Ultimo trial a mancare all'appello sull'utilizzo dei biologici nel trattamento adiuvante del tumore del colon. Dopo i risultati negativi dell'AVANT (Lancet Oncol 2012), del C-08 (J Clin Oncol 2013) e del N0147 (JAMA 2012), la pubblicazione per esteso del PETACC-8 chiude il cerchio. E cala una pietra tombale sugli studi con EGFR-inibitori in setting adiuvante. I giochi, appunto, sono fatti.
Taieb J, et al. Oxaliplatin, fluorouracil, and leucovorin with or without cetuximab in patients with resected stage III colon cancer (PETACC-8): an open-label, randomised phase 3 trial. Lancet Oncol 2014, Jun 10, epub ahead of print.
Dopo la pubblicazione dello studio MOSAIC e del C-07, la chemioterapia con oxaliplatino si eè affermata come standard terapeutico nel trattamento postoperatorio dei pazienti radicalmente resecati per neoplasia del colon in stadio III.
Negli stessi anni, un grande fermento accoglieva i risultati positivi dell'utilizzo degli inbitori della angiogenesi e degli anti-EGFR utilizzati nella malattia avanzata.
Lo studio internazionale PETACC-8, avviato in epoca pre KRAS, ha randomizzato 1:1 2600 pazienti a ricevere il trattamento standard FOLFOX 4 vs la stessa terapia combinata a cetuximab settimanale (400 mg/mq alla prima somministrazione, seguito da dosi di 250 mg/mq). Fattori di stratificazione erano lo stato dei linfonodi (N1 vs N2), lo stato del T (T1-T3 vs T4), e la presenza di ostruzione o perforazione alla diagnosi (una delle due presentazioni vs nessuna).
Nel giugno 2008, quando già oltre 2000 pazienti erano stati inclusi, il trial venne emendato per proseguire l'arruolamento solo nei pazienti con stato mutazionale wild-type su KRAS esone 2.
L'analisi intention-to-treat presentata nel manoscritto riguarda i 1602 pazienti con stato di KRAS wild-type su esone 2 (791 allocati al braccio sperimentale vs 811 allocati a quello standard). Endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da malattia (DFS) a 3 anni.
I risultati delle analisi ITT sono presentati dopo un follow-up mediano di circa 3.3 anni.
In entrambi i bracci di trattamento i pazienti avevano un'età mediana di 60 anni (la popolazione over 70 era del 10% circa) e una larga prevalenza di PS 0 (80% dei casi). Inoltre, i bracci di studio erano ben bilanciati per stato linfonodale, T e localizzazione anatomica del primitivo (colon destro nel 63% vs 64%), grading, tipo di chirurgia ricevuta (open nel 68% vs 69% dei casi).
Non si registravano inoltre differenti esposizioni agli antiblastici.
DFS a 3 anni in pazienti con KRAS esone 2 wild-tipe: 75.1% (braccio sperimentale) vs 78% (braccio standard), HR 1.05, 95%CI 0.85-1.29, p=0.66
DFS a 3 anni in pazienti con KRAS esone 2 wild-tipe e BRAF wild-type: 75.9% (braccio sperimentale) vs 79.1% (braccio standard), HR 0.99, 95%CI 0.76-1.28, p=0.92
DFS a 3 anni in pazienti con KRAS esone 2 mutato: 70.7% (braccio sperimentale) vs 71% (braccio standard), HR 1.06, 95%CI 0.82-1.37, p=0.65
Interessante notare il significativo vantaggio in DFS a 3 anni per esposizione a cetuximab nel sottogruppo di pazienti con malattia a caratteristiche prognostiche particolarmente sfavorevoli (T4, N2) con un HR di 0.56 (DFS a 3 anni 56.9% vs 40.8%).
Lo studio PETACC-8 replica i risultati del N0147, confermando la mancanza di protezione aggiuntiva offerta dall'EGFR inibitore in setting adiuvante. Molto poco probabile che analisi traslazionali future evidenzino sottopopolazioni con maggiore beneficio. Le possibili spiegazioni del fenomeno analizzate nel (deludente) commento di Ting e Ryan prendono in esame il differente meccanismo di evoluzione della malattia microscopica e l'eterogeneità della neoplasia intestinale.