Uno studio italiano affronta il tema del trattamento con solo EGFR-inibitore in una coorte di pazienti anziani con controindicazione alla chemioterapia sistemica. Più selezione molecolare? Certamente. Meno chemioterapia? Volentieri. Ma attenzione, siamo off-label.
Pietrantonio F, et al. Single-Agent Panitumumab in Frail Elderly Patients With Advanced RAS and BRAF Wild-Type Colorectal Cancer: Challenging Drug Label to Light Up New Hope. Oncologist 2015, epub ahead of print 7 Oct.
I pazienti con malattia colorettale avanzata ed età superiore ai 75 anni rappresentano circa un terzo dell’intera popolazione. In questi pazienti, la scelta del trattamento non è semplice, soprattutto quando il paziente anziano è stato classificato come frail (nell’accezione di Balducci o di Hurria). Da un lato si vorrebbe comunque somministrare una terapia attiva ed efficace, dall’altro si pianifica la strategia per minimizzare il rischio di tossicità sistemica e preservare la qualità della vita. Una più accurata selezione molecolare permette di identificare il paziente con maggiori chance di risposta a EGFR inibitore, ma i dati specifici di questa terapia nella popolazione fragile con età superiore ai 70 anni sono pochi.
Queste premesse aiutano a capire come collocare lo studio promosso da Filippo Pietrantonio, che ha arruolato quaranta pazienti con età maggiore ai 75 anni e classificati come frail secondo i criteri di Hurria (J Clin Oncol 2014), carcinoma colorettale avanzato non resecabile, profilo molecolare wild-type per RAS e BRAF e una delle seguenti caratteristiche: a) non indicazione alla chemioterapia se in setting di prima linea oppure b) non indicazione a irinotecan se in setting di seconda linea.
I pazienti sono stati trattati con panitumumab in monoterapia alla dose di 6 mg/Kg ogni due settimane con richiesta off-label. Endpoint primario dello studio era il tasso di risposte, era anche registrata la tossicità, la PFS e la sopravvivenza overall dei pazienti.
L’età mediana dei pazienti inclusi era di 81 anni (range 76-90) con un Charlson Index adattato per età di 11 (range 9-15). La maggior parte dei pazienti aveva ECOG PS di 1 (80%).
Nel complesso, il RR è stato del 32.5% (40% in prima linea e 30% in seconda linea).
La PFS mediana era di 6.4 mesi (95%CI 4.9-8), la sopravvivenza overall mediana di 14.3 mesi (95%CI 10.9-17.7).
La tolleranza al trattamento è stata buona, con una tossicità G2 limitata e una tossicità G3 inferiore all’atteso (20% di tossicità cutanea, 2.5% di astenia). Il trattamento è stato ridotto nel 23% dei pazienti, ma in nessun caso definitivamente interrotto a causa di tossicità.
A oggi, l’unico biologico con dati prospettici di efficacia nella popolazione anziana è il bevacizumab, somministrato nello studio AVEX in combinazione alla chemioterapia. Il dato pubblicato dal giovane (e brillante) dr. Pietrantonio, pur accorpando una casistica limitata trattata in prescrizione off-label e senza l’evidenza di uno studio prospettico randomizzato, contribuisce a colmare il gap di conoscenza sull’uso di EGFR-inibitori nei pazienti anziani e frail, dove l’indicazione alla chemioterapia perde di mordente. Interessante, quindi, il possibile sviluppo pratico dello studio che suggerisce di pensare a un trattamento con solo panitumumab in una popolazione fragile per età e condizioni generali, senza indicazione a un trattamento antiblastico, ma molecolarmente ben selezionata.
Segnaliamo inoltre che è in partenza lo studio italiano PANDA (EUDRACT 2015-003888-10), un trial di fase II randomizzato che mira a studiare l’efficacia dell’EGFR inibitore in combinazione alla chemioterapia con o senza oxaliplatino nella popolazione geriatrica con carcinoma colorettale avanzato e biologia molecolare permissiva. Ancora una volta, Pisa, Udine, Milano e Padova tra i centri promotori.