Stabilita la relazione dose-risposta per trattamento radiante offerto a pazienti con carcinoma prostatico localizzato, si è convenuto che un dosaggio frazionato di 80 Gy complessivi fosse efficace e sicuro, mentre dosaggi superiori in area ghiandolare risultavano eccessivamente tossici. Gli autori dello studio FLAME (Focal Lesion Ablative Microboost in Prostate Cancer) mirano a verificare se un boost supplementare somministrato simultaneamente alla radioterapia esterna, che aumenti la dose complessiva da 77 a 95 Gy, sia di beneficio riducendo il rischio di ricaduta pur conservando una buona tollerabilità.
Il trial, disegnato come un fase III randomizzato 1:1, prevedeva l'assegnazione al gruppo standard con EBRT di 77 Gy in 35 frazioni di 2.2 Gy ovvero lo stesso trattamento abbinato a un boost che facesse risultare le singole frazioni di 2.7 Gy.
Lo studio aderiva alle indicazioni PI-RADS riguardo all'imaging prostatico e al suo reporting, sebbene le raccomandazioni siano state pubblicate dopo il suo impianto statistico.
Il primary endpoint era il bDFS a 5 anni, definito come il tempo trascorso tra la random e la recidiva biochimica (PSA nadir + 2 ng/mL, secondo i criteri di Phoenix). Tra i molti outcomes secondari vi erano la sopravvivenza cancro-specifica, la sopravvivenza overall, la DFS, la sopravvivenza libera da metastasi a distanza e la qualità di vita.
Il disegno si proponeva di aumentare la bDFS da 64%, valore atteso nel braccio standard, al 74%, valore atteso in quello sperimentale. Le analisi sono state condotte nella popolazione ITT e pubblicate dopo un follow-up mediano di 72 mesi.