Patologia mammaria
Martedì, 10 Febbraio 2015

Carcinoma mammario HER2 positivo di piccole dimensioni: chi si accontenta gode?

A cura di Fabio Puglisi

Esiste un regime di trattamento adiuvante per il carcinoma mammario HER2 positivo di piccole dimensioni? Rispondiamo attraverso le evidenze disponibili.

 

Gli studi di terapia adiuvante del carcinoma mammario HER2 positivo non hanno incluso pazienti con tumori piccoli (< 1 cm) e stato linfonodale negativo (N0). Pertanto, per tali situazioni cliniche, non è stato definito alcuno standard di trattamento.

Uno studio non controllato, a singolo braccio, multicentrico ha valutato l’impiego della combinazione paclitaxel/trastuzumab in 406 donne con carcinoma mammario HER2 positivo dalle dimensioni massime fino a 3 cm.

Trattamento: paclitaxel 80 mg/m2/settimana e trastuzumab 2 mg/kg/settimana (loading dose: 4 mg/kg) per 12 settimane. A seguire, 9 mesi di trastuzumab in monoterapia (2 mg/kg/settimana o 6 mg/kg ogni 21 giorni). Al termine del trattamento con paclitaxel, la terapia adiuvante antiormonale era raccomandata in caso di un carcinoma mammario con espressione dei recettori ormonali.

Endpoint primario: sopravvivenza libera da malattia invasiva

Disegno statistico: un tasso di eventi (malattia invasiva) a 3 anni del 9.2% è stato giudicato inaccettabile. Di contro, un tasso di eventi a 3 anni del 5% sarebbe considerato di successo. Lo studio è stato disegnato per avere una probabilità del 95% di rigettare l’ipotesi nulla. Con tali considerazioni, è stato pianificato un campione di 400 pazienti.

I risultati sono stati riportati a un follow-up mediano di 4 anni e sono riferiti a 406 pazienti con le seguenti caratteristiche:

  • Età mediana:
    • 55 anni (range: 24-85);
  • Patologia con espressione dei recettori ormonali:
    • 272 pazienti (67.0%);
  • Dimensioni tumorali:
    • 49.5% delle pazienti con tumori di 1 cm o meno (stadi T1mic [≤0.1 cm], T1a [>0.1 to ≤0.5 cm], e T1b [>0.5 to ≤1.0 cm]);
    • 8.9% delle pazienti avevano tumori tra 2 e 3 cm (stage T2).
  • Micrometastasi linfonodali: 6 pazienti (1.5%).

La sopravvivenza libera da malattia invasiva a 3 anni è risultata pari al 98.7% (95% IC, 97.6-99.8). Delle 12 recidive osservate, 2 erano metastasi a distanza. Inoltre, escludendo gli eventi di carcinoma mammario HER2 negativo controlaterale e di carcinomi non mammari, sono stati osservati 7 eventi malattia-specifici.

In termini di tossicità, una neuropatia di grado 3 è stata osservata in 13 pazienti (3.2%) mentre uno scompenso cardiaco sintomatico è occorso in 2 pazienti (0.5%). Nei due casi di cardiotossicità, la frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF) è stata ripristinata alla sospensione del trastuzumab. Un declino asintomatico della LVEF è stato rilevato in 13 pazienti (3.2%; 95% IC 1.7-5.4), 11 delle quali sono state in grado di riprendere il trastuzumab dopo una breve interruzione.

Lo studio ha analizzato il ruolo della terapia adiuvante con paclitaxel e trastuzumab in pazienti con carcinoma mammario HER2 positivo e tumori piccoli con linfonodi negativi. Grazie allo studio, sono state acquisite le seguenti informazioni precedentemente non note:

  • la popolazione di pazienti così trattata si caratterizza per una buona prognosi (migliore rispetto ai dati storici)
    • basso rischio di recidiva (meno del 2% a 3 anni);
  • il regime terapeutico impiegato ha mostrato un tasso di effetti collaterali contenuto
    • percentuale di insufficienza cardiaca pari allo 0.5%.

Lo studio non fornisce elementi per supportare l’uso indiscriminato di una chemioterapia associata a trastuzumab in tutte le situazioni con carcinoma mammario HER2 positivo di piccole dimensioni. E’ prevedibile che molte pazienti con carcinomi T1a e alcune con carcinomi T1b decideranno con il loro oncologo di evitare una terapia adiuvante a base di trastuzumab.