Sulle pagine di Lancet Oncology un’importante pubblicazione descrive gli sforzi per migliorare la quantità e la qualità della ricerca oncologica condotta nei paesi economicamente più deboli, puntando in particolare a formare metodologicamente i ricercatori del presente e del futuro.
Priya Ranganathan, Girish Chinnaswamy, Manju Sengar, Durga Gadgil, Shivakumar Thiagarajan, Balram Bhargava, Christopher M Booth, Marc Buyse, Sanjiv Chopra, Chris Frampton, Satish Gopal, Nick Grant, Mark Krailo, Ruth Langley, Prashant Mathur, Xavier Paoletti, Mahesh Parmar, Arnie Purushotham, Douglas Pyle, Preetha Rajaraman, Martin R Stockler, Richard Sullivan, Soumya Swaminathan, Ian Tannock, Edward Trimble, Rajendra A Badwe, C S Pramesh. The International Collaboration for Research methods Development in Oncology (CReDO) workshops: shaping the future of global oncology research. The Lancet Oncology, 2021,ISSN 1470-2045, https://doi.org/10.1016/S1470-2045(21)00077-2.
E’ noto che l’epidemiologia globale dei tumori documenta un numero molto grande di casi diagnosticati in paesi economicamente più svantaggiati (low – medium income countries, LMIC).
Molti dei tumori frequenti in questi paesi si beneficiano meno dell’attenzione e dell’allocazione delle risorse in termini di ricerca clinica, rispetto ai tumori più frequenti nei paesi “ricchi”. Oltre metà della sperimentazione clinica condotta nei paesi ad elevato reddito riguarda il tumore della mammella, il tumore della prostata, il tumore del polmone e il tumore del colon-retto, mentre ci sono tumori comuni nei paesi a reddito basso, come il tumore della cervice, i tumori del distretto cervico-facciale, i tumori dell’esofago, nei quali proporzionalmente è condotta molta meno ricerca.
Gli autori dell’articolo portano l’esempio dell’India che, pur avendo il 17% della popolazione mondiale, è coinvolta solo nel 2% della ricerca clinica globale. Inoltre, moltissimi pazienti di quei paesi (e anche una parte dei pazienti dei paesi a reddito elevato) non possono permettersi i costi dei trattamenti innovativi che “celebriamo” negli ultimi anni come conquiste della ricerca clinica mondiale.
Con queste premesse, è evidente che la popolazione mondiale trarrebbe importante beneficio dal potenziamento della ricerca clinica nei paesi a reddito medio-basso. Alcuni interventi, non necessariamente a costo elevato come quello dei farmaci innovativi protagonisti della ricerca sponsorizzata dalle aziende farmaceutiche, potrebbero dimostrare rilevante efficacia, contribuendo al miglioramento della gestione dei pazienti oncologici in molte parti del mondo.
La pubblicazione, che elenca tra i coautori importanti figure del panorama internazionale come Mahesh Parmar, Xavier Paoletti, Richard Sullivan, Ian Tannock (solo per citarne alcuni), descrive l’attività dei workshop dell’ International Collaboration for Research methods Development in Oncology (CReDO), basata in India, ma che coinvolge molti importanti ricercatori di altre parti del mondo.
A differenza di altre iniziative già esistenti (in Nord America, in Europa, in Australia), che puntano a formare i ricercatori dal punto di vista metodologico, questo workshop è l’unico che nasce in un paese economicamente più debole, e privilegia la partecipazione di ricercatori da paesi economicamente deboli.
Gli autori descrivono la nascita della collaborazione, nonché l’attività condotta negli anni recenti.
E’ stata anche realizzata una survey, proposta ai ricercatori che hanno partecipato al wokshop, per verificare il “follow-up” in termini di stesura del protocollo di ricerca, conduzione dello studio, eventuali pubblicazioni.
