Il cadmio, contenuto nelle sigarette e in alcuni cibi come i frutti di mare o il fegato, può aumentare il rischio di sviluppare un tumore dell’endometrio, probabilmente simulando l’azione chimica degli estrogeni.
Jane A. McElroy, Robin L. Kruse, James Guthrie, Ronald E. Gangnon, J. David Robertson. Cadmium exposure and endometrial cancer risk: A large midwestern U.S. population-based case-control study. PLOS ONE, 2017; 12 (7): e0179360 DOI: 10.1371/journal.pone.0179360
Il cadmio è un metallo molto tossico. Una volta assorbito nell’organismo, il cadmio si lega ai globuli rossi e alle proteine plasmatiche, per poi concentrarsi a livello del fegato e dei reni. In tali organi, il cadmio può permanere anche per diversi anni: una volta depositato, viene smaltito assai lentamente attraverso la via fecale e urinaria.
Alcune categorie professionali, come gli addetti alla cadmiatura degli oggetti metallici, o gli addetti alla produzione di leghe metalliche contenenti cadmio, o gli addetti alla saldatura, sono esposti professionalmente al cadmio.
Lo sono anche i fumatori, in quanto il cadmio è usato in agricoltura ed è un noto contaminante ambientale. Analogamente, alcuni cibi (pesci, in particolare i frutti di mare, oppure il fegato ed il rene di molti animali) possono presentare concentrazioni di cadmio potenzialmente dannose.
E’ noto che lo sviluppo di alcuni tumori è favorito dall’azione degli ormoni sessuali, che agiscono stimolando la proliferazione cellulare. Tra questi, come è noto, anche il carcinoma dell’endometrio. Il cadmio, dal punto di vista chimico, mima l’azione degli estrogeni, e quindi può aumentare il rischio di sviluppare tale tumore.
Sono stati recentemente pubblicati su PLOS One i risultati di uno studio epidemiologico caso-controllo, condotto dall’ Health and Environmental Exposure Research (HEER), in collaborazione con l’Arkansas Central Cancer Registry, lo Iowa Cancer Registry e il Missouri Cancer Registry.
Partendo dai suddetti registri, gli autori hanno contattato le donne che avevano ricevuto una diagnosi di carcinoma dell’endometrio, al fine di chiedere loro il consenso a partecipare in uno studio caso-controllo. Donne della stessa età sono state selezionate dai registri elettorali degli stati dello Iowa e del Missouri.
Sia i casi che i controlli sono stati intervistati per telefono, allo scopo di raccogliere le informazioni su altri fattori di rischio noti per lo sviluppo del carcinoma endometriale. Alle partecipanti è stato inoltre chiesto di raccogliere un campione di saliva e un campione di urine per dosare la concentrazione di cadmio, corretta per il valore di creatinina.
Gli autori hanno quindi calcolato l’odds ratio (OR) di sviluppare un carcinoma dell’endometrio in caso di livelli elevati di cadmio nelle urine, rispetto alle donne che presentavano livelli normali del metallo. Impiegando il livello di cadmio e le altre informazioni raccolte telefonicamente, gli autori hanno elaborato un’analisi multivariata per il rischio di carcinoma endometriale.
Lo studio è stato condotto includendo 631 casi di carcinoma dell’endometrio, diagnosticati tra il gennaio 2010 e l’ottobre 2012, e 879 controlli della medesima età: l’età era compresa tra 18 e 81 anni, con una mediana pari a 65 anni.
All’analisi multivariata, l’esposizione a livelli elevati di cadmio, corretta per il valore di creatinina, è risultata associata ad un incremento statisticamente significativo di sviluppare un carcinoma dell’endometrio (Odds Ratio 1.22, intervallo di confidenza al 95% 1.03 – 1.44).
Il risultato dello studio conferma l’ipotesi degli autori, suggerendo che l’esposizione al cadmio possa effettivamente aumentare il rischio di tumore dell’endometrio, probabilmente mediante il noto effetto estrogeno-simile del metallo.
L’incremento del 22% (Odds Ratio 1.22) osservato nelle donne con elevate concentrazioni di cadmio rispetto alle altre non è clamoroso in termini assoluti, ma il tumore dell’endometrio è comune, quindi un intervento efficace su un fattore di rischio potrebbe comportare un’importante riduzione numerica dei casi.
Anche se in quantità molto piccole, il cadmio è presente nel nostro organismo, in particolare a livello del fegato e del rene, ma è noto ad esempio che il fumo di sigaretta provoca un raddoppio dell’esposizione al cadmio. Gli autori raccomandano anche di prestare attenzione alla dieta, in quanto è noto che certi cibi, come i frutti di mare, il fegato e il rene possono contenere livelli elevati di cadmio. Naturalmente, prestare attenzione non vuol dire eliminare drasticamente dalla dieta, ma consumare I suddetti cibi con moderazione. Anche se non è ben nota l’interazione con gli altri fattori di rischio noti, è ragionevole raccomandare particolare attenzione alle donne che avessero altri fattori di rischio, come la storia familiare, l’ipertensione, il diabete.