Dicevano l’elevata espressione di SPARC, proteina presente sui fibroblasti dello stroma tumorale, gli avrebbe reso il compito più facile. Ma si sbagliavano. In questo scontro a fuoco, il nab-Paclitaxel affronta il tumore del pancreas senza aiuti. Clint Eastwood permettendo.
Hidalgo M, et al. SPARC Expression Did Not Predict Efficacy of nab-Paclitaxel Plus Gemcitabine or Gemcitabine Alone for Metastatic Pancreatic Cancer in an Exploratory Analysis of the Phase III MPACT Trial. Clin Cancer Res 2015, epub ahead of print Aug 13.
SPARC (Secreted Protein Acidic and Rich in Cysteine), nota anche come osteonectina o BM-40, è una proteina espressa nei fibroblasti e sulle cellule epiteliali dello stroma desmoplastico che circonda il tumore pancreatico. Analisi retrospettive non solo suggerivano l’espressione di SPARC stromale avesse un ruolo prognostico sfavorevole (Infante JR, et al. J Clin Oncol 2007), ma anche conferisse un minor beneficio dal trattamento adiuvante con gemcitabina in pazienti già sottoposti a chirurgia radicale (studio Conko 001; Sinn M, et al. Ann Oncol 2014).
Di ancor maggiore interesse è lo studio di SPARC nell’epoca della nanotecnologia, quando abbiamo a disposizione un carrier naturale (albumina) che trasforma un farmaco insolubile in una forma iniettabile in nanoparticelle con alto rilascio di principio attivo.
Poiché l’espressione di SPARC nel microambiente favorisce il legame con l’albumina e permette di concentrare nello stroma una maggiore quantità di nab-Paclitaxel, la logica risultante sarebbe una più marcata azione del taxano, con l’effetto di stromal collapse e un conseguente aumento dell’azione antiblastica della gemcitabina. Naturale quindi ipotizzare che una più elevata concentrazione di SPARC avrebbe potuto amplificare l’attività terapeutica della combinazione di chemioterapici.
A supporto della teoria, uno studio di fase I/II (Von Hoff D, et al. J Clin Oncol 2011) suggeriva un vantaggio in sopravvivenza in pazienti con elevata espressione di SPARC stromale quando esposti a gemcitabina e nab-Paclitaxel.
Con queste premesse, gli autori si proponevano di verificare il valore prognostico e predittivo dell’espressione di SPARC, cercando una conferma della correlazione tra l’espressione della proteina e l’outcome clinico di pazienti trattati per neoplasia pancreatica avanzata. Questa correlazione, oltre a dimostrare il sillogismo biologico (più SPARC, più taxano, più efficacia), lo avrebbe reso un utile razionale alla scelta del trattamento.
L’analisi è stata condotta sullo stroma di lesione primitiva o metastasi, sulle cellule epiteliali e nel plasma di circa un terzo degli oltre 800 pazienti arruolati nello studio MPACT.
L’espressione della proteina è stata valutata con analisi immunoistochimica (IHC) in modo indipendente da tre differenti patologi utilizzando l’anticorpo monoclonale ON1-1, giudicato il più attendibile tra quelli disponibili. Lo score di SPARC sui fibroblasti era considerato elevato se presente IHC 3+ in almeno il 50% delle cellule a un ingrandimento di 20-40x; lo score di SPARC nelle cellule epiteliali, invece, era valutato come il prodotto tra intensità di colorazione IHC e la percentuale di cellule positive (H-score elevato se >100).
L’espressione IHC di SPARC stromale non si è dimostrata utile come fattore prognostico: indipendentemente dal trattamento ricevuto, non si evidenziava una differenza in termini di outcome tra pazienti con elevata o bassa espressione di SPARC stromale (HR 1.02, 95%CI 0.75-1.38, p=0.9).
In modo simile, SPARC non si è dimostrata fattore predittivo di efficacia: non vi erano, infatti, differenze significative in sopravvivenza overall dipendentemente dal livello di espressione IHC della proteina. Il dato high vs low SPARC era omogeneo nei pazienti esposti a sola gemcitabina (HR 0.66, 95%CI 0.42-1.02) e in quelli trattati con la combinazione (HR 1.50, 95%CI 0.97-2.31)
Da notare, tuttavia, i limiti dello studio:
- analisi post-hoc esploratoria condotta nel 30% dei pazienti inclusi nel master trial
- possibile differenza nell’espressione di SPARC tra tumore primitivo e lesione secondaria (dove il gene potrebbe essere silenziato per metilazione)
- metodologia di analisi immunoistochimica non standard e non pianificata a priori
Sebbene lo studio (lussuosamente) pubblicato su Clin Cancer Res non sia scevro da bias, i risultati smentiscono vi sia un’associazione tra il livello di espressione immunoistochimica di SPARC stromale e l’outcome dei pazienti trattati con chemioterapia per malattia pancreatica avanzata.
Nella sostanza, quindi, non cambia la pratica clinica: la misura dell’espressione della proteina non pare essere utile per affinare la scelta terapeutica.