Dal 2015 ad oggi, sono stati organizzati e condotti 5 workshops CReDO, ai quali hanno partecipato oltre 250 oncologi, provenienti non solo dall’India ma anche da altri paesi del mondo. I workshop sono pensati per formare, in maniera intensiva, i partecipanti sulla metodologia della ricerca clinica e sullo sviluppo di un protocollo di studio.
Per la partecipazione, i discenti pagano una quota di iscrizione molto contenuta (circa 200 dollari), grazie al fatto che il progetto riesce a coprire quasi per intero le spese, in molti casi incluse le spese di viaggio. Questo nonostante il fatto che il progetto non si basi su supporto economico da parte di aziende farmaceutiche, ma interamente su fondi istituzionali dei patrocinatori dell’iniziativa, tra cui Tata Trusts, US National Cancer Institute, National Cancer Grid of India, King’s College London, ASCO, Cancer Research UK, Indian Council of Medical Research.
Tra i protocolli oggetto del training, sono stati discussi e disegnati non solo studi clinici, ma anche studi di “comparative effectiveness”, studi di valutazione dei servizi sanitari, studi osservazionali.
Coerentemente con la provenienza di gran parte dei partecipanti, molti dei protocolli oggetto del training riguardavano quesiti clinicamente rilevanti per i paesi a reddito medio o basso.
Nel 2020, gli autori hanno condotto una survey destinata a tutti i partecipanti, e sono riusciti ad ottenere l’88% di risposte.
I risultati sono stati incoraggianti: il 42% dei partecipanti aveva portato avanti il protocollo discusso durante il training, e una percentuale anche maggiore (pari al 73% dei rispondenti) aveva intrapreso la stesura e la conduzione di altri protocolli di ricerca, eventualmente pubblicando lavori scientifici.
L’iniziativa CReDO è sicuramente un importante esempio dell’importanza degli sforzi per potenziare la ricerca clinica in ambito oncologico, bilanciando il sistema incentrato sulla sperimentazione clinica registrativa promossa dalle aziende farmaceutiche con una ricerca condotta nei paesi a reddito più basso, che possa auspicabilmente produrre risultati rilevanti in ottica globale.
Gli autori ricordano che la ricerca condotta nei paesi meno ricchi può produrre comunque risultati clinicamente rilevanti, citando vari esempi di studi importanti, come la valutazione dell’efficacia della chirurgia sul tumore primitivo nelle donne con tumore della mammella metastatico, oppure lo studio che ha impiegato l’acido acetico nello screening del tumore della cervice, oppure studi che hanno valutato la migliore strategia multi-disciplinare (trattamento sistemico, radioterapico, chirurgico) per i tumori del distretto cervico-facciale. Si sottolinea anche che alcuni dei quesiti “di basso costo” possono essere rilevanti non solo per i paesi a reddito basso, ma anche per molti pazienti di paesi considerati a reddito elevato che, in assenza di sistemi sanitari universalistici, non possono permettersi le spese associate a trattamenti innovativi e costosi.
Gli autori sottolineano che la carenza di competenze metodologiche e statistiche è uno dei più importanti problemi per la promozione della buona ricerca clinica nei paesi a reddito medio-basso. Inoltre, l’altro problema sostanziale è la carenza di risorse economiche per la conduzione degli studi. Da questo punto di vista, nelle ultime edizioni del workshop CReDO i progetti migliori sono stati valutati per un supporto economico da parte del National Cancer Grid of India. Al momento della pubblicazione dell’articolo, 3 degli 11 studi attualmente supportati dal NCG erano stati proprio proposti e discussi nell’ambito del workshop CReDO.
Naturalmente il workshop CReDO rappresenta una “goccia” nel mare, ma è sicuramente un modello importante. La ricerca va sicuramente pensata in ottica globale, sia nel presente che nel prossimo futuro. Lo sforzo di migliorare le competenze metodologiche dei ricercatori nei paesi a reddito medio-basso, nonché la realizzabilità pratica della ricerca clinica in tali realtà, è sicuramente encomiabile, e rappresenta un prezioso investimento per il futuro.