Nessun fraintendimento politico: qui si parla di Fotios Loupakis, non di Alexis Tsipras. Il recente lavoro pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute analizza le caratteristiche cliniche e patologiche di 2.000 pazienti con malattia avanzata, dimostrando come la sede anatomica della neoplasia primitiva sia un importante fattore prognostico nel tumore del colon.
Loupakis F, et al. Primary tumor location as a prognostic factor in metastatic colorectal cancer. J Natl Cancer Inst 2015 Feb 24;107(3).
Lo studio molecolare e clinico della patologia coloretale supporta l'idea che i tumori a origine nel colon destro (ascendente e trasverso fino alla flessura splenica) siano differenti da quelli che insorgono nel colon di sinistra (discendente, sigma e giunzione colorettale). I primi, infatti, hanno maggiore probabilità di essere diploidi, e di avere istotipo mucinoso, fenotipo metilatore, instabilità microsatellitare e mutazione di BRAF. I secondi, invece, sono più frequentemente aneuploidi e con instabilità cromosomica.
Per dimostrare il valore prognostico della sede della neoplasia primitiva (endpoint primario dello studio), gli autori hanno utilizzato come set esploratorio i dati clinici e molecolari dei pazienti inclusio nello studio PROVETTA e come set di validazione i dati dei pazienti inclusi nei trial AVF2107g e NO16966. Endpoint secondario dello studio era verificare se la sede anatomica fosse predittiva di efficacia del trattamento con bevacizumab.
Sono state calcolate curve di Kaplan-Meier per OS e PFS, l'analisi statistica ha previsto una regressione logistica di Cox per stabilire l'associazione tra sede della neoplasia e outcome. Sono stati costruiti dei modelli multivariati che hanni incluso tra le variabili baseline età, sesso, razza, score prognostico di khone, precedente chemioterapia adiuvante, mutazione di BRAF e istologia mucinosa (queste ultime due variabili solo per lo studio PROVETTA). L'effetto predittivo per l'efficacia dell'antiangiogenico eè stato stimato con un test di interazione.
Nei tre studi presi singolarmente, la percentuale di pazienti con tumore localizzato a sinistra variava tra il 63.1% (AVF2107g) e il 73.7% (NO16966).
La percentuale di pazienti con mutazione BRAF nel provetta era del 17.9% per i tumori localizzati a destra e del 2.8% per quelli localizzati a sinistra, mentre la percentuale di istologia mucinosa era rispettivamente del 25% vs 14.6%.
In tutti e tre gli studi la localizzazione sinistra prediceva una migliore overall survivala: HR 0.44 nel PROVETTA (95%CI 0.28-0.70, p<0.001); HR 0.55 nel AVF2107g (95%CI 0.43-0.70, p<0.001); HR 0.71 nel NO16966 (95%CI 0.62-0.82, p<0.001). Nello studio italiano la localizzazione destra si dimostrava un fattore prognostico negativo indipendente da mutazione BRAF e istologia mucinosa.
Inoltre, nei due studi internazionali randomizzati, non si osservava una differente efficacia del bevacizumab in rapporto alla sede anatomica della malattia primitiva.
Con il limite di non poter testare in tutti i pazienti l'indipendenza prognostica della sede anatomica rispetto alla mutazione di BRAF e dalla istologia mucinosa, il messaggio dello studio è chiaro: la neoplasia localizzata a sinistra (discendente, sigma e giunzione colorettale) conferisce alla malattia una prognosi più favorevole e la differenza prognostica è in linea con le recenti acquisizioni sulla biologia della patologia colorettale.
Il dato, concorde nei tre trial (due dei quali erano trial randomizzati di fase III), potrà essere utilizzato come fattore di stratificazione in futuri studi prospettici.
A latere, gli autori segnalano come l'efficacia del bevacizumab si mantenga indipendente dalla sede della neoplasia primitiva.