Patologia gastrointestinale
Giovedì, 23 Ottobre 2014

FOLFOXIRI e bevacizumab nel CRC avanzato: risultati dello studio TRIBE

A cura di Giuseppe Aprile

La combinazione a tre farmaci e l'anitiangiogenico come nuovo possibile standard terapeutico di prima linea nel carcinoma colorettale avanzato. Un primo autore con il cognome greco, ma l'accento toscano. Ma soprattutto, in questo emozionante tweet, lo straordinario percorso di un gruppo di giovani amici, che ci hanno insegnato come oggi in Italia si possa condurre la ricerca indipendente.

Loupakis F, et al. Initial therapy with FOLFOXIRI and bevacizumab for metastatic colorectal cancer. N Engl J Med 2014, epub Oct 23.

La storia della tripletta nasce nei primi anni 2000 dal lavoro del prof. Falcone e dei suoi collaboratori. Negli anni a seguire eventi tellurici scuotono in sequenza l'assetto della prima linea del carcinoma colorettale. I dati sugli antiangiogenici e sugli inibitori di EGFR (2004) e le rivoluzioni nel campo della biologia molecolare (2008 e 2011) configurano un nuovo panorama, che porta alla composizione di strategie di linee guida sempre più elaborate.

In questo panorama si colloca il TRIBE, senza dubbio uno degli studi più importanti del'anno in questa patologia.

Il trial di fase 3 randomizzato ha arruolato in meno di 3 anni (luglio 2008 - maggio 2011) 508 pazienti in 34 centri italiani prevedendo una randomizzazione 1:1 tra la terapia standard (FOLFIRI e bevacizumab) vs la terapia sperimentale (FOLFOXIRI e bevacizumab). Il trattamento era somministrato per un massimo di 12 cicli, seguiti da mantenimento con 5-FU e bevacizumab fino alla progressione. Non era possibile includere pazienti con oltre 75 anni di età ed i pazienti con oltre 70 anni erano eleggibili solo se con PS 0.

Endpoint primario della sperimentazione era la PFS, tra gli endpoint secondari la OS e la safety.

In entrambi i bracci di trattamento, l'età mediana dei pazienti era di 60 anni ed il 90% dei soggetti inclusi avevano PS 0. Da notare anche che nonostante 80% circa dei pazienti si presentassero con metastasi sincrone, oltre due terzi fossero proposti per intervento chirurgico sul primitivo.

Nel braccio sperimentale si è registrato:

un maggior tasso di risposte secondo criteri RECIST 1.0: 65.1% vs 53.1%, OR 1.64 95%CI 1.15-2.25, p=0.006

un vantaggio in median PFS, endpoint primario dello studio: 12.1 mesi vs 9.7 mesi, HR 0.75, 95%CI 0.62-0.90, p=0.003

un prolungamento in sopravvivenza overall anche se (di un soffio) non statisticamente significativo: 31 mesi vs 25.8 mesi, HR 0.79, 95%CI 0.63-1, p=0.06. I dati di sopravvivenza sono condizionati da un basso numero di eventi registrati al momento della presentazione dello studio e saranno aggiornati nel 2015.

E' necessario ricordare che il trattamento sperimentale ha prodotto una maggiore incidenza di tossicità neurologica, gastrointestinale (diarrea e stomatite) e midollare (neutropenia).

Da notare che l'effetto del trattamento sperimentale era indipendente dallo stato mutazionale di KRAS e particolarmente spiccato nella popolazione dei pazienti BRAF mutati (n=28).

 

Con emozione e orgoglio (e invidia!) presento in forma di tweet un eccellente lavoro pubblicato 6 ore fa sul sito New England Journal of Medicine. Un risultato frutto dell'impegno e della dedizione di un team di giovani oncologi che ha saputo trascinare molti altri in questa avventura.

I dati dello studio dimostrano la superiorità nel trattamento upfront della tripletta ideata dal GONO in combinazione a bevacizumab vs FOLFIRI e bevacizumab. Quando scegliamo per un paziente con carcinoma colorettale avanzato una strategia intensiva, abbiamo ora una nuova possibilità terapeutica.

Mentre rimane da stabilire quale sia il miglior trattamento nei pazienti RAS wild-type (in attesa di futuri aggiornamenti di TRIBE, FIRE-3 e CALGB 80405), se volete sapere cosa aggiungerebbe bevacizumab alla sola tripletta venite numerosi alla poster session del XVI Congresso Nazionale AIOM (Roma 24-26 ottobre 2014). E nel futuro abbiamo il TRIBE-2....