Miscellanea
Lunedì, 29 Luglio 2024

Verso una terapia personalizzata dei tumori a sede primitiva ignota?

A cura di Massimo Di Maio

Si tratta di un setting clinico dalla prognosi impegnativa e dalle decisioni diagnostiche e terapeutiche difficili, ma evidenze recenti suggeriscono che la strada della migliore caratterizzazione della sede primitiva – sulla base del profilo di espressione genica – possa essere associata a un miglior outcome.

Liu X, Zhang X, Jiang S, Mo M, Wang Q, Wang Y, Zhou L, Hu S, Yang H, Hou Y, Chen Y, Lu X, Wang Y, Zhou X, Li W, Chang C, Yang X, Chen K, Cao J, Xu Q, Sun Y, Luo J, Luo Z, Hu X. Site-specific therapy guided by a 90-gene expression assay versus empirical chemotherapy in patients with cancer of unknown primary (Fudan CUP-001): a randomised controlled trial. Lancet Oncol. 2024 Jul 19:S1470-2045(24)00313-9. doi: 10.1016/S1470-2045(24)00313-9. Epub ahead of print. PMID: 39068945.

I tumori a sede primitiva ignota rappresentano una rilevante sfida clinica, in quanto tuttora, da linee guida, non riuscendo a identificare la primitività della neoplasia, viene raccomandata una terapia “empirica” con combinazioni a base di platino, come la combinazione di carboplatino e paclitaxel o la combinazione di cisplatino e gemcitabina.

A dispetto dei progressi, in qualche caso anche notevoli, ottenuti negli ultimi anni con innovazioni nelle opzioni terapeutiche per molti tumori solidi, i pazienti nei quali la diagnosi sia di tumore a primitività ignota non possono beneficiare di quei trattamenti potenzialmente efficaci.

Nel tentativo di aiutare il patologo e il clinico nell’identificazione della sede primitiva del tumore, sono stati messi a punto alcuni test di “gene-expression profiling”, ma la loro reale efficacia va dimostrato attraverso la conduzione di studi clinici. In particolare, uno studio randomizzato disegnato per dimostrare l’efficacia della caratterizzazione molecolare di un tumore a sede primitiva ignota deve confrontare l’attuale strategia standard (chemioterapia empiricamente uguale per tutti) con un approccio sperimentale in cui la terapia di ciascun paziente viene scelta sulla base della sede “suggerita” dalla caratterizzazione molecolare.

E’ quanto hanno testato autori cinesi di uno studio monocentrico condotto presso Fudan University Shanghai Cancer Center.

Sono stati inseriti nello studio pazienti di età compresa tra 18 e 75 anni, con una diagnosi di tumore a sede primitive ignota non precedentemente trattato. Il protocollo di studio prevedeva l’eleggibilità di includere pazienti con adenocarcinoma, tumore squamoso, carcinoma scarsamente differenziato, neoplasia scarsamente differenziata.

I pazienti potevano presentare un performance status secondo Eastern Cooperative Oncology Group (ECOG) pari a 0–2, e naturalmente non dovevano essere eleggibili per trattamenti locali a scopo radicale.

I pazienti eleggibili sono stati randomizzati in rapporto 1:1:

  • Nel braccio sperimentale, i pazienti ricevevano una terapia specifica per la sede di malattia attribuita sulla base della caratterizzazione dell'espressione genica mediante un pannello di 90 geni
  • Nel braccio di controllo, I pazienti ricevevano una chemioterapia empirica, paclitaxel + cisplatino o carboplatino oppure gemcitabina + cisplatino o carboplatino).

Fattori di stratificazione nella randomizzazione erano il performance status e l’estensione della malattia.

Nel braccio sperimentale, la sede del tumore primitivo era attribuita mediante un test di analisi dell'espressione di 90 geni.

L’endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da progressione (progression-free survival, PFS).

Lo studio ha visto la randomizzazione di 182 pazienti tra il settembre 2017 e il marzo 2021. Nel dettaglio, 91 pazienti sono stati assegnati al braccio di controllo con chemioterapia empirica e 91 pazienti sono stati assegnati al braccio sperimentale ricevendo la terapia attribuita sulla base del test di espressione genica.

Il 56% dei pazienti erano di sesso maschile, il 42% femmine.
Nel braccio sperimentale, le sedi primitive più comuni tra quelle attribuite sono state stomaco-esofago (14 casi, pari al 15%), polmone (12 casi, pari al 13%), ovaio (11 casi, pari al 12%), cervice (11 casi, pari al 12%) e mammella (9 casi, pari al 10%).

Dopo un follow-up di 33.3 mesi nel braccio sperimentale e 30.9 mesi nel braccio di controllo, l’analisi della PFS ha evidenziato un vantaggio significativo per il braccio sperimentale. La PFS mediana è risultata pari a 9.6 mesi rispetto a 6.6 mesi nel braccio di controllo (hazard ratio 0.68, intervallo di confidenza al 95% 0.49 – 0.93, p=0.017).

L’analisi della tossicità, condotta sui 167 pazienti che hanno iniziato il trattamento pianificato, ha evidenziato un’incidenza di eventi avversi di grado 3 o peggiore pari al 56% nel braccio sperimentale e 61% nel braccio trattato con chemioterapia empirica, con un’incidenza di eventi avversi seri legati al trattamento pari al 6% nel braccio sperimentale rispetto al 2% nel braccio di chemioterapia empirica, e nessuna morte attribuita alla tossicità del trattamento.

Sulla base dei risultati sopra sintetizzati, gli autori concludono che una terapia basata sull’attribuzione della sede primitiva mediante l’impiego di test di espressione genica può migliorare l’outcome dei pazienti con tumore a sede primitiva ignota.

L’approccio sperimentale ha consentito a molti pazienti (ad esempio quelli con tumore del polmone, ma anche quelli con tumore dell’ovaio, o tumore della mammella, solo per citare alcune sedi) di beneficiare di trattamenti innovativi che non sarebbero stati presi in considerazione con l’approccio tradizionale.

Va detto che il vantaggio in termini di PFS non è grandissimo dal punto di vista della rilevanza clinica e della dimenzione del beneficio, ma i risultati pubblicati da Lancet Oncology rappresentano comunque un importante tentativo di introdurre innovazione terapeutica in un gruppo di pazienti prognosticamente sfavoriti.

Non si tratta del primo studio condotto in questo setting: una metanalisi di confronto tra l’approccio empirico e l’approccio basato sulle caratteristiche molecolari era stata già discussa su Oncotwitting (https://www.oncotwitting.it/miscellanea/tumori-a-sede-primitiva-ignota-il-tentativo-di-terapia-specifica-per-la-sede-premia-rispetto-alla-terapia-empirica#top_tab_acc3) e aveva fornito risultati deludenti.

Peraltro, negli ultimi anni, la possibilità di offrire trattamenti innovativi come farmaci target e immunoterapia in molti tipi di tumore, rappresenta probabilmente un buon razionale per confidare in un miglior risultato clinico con l’approccio personalizzato rispetto a quello empirico.

In tale ottica vanno letti i risultati dello studio CUPISCO, presentato ad ESMO 2023 e pubblicato da Annals of Oncology (https://www.annalsofoncology.org/article/S0923-7534(23)04150-9/fulltext ), e quelli dello studio cinese ora pubblicato da Lancet Oncology.