Uno studio di popolazione fondato sul Global Information System on Alcohol and Health e sui dati GLOBOCAN 2000 chiarisce quale sia la frazione di tumori attribuibili al consumo alcolico, stratificando per entità del consumo, genere, tipo di neoplasia e area geografica.
Rumgay H, Shield K, Charvat H, Ferrari P, Sornpaisarn B, Obot I, Islami F, Lemmens VEPP, Rehm J, Soerjomataram I. Global burden of cancer in 2020 attributable to alcohol consumption: a population-based study. Lancet Oncol 2021 Epub Jul 13
Tra i fattori di rischio per neoplasia evitabili (o quantomeno correggibili), oltre al sovrappeso, all'alimentazione errata, alla sedentarietà e al tabagismo vi è certamente il consumo alcolico. A grandi linee, i dati di letteratura suggeriscono che un terzo dei tumori potrebbero essere evitati con la sola correzione di queste abitudini poco sane.
Nonostante sia registrata una dimunizione del consumo globale di alccol in Europa, l'abitudine sta invece aumentando in altre aree geografiche.
Ma come si misura il consumo alcolico?
L'unità internazionalmente conosciuta è l'Unità Alcolica (UA) definita come il quantitativo corrispondente a 12 grammi di etanolo - pari a 125 ml di vino con 11 gradi ovvero 330 ml di birra con 5 gradi. Le linee guida suggeriscono di limitare il consumo alcolico a 2-3 UA nei soggetti maschi e 1-2 nei soggetti di sesso femminile; il consumo massimo consigliato dopo i 75 anni è invece di una sola UA.
Lo studio di popolazione recentemente pubblicato su Lancet Oncology tramite l'utilizzo del database Global Information System on Alcohol and Health e dei dati GLOBOCAN 2000 mira a quantificare quale sia la frazione di tumori attribuibili al consumo alcolico con una stratificazione per entità del consumo (moderato fino a 20 grammi di etanolo/die, rischioso tra 20 e 60, alto consumo oltre i 60, fino ad un cresecente consumo con intrevalli di +10 grammi/die), sesso, tipo di neoplasia ed area geografica di appartenenza.
La frazione dei casi attribuiti al consumo alcolico sulla totalità dei casi è stata stimata con il metodo Levin della population attributable fraction (PAF).
Globalmente, nel 2020 sono stati stimati 741300 casi (95% di Uncertainty Interval 558500–951200) attribuiti al consumo alcolico, pari al 4·1% dei nuovi casi [PAF 3·1–5·3], per il 75% circa nel sesso maschile.
Tale proporzione varia tra l'8% in Asia e l'1% in Africa del Nord.
Per quanto riguarda la proporzione di neoplasie causate nelle singole patologie è stato stimato che all'eccessivo consumo alcolico siano connessi:
- il 30% delle neoplasie esofagee (40% nei maschi, 15% nelle femmine)
- il 20% delle neoplasie della faringe e delle labbra
- il 10% dei tumori colorettali (13% nei maschi, 3% nelle femmine)
- il 4% dei tumori mammari e dei melanomi
Come atteso, appare evidente una relazione tra tipo di consumo alcolico e rischio di neoplasia. Infatti, il maggior numero di neoplasie attribuibili al consumo alcolico si ha nei forti consumatori con 346400 casi (46·7% 95%UI 227900–489400 casi) poi nei consumatori intermedi con 291800 casi (39·4%; 95%UI 227700–333100) e meno nei consumatori moderati con 103100 casi (13·9%; 95%UI 82600–207200 casi)
Il lavoro scientifico indica che la proporzione di neoplasie attribuibili al consumo alcolico è decrementato del 20% negli ultimi 10 anni, passando dal 5.5 del 2012 al 4.1% del 2020, frutto di un decremento globale del consumo di bevande alcoliche.
La strada tracciata con le campagne internazionali di dissuasione dall'abuso alcolico indica quindi che stiamo procedendo nella direzione giusta.
Vi è quindi una costante attenzione delle Istituzioni sovraordinate a questo tema. In Italia, oltre al Piano nazionale della Prevenzione 2020-2025 (https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2955_allegato.pdf), abbiamo uno specifico Piano Nazionale Alcool e Salute che si basa su aree strategiche e obiettivi operativi.
In particolare, le aree strategiche includono:
E tra i principali obiettivi vi sono: