Un documento ESMO passa in rassegna molte delle procedure burocratiche richieste dai promotori e dalle CRO nella conduzione degli studi clinici. E’ tutto necessario? E soprattutto è tutto veramente utile per la qualità degli studi? Una lettura provocatoria in cui molti sperimentatori ritroveranno il proprio pensiero…
Perez-Gracia JL, Penel N, Calvo E, Awada A, Arkenau HT, Amaral T, Grünwald V, Sanmamed MF, Castelo-Branco L, Bodoky G, Lolkema MP, di Nicola M, Casali P, Giuliani R, Pentheroudakis G. Streamlining clinical research: An ESMO awareness call to improve Sponsoring and Monitoring of Clinical Trials. Ann Oncol. 2022 Oct 6:S0923-7534(22)04185-0. doi: 10.1016/j.annonc.2022.09.162. Epub ahead of print. PMID: 36209982.
Le norme di good clinical practice (GCP) rappresentano un prezioso strumento per uniformare la qualità nella conduzione degli studi clinici. Peraltro, in molti casi la qualità sostanziale rischia di essere completamente rimpiazzata dalla qualità solo formale, specialmente se chi è chiamato ad applicare quelle norme alla conduzione dello studio richiede agli sperimentatori una serie di procedure che in realtà rappresentano una forzatura e un appesantimento non necessariamente prescritto dalle GCP.
Chiunque lavori nel campo ha visto negli anni un aumento del carico di lavoro, non solo per la complessità sostanziale di alcuni studi clinici rispetto ad anni fa, ma anche per il suddetto appesantimento delle procedure.
A ottobre 2022, un interessante paper ESMO pubblicato da Annals of Oncology ha passato in rassegna, partendo da casi concreti, alcuni dei punti che più “gridano vendetta”, interrogandosi sulla effettiva necessità di pretendere procedure che in realtà non sono richieste dalle GCP, causando però spreco di tempo e risorse.
Il panel che ha lavorato al documento comprende membri dell’ESMO Clinical Research Observatory (ECRO), dell’ESMO Scientific and Medical division e dell’ESMO Public Policy division.
Una precedente survey condotta da ECRO tra 940 ricercatori ha evidenziato la diffusa opinione che l'attuale onere amministrativo nella ricerca clinica sia eccessivo, che le procedure amministrative potrebbero essere ridotte senza pregiudicare la sicurezza ei diritti dei pazienti e la qualità dei dati, e che la burocrazia rappresenta un ostacolo per lo sviluppo della ricerca clinica.
I ricercatori auspicherebbero anche la possibilità di incorporare il feedback dei medici sulle procedure relative alla clinica ricerca, evidenziando la necessità di migliorare i canali di comunicazione tra investigatori e sponsor e CRO.
Procedure amministrative
Procedure di farmacovigilanza
Procedure cliniche.
Molti sperimentatori si ritroveranno in quasi tutti i punti che il panel ESMO ha elencato e discusso in questa interessante pubblicazione.
E’ bene ribadire che gli autori del lavoro non invocano una riduzione del livello di qualità delle procedure e degli studi clinici, ma in molti casi denunciano un indebito appesantimento delle richieste da parte di promotori e CRO ossessivamente ispirati al rispetto della forma, anche al di là di quanto è effettivamente prescritto dalle norme di good clinical practice.
E’ un dato di fatto che, nella partecipazione quotidiana agli studi clinici, i ricercatori sono “vittime” delle richieste dei promotori e delle CRO, con poco margine di trattativa sulle varie richieste. Sarebbe auspicabile un confronto sereno tra le parti su quanto sia sostanzialmente necessario per l’integrità dei dati e la sicurezza del paziente (e su questi punti nessuno chiede “sconti”) e quanto invece sia solo rispetto della forma, a volte peraltro francamente superfluo ed irritante.
Interessante l’editoriale di accompagnamento della pubblicazione, a firma di Ian Tannock, che invita a attribuire al concetto di “good clinical practice” un significato anche più ampio rispetto al semplice rispetto delle procedure, applicando il concetto, ad esempio, alla valutazione della rilevanza del quesito clinico dello studio e dell’appropriatezza dei criteri di selezione dei pazienti.