Questa è la main question di una ricerca inglese recentemente pubblicata su Gut, con uno studio condotto su 29.000 casi e oltre 135.000 controlli. Di certo, la flora intestinale gioca nella carcinogenesi e nel trattamento dei tumori un ruolo di sempre maggior rilievo.
Zhang J, et al. Oral antibiotic use and risk of colorectal cancer in the United Kingdom, 1989–2012: a matched case–control study. Gut 2019, Aug 29th, epub ahead of print
Un corposo numero di articoli scientifici dimostra che la flora batterica influenzi in vario modo le cellule intestinali normali , eserciti interferenza sulla cancerogenesi colica - tramite l'insieme di azioni sul metabolismo glucidico, lipidico e proteico -, e abbia interazioni con le cellule del sistema immunitario nel tratto intestinale. Inoltre, in differenti parti del mondo autori stanno indagando in studi prospettici le possibili interazioni tra la tipologia di batteri presenti a livelo intestinale e la risposta al trattamento chemioterapico (report stabiliscono l'importanza della flora nel metabolismo di 5-FU, irinotecan), a quello con farmaci target e all'immunoterapia.
E' anche noto che l'utilizzo di antibiotici, soprattutto a largo spettro, determini una modifica della flora commensale, esercitando un effetto di selezione su alcune specie batteriche, depauperando i prebioti e indebolendo l'integrità della barriera intestinale. In effetti, diversi lavori hanno suggerito un potenziale effetto dell'uso di antibiotici nell'incrementare il rischio di alcune neoplasie, tra le quali i carcinomi intestinali, sebbene spesso questi studi abbiano tra i baias il non considerare il BMI dei pazienti o altri fattori di rischio alimentari.
Lo studio recentemente pubblicato mira a verificare se l'utilizzo di antibiotici possa aumentare il rischio di carcinoma colorettale, e utilizza un disegno di case-match con 5 match per ogni caso, sfruttando il Clinical Practice Research Datalink - il più grande sistema di database al mondo che deanonimizza pazienti e soggetti seguiti dal Medico di Medicina Generale in UK -dal 1989 al 2012. Gli antibiotici erano considerati per numero di giorni di prescrizione, effetto su classi specifiche di batteri e tipologia della molecola. Il timing di insorgenza della malattia era valutato in inferiore o superiore ai 10 anni, limitando l'analisi ai CRC sporadici di età compresa tra i 40 e i 90 anni ed escludendo pazienti con stato di immunosoppressione.
Partendo dagli olti 11 milioni di soggetti inclusi nel database CPRD, lo studio ha incluso 28.980 casi (pazienti con CRC con età mediana di 72 anni) e 137.077 controlli (con analoga età mediana).
Per i casi e controlli inclusi erano raccolte informazioni anche su BMI (sovrappeso o obeso 52% nei casi vs 51.2% nei controlli), anamnesi di tabagismo (41% vs 42%), consumo alcolico (elevato nel 13.8% nei casi vs 10.8% nei controlli) ed altre informazioni sanitarie. Non vi era differenza nel tasso di consumatori abituali di aspirina (20% circa in entrambi i gruppi).
L'utilizzo di antibiotici era associato ad un modesto incremento del rischio di neoplasia intestinale, ma tale effetto differiva in base alla tipologia di antibiotico ed alla sede anatomica intestinale considerata. In particolare, il rischio sembrava aumentato nel colon prossimale e con l'uso di antibiotici ad attività anti-anaerobica.
Le curve presentate in tabella spiegano molto bene l'incremento del rischio: nel colon, il rischio aumenta con il numero di giornate di uso di antibiotico fino ai 60 giorni, per poi stabilizzarsi; considerando solo il colon prossimale vi è un ampliamento del fenomeno di rischio (con un rischio aumentato dal 14 al 32% rispetto a chi non ha utilizzato antibiotici).
Curioso il fenomeno protettivo sul rischio di neoplasie rettali (adjusted OR 0.85, 95% CI 0.79-0.83) per l'uso di antibiotici, in particolare tetracicline, per un periodo superiore ai 60 giorni.
Lo studio, allinenandosi ad altri dati già riportati in letteratura, conferma vi sia un possibile aumento del rischio di carcinoma colico determinato dall'uso di antibioticoterapia orale e tale rischio possa essere differentemente quantificato in base alla sede del tratto anatomico considerato, della classe di antibiotico utilizzato e del tempo di utilizzo. Si ricorda invece l'effetto potenzialmente protettivo sulla genesi di neoplasia rettale.
Un monito, quindi, ad usare la terapia antibiotica con appropriatezza e uno sprone a cercare la comprensione del meccanismo di azione per mitigare gli effetti potenzialmente dannosi.
Il microbiota intestinale si conferma quindi un argomento di grande interesse in tutta la storia naturale della patologia colorettale, dalla patogenesi al trattamento. Anche in studi prospettici (ad esempio Atezotribe, in corso in Italia) si prevede la raccolta di campioni di feci per migliorare la comprensione sulla relazione tra flora intestinale e risposta ad alcuni specifici trattamenti.