Pubblicati i risultati preliminari dello studio randomizzato NETTER 1, che definisce l'efficacia del Lutezio-177-DOTATATE per pazienti con tumore neuroendocrino midgut avanzato in progressione all'analogo della somatostatina. 3000 nuovi casi/anno in Italia, ma quanti avranno facile accesso alla terapia?
Strosberg J, et al. Phase 3 Trial of 177Lu-Dotatate for Midgut Neuroendocrine Tumors. N Engl J Med 2017;376:125-35.
I tumori del midgut rappresentano la maggioranza del tumori neuroendocrini intestinali e hanno una prognosi quoad vitam di circa il 50% a 5 anni considerata la frequenza con la quale metastatizzano ai linfonodi, al fegato e al peritoneo.
Da oltre 20 anni si utilizzano in clinica i radionuclidi, elementi radioattivi coniugati a analoghi della somatostatina, con risultati nel complesso incoraggianti, soprattutto per Yttrio-90 DOTATOC e Lutezio-177 DOTATATE.
La DOTATATE, peraltro, può anche essere utilizzata con finalità diagnostica con Gallio-68.
Il Lutezio-177 è un emittente misto (beta e gamma-emittente) con una vita media di 160 mesi. Una importante esperienza pubblicata dal gruppo olandese quasi 10 anni fa, dimostrava la buona tolleranza del trattamento e riportava una risposta nel 30% dei pazienti analizzati, con una tempo alla progressione di 40 mesi e una sopravvivenza mediana superiore ai 46 mesi.
Lo studio ora pubblicato è un trial di fase 3 randomizzato condotto in 41 centri distribuiti in 8 paesi.
I pazienti inclusi nella sperimentazione avevano tra le altre le seguenti caratteristiche: 1. diagnosi istolgica di tumori neuroendocrini del midgut localmente avanzati o metastatici; 2. tumore ben differenziato con Ki-67 inferiore al 20%, espressione dei recettori per somatostatina; 3. malattia in progressione confermata dopo trattamento con analogo della somatostatina; 4. KPS di almeno 60
Lo studio prevedeva una randomizzazione 1:1 tra il trattamento radiometabolico alla dose di 7.4 GBq +BSC (che includeva octreotide LAR im alla dose di 30 mg ogni 28 gg) e il solo trattamento con analogo (octreotide LAR 60 mg im ogni 4 settimane). Endpoint primario dello studio era la PFS; endpoint secondari RR, OS e safety. Lo studio prevedeva una interim analysis sulla OS (che non era endpoint primario), oggetto della presentazione.
Nel complesso, sono stati randomizzati 229 pazienti.
All'interim analisi si registravano 14 decessi nel braccio di trattamento sperimentale vs 26 in quello di controllo (p=0.004), suggerendo un possibile vantaggio in sopravvivenza sebbene non sia ancora stato raggiunto il punto in cui la sopravvivenza mediana poteva essere calcolata.
La stima del tasso di PFS a 20 mesi era del 62.5% nel braccio sperimentale (95%CI 50-76.8) vs 10.8% in quello di sola octreotide (95%CI 3.5-23); da notare la completa assenza di sovrapposizione tra i due range degli intervalli di confidenza.
Il tasso di risposte era del 18% vs 3% (p<0.001).
Si è registrata una maggiore tossicità midollare, ma non renale, per il braccio sperimentale.
Nella attesa dei dati finali dello studio (la final analysis sarà condotta al momento del decesso 158 ovvero dopo 5 anni dalla random dell'ultimo paziente), la terapia con analogo radiomarcato sembra portare ad un importante passo avanti nella strategia terapeutica di questa neoplasia.
Sarebbe interessante sapere quali Medicine Nucleari in Italia siano pronte per l'utilizzo della metodica ed avere anche dati di una analisi farmacoeconomica.
Un analogo risultato - peraltro - ha ottenuto everolimus nello studio RADIANT-4. Il farmaco è facilmente gestibile dalla grande maggioranza dei centri oncologici e per non perdere opportunità terapeutiche andrà quindi stabilita la migliore sequenza di trattamento per i pazienti con NET non funzionante.