Il paziente con tumore del pancreas "borderline resectable" ha necessità di un trattamento attivo per consentire al chirurgo la successiva chirurgia. In questo setting, altri dati su FOLFIRINOX. Ma sono davvero utili?
Janssen QP, et al. Neoadjuvant FOLFIRINOX in patients with borderline resectable pancreatic cancer: a systematic review and patient-level meta-analysis. J Natl Cancer Inst 2019, epub May 14th
La non resecabilità del carcinoma pancreatico localizzato (o localmente avanzato) si basa fondamentalmente su tre parametri che devono essere attentamente valutati in un meeting multidisciolinari di esperti dedicati alla patologia. Il primo è la A di anatomia: radiologo e chirurgo devono valutare e stabilire il rapporto della neoplasia con i vasi venosi, mentre l'infiltrazione dei vasi arteriosi rappresenta un criterio di non resecabilità assoluto. Il secondo è la B di biologia: si deve tenere in conto che spesso la malattia pancreatica è metastatica dall'inizio e che il livello dei marcatori (sia ca 19.9 che CEA) possono fare intuire localizzazioni secondarie non sempre evidenti. Il terzo è la C del caso clinico: il paziente - al centro di ogni valutazione - potrebbe avere comorbidità che rendono ampiamente svantaggioso il rapporto beneficio/danno di una chirurgia non certo semplice. Inoltre, la valutazione multidisciplinare iniziale e la successiva proposta chirurgica andrebbero sempre affidate a un centro con esperienza ed adeguato volume.
Sebbene la definizione non sia del tutto condivisa a livello mondiale, quando la malattia maligna pancreatica è giudicata "borderline resectable" (quasi resecabile) il paziente ha ancora la chance di essere operato, ma la strategia prevede un iniziale trattamento antiblastico, eventualmente seguito dalla radioterapia. In questo setting, è possibile proporre sia la terapia con la associazione di gemcitabina e nabpaclitaxel che la combinazione a tre farmaci con oxaliplatino, irinotecan e 5-Fluorouracile.
Con un dataset di letteratura di oltre 2.650 citazioni, gli autori hanno prodotto una review sistematica e una successiva metanalisi basata sui patient-data, con il proponimento di valutare gli outcome di pazienti inclusi in studi clinici prospettici (n=8) o retrospettivi (n=16) che nel complesso hanno arruolato circa 300 pazienti con tumore borderline resectable sottoposti a terapia upfront con FOLFIRINOX.
Endpoint primario della analisi era la sopravvivenza overall. Endpoint secondari erano invece la progression-free survival (PFS), il tasso di resezioni globale e il R0-resection rate, gli eventi avversi maggiori.
La maggioranza degli studi considerati (20 su 28) presentava l'analisi ITT; poco più di un terzo dei pazienti inclusi negli studi avevano malattia borderline resectable.
Il numero mediano di cicli ricevuti prima dell'eventuale chirurgia era compreso tra 4 e 9 (da 2 a 5 mesi di terapia); la probabilità di chirurgia successiva era del 67% (95%CI: 60.1 - 74.6) con un tasso di resezione radicale R0 elevato (83.9%; 95% CI: 76.8 - 89.1).
Negli studi considerati, la sopravvivenza overall mediana era di poco superiore ai 22 mesi (95% CI: 18.8 - 25.6) con una mediana di PFS al patient-level di 18 mesi (95% CI: 14.5 - 21.5).
Per quanto non si segnalassero decessi da attibuire al trattamento oncologico, il profilo di tossicità non era trascurabile: le neutropenie di grado 3 o 4 erano di poco inferiori al 20% (17.5 per 100 pazienti, 95% CI: 10.3 - 28.3), la diarrea severa e la fatigue pari al 10% circa (diarrea 11.1 per 100 pazienti 95% CI: 8.6 - 14.1; fatigue 10.8 per 100 pazienti, 95% CI 8.1 - 14.2).
Cosa aggiunge questa metanalisi ai dati già noti in letteratura? (Suker M, et al. FOLFIRINOX for locally
advanced pancreatic cancer: a systematic review and patient-level meta-analysis. Lancet Oncol 2016 Jun;17(6):801-810; Petrelli F, et al. Borderline resectable pancreatic cancer: more than an anatomical concept. Dig Liver Dis 2016, epub Dec 5)
A nostro giudizio di nuovo c'è molto poco: rimane il concetto che sia essenziale la discussione multidisciplinare del caso nella scelta e nella rivalutazione dell'esito trattamento, rimane il dato che il paziente debba essere riferito a un centro esperto con alto volume (in Italia ancora non è così); rimane l'evidenza che senza pianificare adeguati studi prospettici randomizzati difficilmente la conoscenza del miglior trattamento disponibile potrà essere implementata.
Ad oggi, quindi, non è ancora chiaro se la tripletta possa essere considerata una scelta migliore della combinazione di nabpaclitaxel e gemcitabina in questa peculiare indicazione.