-retto (18% e 21%, rispettivamente).

Interessante notare che in un terzo dei pazienti che poi avrebbero sviluppato neoplasia polmonare o colo-rettale, l’aumento delle piastrine costituiva l’unica evidenza clinica disponibile.

Quale messaggio dobbiamo portare a casa da questa ricerca?

Lo studio evidenzia l’importanza di considerare il valore piastrinico in pazienti che eseguono un prelievo per esami ematochimici per motivi generici (ma indicato dal proprio Medico di Medicina Generale): la soglia di sospetto stabilita dal governo britannico per indicare successivi accertamenti è pari al 3%.

In Italia, ogni anno, milioni di soggetti eseguono un prelievo per esami ematochimici generici. Certamente nessun terrorismo, ma, in caso di valore elevato di piastrine (confermato), ora dobbiamo riflettere.