Un altro capitolo nella storia dell'interazione tra microflora intestinale e sistema immunitario. Lo studio evidenzia la correlazione tra presenza di Fusobacterium, sviluppo di metastasi epatiche e resistenza al'immunoterapia. E suggerisce di considerare la terapia antibiotica come una nuova frontiera terapeutica per il cancro del colon.
Bullman S, et al. Analysis of Fusobacterium persistence and antibiotic response in colorectal cancer. Science, 2017 Epub ahead of print Nov 23
La storia dell'interplay tra composizione del microbioma intestinale e processi dell'ospite (metabolismo, infiammazione, attività del sistema immune, sviluppo e progressione di neoplasie specifiche) è noto (Zitvogel et al, Nat Rev Microbiol 2017) e questa affascinante relazione si arricchisce continuamente di nuove informazioni.
Poche settimane fa, sempre sulle pagine di Science, un gruppo di ricercatori ha dimostrato come il microbioma intestinale possa determinare in modelli sperimentali una netta influenza sull’attività dei farmaci immunoterapici anti-PD1.
Ora, un gruppo indipendente di studiosi catalani e noramericani studia la relazione tra la presenza di Fusobacterium nucleatum spp - un microorganismo anaerobio frequentemente ristrovato nella mucosa del colon -, il microbiota ad esso collegato (Selenomonas, Bacteroides e Prevotella), e l'evoluzione della malattia colorettale. Considerando le nozioni precliniche e sperimentali sulla attività del germe nell'intestino, gli studioso hanno ipotizzato un ruolo attivo del batterio nella progressione metastatica e nella resistenza ad alcuni trattamenti specifici, testatndo l'ipotesi con l'analisi di 5 coorti di patient-derived CRC.
Sono stati analizzati DNA/RNA batterici nel tumore primitive, in metastasi paired e quindi testata l'evoluzione di tumori Fusobacterium + vs Fusobacteruium - su modelli murini trapiantati e trattati con terapia antibiotica ad hoc (metronidazolo).
Nel 58% dei campioni analizzati (neoplasie non metastatiche) sono state riscontrate specie diverse di Fusobacterium in concentrazioni relative superiori all’1%.
Inoltre, è stata evidenziata una correlazione tra la presenza di batteri del genere Fusobacterium e la propagazione della neoplasia in sede epatica (studio con frozen paired-metastases): quantità significative di fusobatteri sono state riscontrate nel 45% neoplasie primitive e nel 45% delle corrispondenti metastasi epatiche; in questi casi la omologia genetica tra batteri presenti nel primitivo e nelle metastasi era molto alta (a controprova, non si è individuata una rilevante concentrazione di Fusobacterium spp negli epatocarcinomi primitivi e nemmeno nelle metastasi epatiche derivanti da tumori colorettali Fusobacterium -).
L'ipotesi affascinante degli autori è quindi che i batteri anaerobi "viaggino" nel torrente circolatorio assieme alle cellule neoplastiche, partecipando attivamente all'escape immunitario e all'homing del nido metastatico nell'organo bersaglio: per testare la quale sono state testate su modelli murini transfettati opportune concentrazioni di eritromicina e metronidazolo (i fusobatteri sono resistenti all’eritromicina e molto sensibili al metronidazolo).
Come atteso, in topi con tumori positivi al batterio trattati con eritromicina e in topi negativi al batterio trattati con metronidazolo la progressione neoplastica non è stata alterata dalla somministrazione dell’antibiotico. Nei topi fusobatterio-positivi, invece, il trattamento con metronidazolo ha ridotto significativamente sia la popolazione batterica che proliferazione neoplastica.
Gli autori dimostrano un importante ruolo del germe anaerobio nella progressione/metastatizzazione della neoplasia colorettale e nella possibile resistenza a trattamenti immunoterapici.
Come ragionevole attendersi in un lavoro scientifico di questo tipo, le ricadute immediate sono poche ma le potenzialità speculative moltissime:
1) potremmo profilare la flora batterica per stimare l'aggressività e il potenziale metastatico della neoplasia del colon, aggiungendo dati alla classificazione molecolare attuale?
2) avremo un nuovo test di screening? (vedi anche Flemer B, et al. The oral microbiota in colorectal cancer is distinctive and predictive. Gut 2017).
3) sarà razionale utilizzare l'antibioticoterapia per modulare la composizione della microflora batterica intestinale?