Miscellanea
Domenica, 30 Marzo 2014

Professione oncologo: un difficile bilancio tra vita professionale e privata

A cura di Giuseppe Aprile

Uno studio promosso dall'ASCO valuta il grado di soddisfazione di 3000 oncologi statunitensi, guardando al rapporto tra lavoro e vita privata ed a come questo possa influenzare le scelte di carriera e pensione.

Shanafelt TD, et al. Satisfaction with work-life balance and the career and retirement plans of US Oncologists. J Clin Oncol 2014 March 10; epub ahead of print.

E' noto gli oncologi possano essere impegnati su più fronti: clinica (in US il 40% di loro lavora oltre 60 ore a settimana), ricerca e spesso didattica. Inoltre, nella loro professione, sono frequentemente esposti a burnout. 

Questo studio si muove dalla previsione del governo Americano di un aumentato fabbisogno di figure professionali in oncologia nei prossimi 10 anni, anche considerato l'invecchiamento della popolazione e la prevalenza crescente delle neoplasie.

Circa 3000 oncologi sono stati contattati via mail, il 50% ha restituito i questionari. Di essi, 1058 erano in attività. I dati sono stati valutati con una statistica descrittiva; l'associazione tra variabili analizzata con test di Kruskal-Wallis (variabili continue) o Chi-quadro (variabili categoriche); una regressione logistica è stata usata in analisi multivariata per identificare le variabili demografiche o professionale associate con gli outcomes.

I risultati della ricerca sono allarmanti: solo il 33% degli oncologi americani sono soddisfatti del rapporto tra vita professionale e privata; il 26% ha intenzione di ridurre il carico di lavoro settimanale durante il prossimo anno; il 34% ha intenzione di lasciare il posto di lavoro entro i prossimi 2 anni; il 28% ha intenzione di presentare domanda di pensionamento prima dei 65 anni.

Da notare che gli oncologi di sesso femminile (p<0.001) e i colleghi maggiormente impegnati nell'attività clinica (p<0.001) riportavano il minor grado di soddisfazione nel rapporto tra vita lavorativa e privata.

Negli Stati Uniti, gli oncologi sono mediamente insoddisfatti del rapporto tra vita professionale e privata e questa loro insoddisfazione alimenta il bisogno di ridurre il carico di lavoro e il desiderio di quiescenza anticipata. E in Europa?