In pazienti con fibrillazione atriale, è proprio necessario un trattamento "ponte" con eparina a basso peso molecolare durante l'interruzione del warfarin in prossimità di un intervento chirurgico o di una procedura invasiva?
Douketis JD, et al. Perioperative Bridging Anticoagulation in Patients with Atrial Fibrillation. N Engl J Med 2015; 27;373(9):823-833.
Non è chiaro se i pazienti con fibrillazione atriale in trattamento con warfarin, e per i quali è in programma un intervento chirurgico o una procedura invasiva, necessitino di un trattamento "ponte" durante l'interruzione dell'anticoagulante orale. Tale scenario clinico è molto comune, coinvolgendo ogni anno circa un paziente su sei tra coloro che sono trattati con warfarin per la fibrillazione atriale. Usualmente, la terapia con warfarin viene interrotta 5 giorni prima di di un intervento e ripresa al termine dello stesso, una volta che l'emostasi è assicurata. A quel punto, sono richiesti da 5 a 10 giorni per ottenere una anticoagulazione terapeutica. Durante l'interruzione del warfarin, il trattamento anticoagulante "ponte" viene tipicamente effettuato con l'impiego di eparina a basso peso molecolare (ebpm). L'intento è quello di minimizzare il rischio di fenomeni tromboembolici e di stroke.
Lo studio BRIDGE (Bridging Anticoagulation in Patients who Require Temporary Interruption of Warfarin Therapy for an Elective Invasive Procedure or Surgery) è stato proprio disegnato per rispondere al quesito sulla necessità di utilizzare l'ebpm nel periodo ponte.
Si tratta di uno studio randomizzato, in doppio cieco, placebo-controlled. Dopo l'interruzione del warfarin nel periodo perioperatorio, i pazienti sono stati assegnati a uno dei seguenti bracci:
Sia la dalteparina che il placebo venivano somministrati per via sottocutanea due volte al giorno da 3 giorni prima dell'intervento/procedura fino a 24 ore prima della procedura e, successivamente, per 5-10 giorni dopo la procedura. Il trattamento con warfarin veniva interrotto 5 giorni prima di intervento/procedura e ripreso nelle 24 ore dopo intervento/procedura. I pazienti erano osservati per 30 giorni dopo la procedura.
Endpoint primari: incidenza di fenomeni tromboembolici arteriosi (stroke, embolia sistemica, attacco ischemico transitorio) e di emorragie maggiori.
Principali criteri di inclusione
Principali criteri di esclusione

In totale, lo studio ha arruolato 1884 pazienti:
L’incidenza di tromboembolismo arterioso è stata dello 0.4% nel gruppo “nessuna terapia ponte” e dello 0.3% nel gruppo “terapia ponte” (differenza assoluta di rischio: 0.1%; 95% IC da −0.6 a 0.8; p=0.01 per noninferiorità).
L’incidenza di sanguinamenti maggiori è stata dell’1.3% in the nel gruppo “nessuna terapia ponte” e del 3.2% nel gruppo “terapia ponte” (rischio relativo 0.41; 95% IC, 0.20-0.78; p=0.005 per superiorità).
In pazienti con fibrillazione atriale che devono interrompere la terapia con warfarin in prossimità di un intervento chirurgico o di una procedura invasiva, non somministrare alcun trattamento anticoagulante “ponte” è noninferiore all’impiego dell’eparina a basso peso molecolare nella prevenzione di eventi tromboembolici arteriosi.
Inoltre, l’adozione di tale strategia si traduce in un minor rischio di sanguinamenti maggiori.
Limiti dello studio (riconosciuti dagli stessi Autori):