Uno studio ha valutato il numero di pazienti sottoposti a test di screening e ai conseguenti test diagnostici (indagini di II livello) in corso di pandemia da COVID-19 nel nord-est degli Stati Uniti.
Bakouny Z, et al. Cancer Screening Tests and Cancer Diagnoses During the COVID-19 Pandemic. JAMA Oncol 2021 (Epub ahead of print)
Lo studio ha analizzato 4 periodi di 3 mesi:
Un periodo indice (2 marzo 2020-2 giugno 2020), corrispondente al primo picco della pandemia nell’area del New England (Nord-Est degli Stati Uniti) è stato confrontato con 3 periodi controllo prima e dopo il periodo principale:
La riduzione nei test di screening e nelle diagnosi durante il periodo di picco pandemico rispetto ai periodi di controllo è stata valutata in termini percentuali = (Npandemico − Ncontrollo)/Ncontrollo.
In totale, 192.060 soggetti sono stati sottoposti a test di screening durante i 4 periodi (età media 59.6 anni, per il 58.6% donne, e per l’80.1% non ispanici, bianchi.
Complessivamente, 15.453 soggetti (con 1985 diagnosi successive) sono stati sottoposti a 1 dei 5 esami di screening (TC a basse dosi, PAP test, colonscopia, PSA, mammografia) durante il periodo pandemico indice, confrontati con:
La riduzione nei test di screening è stata accompagnata da una riduzione delle successive diagnosi e ha riguardato tutte le modalità di screening.
La percentuale di positività dei test di screening è stata maggiore durante il periodo pandemico principale rispetto agli altri 3 periodi, in 4/5 modalità di screening:
Le riduzioni percentuali osservate nel periodo pandemico principale sono state pronunciate per tutti i test di screening (da–60% a –82%). Alla riduzione dello screening è seguita una riduzione delle diagnosi (da –19% a –78%).
Assumendo che lo stesso numero di soggetti (64.269) sottoposti a screening nel periodo precedente al periodo indice avrebbero potuto essere screenati in corso di pandemia, si può stimare come circa 1438 lesioni cancerose e precancerose (1985 vs 3423 diagnosi) siano state mancate.
La pandemia COVID-19 ha determinato un significativo decremento nel numero di soggetti sottoposti a screening oncologici e delle diagnosi generate dallo stesso screening (lesioni cancerose e precancerose).
A provarlo è uno studio condotto nel Nord-Est degli Stati Uniti ma verosimilmente i risultati osservati sono estrapolabili ad altre aree geografiche nel mondo.
È interessante notare come nel periodo successivo al picco pandemico iniziale vi sia stato un recupero dei numeri di soggetti sottoposti a screening e delle diagnosi corrispondenti, raggiungendo valori simili al periodo pre-pandemico.
Alcune fra le potenziali ricadute dell’effetto distrazione da COVID-19 le avevamo ipotizzate (Cortiula et al. Ann Oncol 2020; https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32201224/)
Evidentemente l’esplosione della pandemia con i suoi picchi iniziali più elevati non ha consentito di gestire adeguatamente lo screening oncologico, considerandolo meno prioritario rispetto ai rischi di diffusione del virus. Successivamente, è stato possibile prendere le misure con la pandemia, e sono state riviste le priorità. Fra queste, l’opportunità di garantire le diagnosi e, nello specifico, anche le diagnosi precoci.