Sole a catinelle, titola un recente film di Checco Zalone. Ma l'esposizione solare ed i livelli plasmatici di vitamina D possono influenzare la sopravvivenza dopo la chirurgia intestinale? Lo studio scozzese approfondisce il tema e offre le basi per futuri trial che valutino il ruolo della supplementazione vitaminica postoperatoria.
Zgaga L, et al. Plasma vitamin D concentration influences survival outcome after a diagnosis of colorectal cancer. J Clin Oncol 2014; epub ahead of print Jul 7th
E' noto il ruolo del deficit di vitamina D nella genesi di diverse patologie, incluse quelle neoplastiche. Poichè l'apporto dietetico di vitamina D è di norma limitato (ad ogni latitudine ed area geografica), la sintesi vitaminica catalizzata dall'esposizione al sole rimane la maggiore fonte. Nonostante osservazioni epidemiologiche sembrino supportare una relazione tra esposizione al sole/livello di vitamina D plasmatica (25-OHD) e rischio di carcinoma colorettale e le interazioni tra 25-OHD/VDR possano influenzare il rischio, gli studi prospettici non hanno chiarito il ruolo del deficit vitaminico nell'outcome dei pazienti con malattia colorettale.
Lo studio di matrice scozzese ha indagato in 1600 pazienti sottoposti a chirurgia radicale per neoplasia del colon o del retto in stadio I-III l'associazione tra la sopravvivenza cancro-specifica ed il valore plasmatico di vitamina D (25-OHD totale) ed il genotipo/aplotipo del suo specifico recettore (VDR). I campioni plasmatici erano raccolti poco dopo la chirurgia ed analizzati con cromatografia liquida e spettrometria di massa in un laboratorio centralizzato ed i pazienti divisi in terzili in dipendenza del valore (terzile inferiore: 25-OHD <7.25 ng/mL - terzile centrale 25-OHD compreso tra 7.25 e 13.25 ng/mL - terzile supreiore 25-OHD >13.25 ng/mL); era prevista la genotipizzazione dei quattro principali polimorfismi di VDR, gli aplotipi erano poi stimati con il software BEAGLE.
L'analisi statistica dello studio prevedeva una analisi di sopravvivenza di Kaplan-Meier con un modello di Cox per la stima degli adjusted HRs; il terzile inferiore era considerato quello di riferimento per la sopravvivenza.
Al momento del test basale, circa la metà dei pazienti arruolati nello studio avevano bassi livelli plasmatici di 25-OHD (<10 ng/mL) ed un ulteriore 25% erano a rischio di deficit vitaminico.
Gli autori hanno dimostrato una forte associazione tra la concentrazione plasmatica di 25OHD e la sopravvivenza overall (p=0.003) o la sopravvivenza cancro-specifica (p=0.008).
Pazienti con livelli plasmatici di 25-OHD più elevati avevano un migliore outcome. In particolare, i pazienti inclusi nel terzile superiore (vs terzile inferiore) avevano un significativo vantaggio in sopravvivenza (HR 0.68, 95%CI 0.50-0.90), soprattutto nello stadio II di malattia (HR 0.44, p=0.004 per la sopravvivenza cancro-specifica). L'interazione tra livello di vitamina D e specifici aplotipi suggerisce inoltre una relazione causale tra il livello vitaminico e la sopravvivenza.
Con il limite di essere stato condotto in Scozia, una regione geografica a bassa esposizione solare, questo studio prospettico dimostra che una notevole percentuale di pazienti operati per neoplasia colorettale con intento radicale ha insufficienti livelli di vitamina D e che un basso livello di vitamina nel plasma possa essere considerato predittivo di un outcome peggiore. Rimane da stabilire se un supplemento vitaminico possa beneficiare i pazienti dopo l'intervento.