Uno studio promosso dal gruppo di lavoro AIOM sul follow-up fa il punto sulla letteratura scientifica e suggerisce l'opportunità di progettare studi che apportino nuova linfa riguardo al tema della sorveglianza dopo una diagnosi di carcinoma mammario.
Puglisi F, et al. Follow-up of patients with early breast cancer: Is it time to rewrite the story? Crit Rev Oncol Hematol 2014; [Epub ahead of print]
Un gruppo di lavoro AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ha effettuato una revisione della letteratura sul tema del follow-up in pazienti con diagnosi di carcinoma mammario. L'evidenza scientifica è stata rapportata al contesto attuale delle conoscenze sulla patologia.
I primi studi randomizzati sul follow-up in pazienti con carcinoma mammario risalgono agli anni novanta: lo studio GIVIO (Gruppo Interdisciplinare Valutazione Interventi in Oncologia) e lo studio di Rosselli del Turco hanno confrontato il follow-up "convenzionale", basato sull'esame fisico e sulla mammografia, rispetto all'approccio "intensivo" che includeva radiografia del torace, ecografia epatica, scintigrafia ossea e test di laboratorio. Entrambi gli studi non hanno evidenziato alcun guadagno in sopravvivenza per le pazienti sottoposte ad un follow-up più intensivo. Tali risultati sono stati confermati da una metanalisi Cochrane condotta su più di 2500 donne.
L'evidenza disponibile è stata tradotta nelle seguenti raccomandazioni da parte delle divese società scientifiche:
• ASCO (American Society of Clinical Oncology): mammografia annuale; visita clinica ogni 3-6 mesi per i primi 3 anni, ogni 6-12 mesi per i successivi 2 anni, poi annualmente; autoesame mensilmente
• NCCN (National Comprehensive Cancer Network): mammografia annuale; visita clinica ogni 4-6 mesi per i primi 5 anni, poi annualmente;
• ESMO (European Society of Medical Oncology): mammografia annuale;
• AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica): mammografia annuale; visita clinica ogni 3-6 mesi per i primi 5 anni, poi annualmente;
Vi è unanimità nel considerare inappropriato un follow-up intensivo che, in pazienti asintomatiche, preveda esami aggiuntivi rispetto alla mammografia.
ASCO, NCCN e AIOM riconoscono l'importanza di effettuare valutazioni ginecologiche periodiche, specie in pazienti in trattamento con tamoxifene.
Ad oggi, non vi è alcuna evidenza riguardo all'utilità di effettuare esami che vadano oltre la mammografia annuale nel follow-up di pazienti con diagnosi di carcinoma mammario. Nessun altro esame ha dimostrato di possedere le caratteristiche di sensibilità, specificità e costo-efficacia che ne giustifichino l'impiego in assenza di sintomi. L'adozione di un follow-up intensivo non ha prodotto alcun vantaggio in termini di sopravvivenza. Di contro, il ricorso ad un maggior numero di esami di controllo, oltre ad essere potenzialmente foriero di ansia, si associa a risultati "falsi positivi", ad una maggiore esposizione a radiazioni ionizzanti e ad un incremento ingiustificato dei costi. Ciò detto, le nuove conoscenze riguardo alla biologia del carcinoma mammario suggeriscono l'importanza di disegnare nuovi studi sul follow-up che analizzino il valore di un approccio più intensivo in determinate categorie di pazienti. Nell'era della medicina personalizzata, al pari dei trattamenti, è evidente l'importanza di personalizzare le misure di sorveglianza.