Lo studio italiano è un'analisi condotta su oltre 1400 pazienti arruolati in trial clinico e riguarda l'estensione di tossicità nel tempo con la tecnica ToxT (Toxicity Over Time) descritta nel 2016 per valutarne l'impatto sui pazienti con tumore colorettale avanzato.
Boccaccino A, et al. Adverse events during first-line treatments for mCRC: The Toxicity over Time (ToxT) analysis of three randomised trials. Eur J Cancer 2023, epub ahead of print.
Tra gli obiettivi del trattamento di prima linea offerti ai pazienti con carcinoma colorettale avanzato, oltre a quelli di attività ed efficacia (prolungamento di OS, PFS, aumento del tasso di risposte, ecc...) vi sono quelli di mantenimento della qualità della vita. La tossicità relata al trattamento, infatti, impatta negativamente sulla QoL e può causare una precice sospensione o interruzione della terapia.
E' noto che gli strumenti di misura delle tossicità classicamente utilizzati dagli oncologi medici (es: classificazione CTCAE) sono insoddisfacenti: sebbene sviluppate per la chemioterapia ma adattate negli anni ai nuovi farmaci è difficile il loro utilizzo con le moderne strategie di trattamento, che includono l'immunoterapia e pause/depotenziamenti/rechallange, mancano di una scala di riferimento temporale e male si aplicano allle prospettive di una singolo paziente. Queste evidenze hanno fatto spostare l'attenzione sui PROs (attualmente sono il gold standard per censire e misurare le tossicità treatment-related) e su nuovi modelli analitici come il ToxT (Toxicity over Time), che misurano la tossicità in senso lingitudinale pomnendo attenzione non solo la massimo grado ma anche al grado medio ed alla durata nel tempo. Questo modello è partioclarmente utile per i trattamenti di mantenimento, dove l'intensità della terapia si riduce, ma il trattamento può essere somministratoper un tempo lungo.
Lo studio italiano ha incluso nella analisi 1400 pazienti che sono stati arruolati in tre studi randomizzati (TRIBE, TRIBE2 e Valentino) che janno in comune l'avere prepianificato la de-escalation dell'iniziale trattamento passando ad un mantenimento con fluoropirimidina + bevacizumab (TRIBE e TRIBE2) ovvero EGFR inibitore (Valentino). Obiettivo dello studio era quello di descrivere l'evoluzione delle tossicità sperimentate dai pazienti nel tempo e misurare il loro carico sulla QoL.
Nei 1400 pazienti inclusi nelle tre sperimentazioni l'analisi ha dimostrato che il grado medio delle tossicità generali e di quella ematologica erano significatamente maggiori al primo ciclo, tendendo poi a decrescere progressivamente fino al termine della fase di induzione (p<0.001) e sempre restando a livelli più alti nei pazienti sottoposti a FOLFOXIRI e bevacizumab (p<0.001).
Da segnalare che la durata dell'indiuzione era di 12 cicli per il TRIBE mentre di 8 per TRIBE2 e Valentino.
La neurotossicità - presumibilmente da coorelare ad oxaliplatino - cresceva invece con il numero di cicli ricevuti (p<0.001) ed anche la HFS tendeva a divenmtare più frequente nel tempo sebbene non crescesse nella severità. Si censiva inoltre una differenza nella tossicità del farmaco biologico: mentre bevacizumab dava maggiori effetti collaterali in numero e intensità ai primi cicli, per poi attenuarsi, la tossicità del trattamento con EGFR inibitore perdurava anche durante la fase di mantenimento.
La analisi ToxT - sviluppata sia in ambito ematologico che per i tumori solidi - permette di acquisire una vasta gamma di informazioni sulla tossicità nel tempo, permettendo una migliore visione globale rispetto agli eventi puntiformi registrati con il massimo grado della CTCAE. Il pregio di questo lavoro italiano sta nell'avere applicato quasta analisi a una numerosa popolazione di pazienti inclusi in trial clinici accademici dove era possibile avere informazioni sia sul carico di tossicità che sul loro andamento temporale.
Si conferma il profilo di tossicità più impegnativo della tripletta con bevacizumab rispetto alle doppiette e la possibil persistenza della tossicità da EGFR inibitore anche nella fase di mantenimento, sebbene la transizione alla fase "depotenziata" certamente impatti favorevolmente sul burden di tossicità indoitte dal trattamento. Inoltre, le tossicità tendono a diminuire dopo i primi cicli di terapia probabilmente per l'intervento attivo dei professionisti nella loro gestione.
Rimane da stabilire se questo tipo di analisi sia immediatamente trasferibile anche alla pratica clinica, ma certamente costituisce un utile tool per potre valutare il rapporti rischio/beneficio nella scelta terapeutica quotidiana.