Quali le implicazioni cliniche di un carcinoma mammario metastatico le cui sedi di localizzazione a distanza sono unicamente ossee? La pooled analysis della FDA, la più grande mai condotta sul tema, esamina i dati di oltre 10.000 pazienti arruolate in 13 studi clinici.
Wedam SB, et al. US Food and Drug Administration Pooled Analysis to Assess the Impact of Bone-Only Metastatic Breast Cancer on Clinical Trial Outcomes and Radiographic Assessments. J Clin Oncol 2018 [Epub ahead of print]
La presenza di metastasi da carcinoma mammario confinate al distretto osseo (bone-only disease, BOD) è ritenuta meritevole di una valutazione distinta sia sul piano clinico che riguardo all’interpretazione dei risultati degli studi. Vi è la necessità di definire la proporzione di pazienti con BOD e l’associazione tra BOD e prognosi. Inoltre, relativamente alla BOD, non è chiaro se esista una differenza tra ricercatori clinici e revisori deputati all’analisi centralizzata nella lettura degli esami (imaging) per valutare la progressione di malattia.
Disegno dello studio:
La presenza di bone-only disease è stata riscontrata nel 12.5% (range: 4%-26%) della casistica, con percentuale variabile in funzione del sottotipo: HER2-positivo (5.9%); Triple-negative (4.0%), ER-positivo (15%).
Le valutazioni della progression-free survival (PFS) e dell’overall survival (OS) da parte dello sperimentatore hanno evidenziato una prognosi migliore in presenza di bone-only disease:
PFS
OS
Nel sottogruppo BOD è stata osservata una più alta percentuale di discordanza in termini di anticipo (63.2% vs. 45.3% vs. 37.9%) e una più bassa percentuale di discordanza in termini di ritardo (26.9% vs. 40.0% vs. 47.6%) rispetto ai sottogruppi AS e NO.
Analizzando il tasso di discordanza globale (indipendentemente da anticipo o ritardo nella definizione di progressione), l’ordine osservato è stato il seguente: BOD (39.9%), NO (42.6%) AS (47.5%).
La più grande pooled analysis mai pubblicata su pazienti con diagnosi di carcinoma mammario metastatico e bone-only disease suggerisce che questo sottogruppo possa avere una storia naturale distinta (prognosi migliore).
L’analisi evidenzia anche delle differenze in funzione del sottogruppo (bone-only disease vs. altri) nel modo con cui gli investigatori locali valutano la progressione di malattia.
Globalmente, si conferma come la valutazione della malattia ossea risenta di una variabilità inter-osservatore con possibili ripercussioni sia nell’interpretazione dei risultati degli studi sia nelle decisioni inerenti la pratica clinica quotidiana.