Pubblicati i dati dello studio TASCO1, un trial di fase II non comparativo che ha testato l'efficacia del TAS-102 associato al bevacizumab in prima linea per pazienti con carcinoma colorettale avanzato non candidati a terapia di combinazione.
Van Cutsem E, et al. Trifluridine/Tipiracil Plus Bevacizumab in Patients With Untreated Metastatic Colorectal Cancer Ineligible for Intensive Therapy: The Randomized TASCO1 Study. Ann Oncol 2020, epub ahead of print.
Tenendo presente l'età mediana alla diagnosi della patologia oncologica colorettale nei paesi europei [certamente superiore ai 70 anni], il trattamento del paziente con carcinoma colorettale avanzato non candidato a chemioterapia di combinazione è da molti anni oggetto di discussione. In questi pazienti, generalmete anziani o unfit, almeno quando la biologia molecolare controindica l'utilizzo di EGFR inibitori per la presenza di una mutazione di RAS o di BRAF, la strategia per la celta terapeutica si fonda sullo studio Avex [Cunningham D, et al. Lancet Oncol 2013]. Questo studio, infatti, ha dimostrato che la combinazione tra la fluoropirimidina orale meglio conosciuta - i.e. capecitabina - e il bevacizumab permette di impattare in modo significativo sulla sopravvivenza libera da progressione [mPFS 9.1 mesi vs 5.3 mesi, HR 0.53] e prolungare del 30%nlaq sopravvivenza overall rispetto all'utilizzo della sola chemioterapia orale in single agent.
Lo studio TASCO1 è un trial di fase II open label, non comparativo, che mira a testare efficacia e safety della combinazione di trifluridina tipiracile ovvero di capecitabina, entrambe combinate all'antiangiogenico bevacizumab. Endpoint primario dello studio era la PFS, con analisi condotta dopo 100 eventi [di progressione o morte] che era valutata ogni 8 settimane con criteri RECIST; endpoint secondari erano la sopravvivenza overall, la safety e la qualità di vita misurata con questionari validati [QLQ-C30 e QLQ-CR29] somministrati ogni 12 settimane.
TAS-102 e la capecitabina erano somminisrati alle dosi usuali; il bevacizumab era infuso ala dose di 2.5 mg/kg/settimana ogni 2 settimane nel primo caso e ogni 3 nel secondo.
Sebbene lo studio fosse un fase II con una numerosità di accrual limtata [153 pazienti sono stati inclusi], ha un respiro internazionale in quanto hanno partecipato oltre 50 centri provenienti da 12 differenti paesi.
Nello studio, i fattori di statificazione al momento della randomizzazione erano lo stato mutazionale di RAS, il PS secondo ECOG e la provenienza geografica.
Le caratteristiche basali erano ben bilanciate tra i due gruppi di trattamento; età mediana era 75 anni, i tre quarti dei pazienti avevano almeno tre sedi di malattia e nella metà dei casi ECOG PS 1.
La PFS mediana è stata di 9.2 mesi nel braccio con trifluridina tipiracile [7.6-11.6 mesi]e bevacizumab e poco meno di 8 mesi in quello con la capecitabina [5.5-10.1 mesi].
La sopravvivenza overall è stata di 2 mesi più lunga nel braccio con TAS-102: 18 mesi vs 16.2.
Il profilo di tossicità non rivelava problematiche inattese, come nemmeno la valutazione di QoL.
Lo studio ha il merito di indagare nuove terapie in una popolazione frequentemente incontrata nella pratica clinica [pazienti non candidati a regime chemioterapico con due farmaci], ma non sempre facile da selezionare in modo preciso. Sebbene nello studio TASCO-1 siano stati usati cinque criteri per questa definizione [età anziana, presenza di comorbidità maggiori, basso carico tumorale, PS scaduto o altre], ancora una volta il limite può risentire di valutazioni soggettive e la selezione di pazienti con meno favorevoli condizioni cliniche potrebbe avere condizionato sulla performance del braccio con capecitabina e bevacizumab, inferiore a quella riportata nel trial di fase III AVEX sia per PFS che per OS.
I dati disponibili, sebbene si riferiscano a un trial con un disegno non comparativo, dimostrano risulaati migliori per il braccio con la nuova fluoropirimidina. Migliore la PFS, la OS [sebbene con dati immaturi], il tasso di risposta e la loro durata, la durata del trattamento. Un buon viatico per il trial di fase III in corso [studio SOLSTICE] che arruola una simile popolazione di pazienti e confronta testa a testa i due regimi [TAS-102 e bevacizumab vs capecitabina e bevacizumab] con l'ambizioso obiettivo di superiorità in efficacia nella PFS.
In questo contesto, dobbiamo ricordare due altre note: 1) la prossima entrata nel mercato dei biosimilari del bevacizumab potrebbe modificare la prospettiva e 2) la presentazione al Virtual ASCO 2020 del trial PANDA potrebbe limitare questa opzione di trattamento intensivo ai soli pazienti con mutazione molecolare di RAS o BRAF.