Nonostante gli statement delle società scientifiche suggeriscano di limitare l’uso della PET nella pratica clinica, emergono dati sulla possibile utilità dell’indagine metabolica nel carcinoma del pancreas. Tempo per un ripensamento?
Ramanathan RK, et al. Positron emission tomography (PET) as a predictive measure in patients with metastatic pancreatic cancer and normal CA19-9 levels at baseline. Ann Oncol 2016, epub ahead of print.
Sebbene l’utilizzo della PET abbia dimostrato di essere vantaggioso in alcune patologie (linfomi, GIST, alcuni sottotipi di tumore gastrico o colorettale), il suo utilizzo nella patologia pancreatica rimane incerto. Inoltre, il consiglio di limitarne la richiesta ottimizzandone l’appropriatezza è un mesaggio condiviso dalla maggior parte delle società scientifiche.
Sensibilità e specificità della PET-CT per adenocarcinoma pancreatico sono nell’ordine del 90% e 85% nelle modern casistiche.
Un recente report riferito a 257 pazienti arruolati nello studio MPACT (Ramanathan RK, et al. Ann Oncol 2016) ha dimostrato come la risposta metabolica precoce sia associate a migliore outcome in pazienti trattati con gemcitabine e nabpaclitaxel in prima linea di terapia.
Deve anche essere considerato il dato che un 20% dei pazienti con carcinoma pancreatico non esprime il marcatore Ca 19.9.
In questo contesto gli autori si chiedono con questa analisi non prepianificata se l’utilizzo della PET possa essere utile nel predire l’outcome in un particolare subset di pazienti.
Nello studio MPACT (Von Hoff, et al. N Engl J Med 2013), un maggior numero di pazienti ha riportato una risposta metabolica di quanti abbiano avuto una risposta radiologica.
Sono stati inclusi nell’analisi 38 pazienti seguiti con PET e senza avere al basale un valore elevato di Ca 19.9 (valore <37 stabilito come cut-off ).
A 8 settimane dall’inizio del trattamento era ripetuta la PET: in caso di risposta metabolica precoce la sopravvivenza mediana era di 13.2 mesi e quella a 1 anno del 52% vs sopravvivenza mediana di 8 mesi (HR 0.34, p=0.001) e sopravvivenza a 1 anno del 35% in caso di mancata risposta metabolica.
I dati si ripetevano in modo molto simile qualora la risposta metabolica fosse stata valutata durante l’intero arco terapeutico.
I dati del report, che provengono da un’analisi post hoc non pianificata, devono essere interpretati come generatori di ipotesi. Tuttavia, suggeriscono di valutare la possibile utilità del monitoraggio metabolico nei pazienti con livello basale di Ca 19.9 nella norma.
Rimane tuttavia da stabilire il ruolo della PET-CT nella preduzione della PFS e il potenziale beneficio delle immagini di fuzione con PET e RMN.
Interessante anche notare, in accordo al lavoro prospettico PET-PANC recentemente riportato in orale all’ASCO Meeting 2016 di Chicago, che nella pianificazione della strategia terapeutica iniziale l’esecuzione di una PET-CT basale permetteva un favorevole cambio di strategia in circa il 40% dei casi.