L’analogo della somatostatina è utilizzato con successo in pazienti con sintomi da tumore carcinoide o in neoplasia neuroendocrina midgut non resecabile con basso indice proliferativo (<3%). Ora il CLARINET, un trial multicentrico prevalentemente condotto in Europa, verifica se il beneficio del farmaco possa essere esteso a tutti i pazienti con tumore neuroendocrino gastrointestinale avanzato.
Caplin ME et al. Lanreotide in metastatic enteropancreatic neuroendocrine tumors. N Engl J Med 2014;371:224-33.
L’armamentario terapeutico utilizzabile in pazienti con neoplasia neuroendocrina intestinale avanzata e non resecabile è limitato: i trattamenti target che inibiscono la via di mTOR o dell’angiogenesi (everolimus e sunitinib) sono registrati solo per i NET di origine pancreatica, la terapia radiometabolica ha un basso livello di evidenza, un solo studio prospettico randomizzato con solo 85 pazienti (neoplasia midgut e indice proliferativo inferiore al 2%) ha dimostrato il beneficio dell’utilizzo di octreotide vs la sola terapia di supporto.
Nello studio 204 pazienti con tumore neuroendocrino gastrointestinale non secernente (qualsiasi sede anatomica), avanzato o non resecabile, con espressione metabolica dei recettori per somatostatina, grading G1-G2 ed indice di proliferazione inferiore a 10%, sono stati randomizzati a ricevere lanreotide autogel 120 mg ogni 28 gg vs placebo. Endpoint primario dello studio era la PFS valutata con criteri RECIST 1.0; i principali endpoint secondari erano l’OS, la safety e la QoL, valutata con questionari validati (QLQ C-30, QLQ-GI.NET21). Le caratteristiche biologiche e istopatologiche della malattia erano rivalutate centralmente da patologi esperti; era anche prevista una revisione centralizzata dell’imaging radiologico. La terapia era continuata senza interruzione per un massimo di 2 anni. Il sample-size dello studio era calcolato assumendo un rate di progressione a 2 anni del 60% per il braccio con analogo vs 80% per quello con placebo (HR 0.57)
I pazienti erano ben bilanciati nei due bracci di trattamento per età mediana (63 ani vs 62 anni), precedente trattamento chirurgico (40% vs 38%), sede anatomica di origine della malattia neuroendocrina, livello di espressione di Ki-67 inferiore al 3% (68% vs 70%). Da notare che un terzo dei pazienti avevano un significativo carico di malattia epatica.
Il trattamento con lanreotide era associato ad un significativo vantaggio in PFS mediana: non raggiunta nel braccio sperimentale vs 18 mesi in quello standard (HR 0.47, 95%CI 0.30-0.73, p<0.001), con una stima del tasso di PFS a 24 mesi aumentata del 100% (65.1% vs 33%). Un’analisi prepianificata ha confermato il beneficio del trattamento in tutti i sottogruppi con numerosità adeguata. Non è stato tuttavia confermato il vantaggio in sopravvivenza overall, ma si deve ricordare la possibilità di crossover al trattamento dopo la progressione a placebo. Si è inoltre registrata una maggiore incidenza di diarrea nei pazienti esposti all’analogo della somatostatina (26% vs 9%), tuttavia non vi erano differenze significative in QoL nei due bracci di trattamento.
Lo studio CLARINET dimostra il vantaggio dell’uso dell’analogo (lanreotide autogel) in tutti pazienti con neoplasia neuroendocrina ben differenziata, indipendentemente dalla sede di origine e dall’indice proliferativo (se inferiore al 10%), estendendo in questa popolazione i dati positivi del trial PROMID (Rinke A, et al. J Clin Oncol 2009). Dal CLARINET, quindi, musica nuova.