Patologia mammaria
Martedì, 11 Agosto 2015

Carcinoma mammario in post-menopausa: antiaromatasi o tamoxifene?

A cura di Fabio Puglisi

Quali differenze tra antiaromatasi e tamoxifene nel trattamento di donne con carcinoma mammario ER-positivo in post-menopausa? 

L'Early Breast Cancer Trialists' Collaborative Group analizza i dati individuali di oltre 30.000 pazienti.

Early Breast Cancer Trialists' Collaborative Group (EBCTCG). Aromatase inhibitors versus tamoxifen in early breast cancer: patient-level meta-analysis of the randomised trials. Lancet 2015 Jul 23 [Epub ahead of print]

 

 

Il trattamento endocrino del carcinoma mammario in post-menopausa prevede diverse opzioni: tamoxifene, antiaromatasi, sequenza di tamoxifene e antiaromatasi.

L'Early Breast Cancer Trialists’ Collaborative Group ha condotto una metanalisi su dati individuali di 31920 donne in postmenopausa con diagnosi di carcinoma mammario ER-positivo. I trial analizzati comprendevano i seguenti confronti:

  • 5 anni di antiaromatasi verso 5 anni di tamoxifen; 
  • 5 anni di antiaromatasi verso 2–3 anni di tamoxifen seguiti da antiaromatasi fino al 5° anno;
  • 2–3 anni di tamoxifen seguiti da antiaromatasi fino al 5° anno verso 5 anni di tamoxifen.

Misure di outcome: recidiva da carcinoma mammario, morte per carcinoma mammario, morte
senza recidiva, morte per qualsiasi causa. 



5 anni di antiaromatasi verso 5 anni di tamoxifen:

  • Riduzione significativa del rischio di recidiva con l'impiego di antiaromatasi negli anni 0-1 (RR 0.64, 95% CI 0.52–0.78) e 2–4 (RR 0.80, 0.68–0.93), riduzione non significativa negli anni successivi al 4°.
  • Riduzione significativa della mortalità a 10 per carcinoma mammario con l'impiego di antiaromatasi (12.1% vs 14.2%; RR 0.85, 0.75–0.96).


5 anni di antiaromatasi verso 2–3 anni di tamoxifen seguiti da antiaromatasi fino al 5° anno:

  • Riduzione significativa del rischio di recidiva con l'impiego di antiaromatasi negli anni 0–1 (RR 0.74, 0.62–0.89); vantaggio perso quando entrambi i bracci ricevono l'antiaromatasi e cioè negli anni 2–4; nessuna differenza negli anni successivi al 4°.
  • Nel complesso, un tasso di recidiva inferiore con l'impiego di 5 anni di antiaromasasi rispetto alla strategia early switch (RR 0.90, 0.81–0.99).
  • Nessuna differenza in termini di mortalità per carcinoma mammario (RR 0.89, 0.78–1.03).


2–3 anni di tamoxifen seguiti da antiaromatasi fino al 5° anno verso 5 anni di tamoxifen:

  • Riduzione significativa del rischio di recidiva con l'impiego di antiaromatasi negli anni 2–4 (RR 0.56, 0.46–0.67) ma non nei successivi.
  • Riduzione significativa della mortalità a 10 anni per carcinoma mammario con lo switch ad antiaromatasi (8.7% vs 10.1%; 2p=0.015).

Un'analisi aggregata dei tre tipi di confronto ha mostrato un vantaggio dall'impiego dell'antiaromatasi nei periodi in cui i bracci di trattamento differivano (RR 0.70, 0.64–0.77), ma non negli anni successivi (RR 0.93, 0.86–1.01; 2p=0.08).

La mortalità per carcinoma mammario, viceversa, era ridotta sia confrontando i trattamenti nei periodi in cui differivano (RR 0.79, 0.67–0.92) sia confrontando i trattamenti negli anni successivi (RR 0.89, 0.81–0.99), sia nell'intero periodo (RR 0.86, 0.80–0.94; 2p=0.0005).

Il vantaggio con l'antiaromatasi è stato osservato anche in termini di mortalità per tutte le cause (RR 0.88, 0.82–0.94; 2p=0.0003).

La riduzione del rischio è stata poco influenzata da fattori quali l'età, il body-mass index, lo stadio, il grado, lo stato del recettore progestinico o lo stato di HER2.

Effetti collaterali

  • Incidenza di carcinoma dell'endometrio a 10 anni, antiaromatasi vs. tamoxifen (0.4% vs 1.2%; RR 0.33, 0.21–0.51).
  • Rischio di fratture ossee a 5 anni, antiaromatasi vs tamoxifen (8.2% vs 5.5%; RR 1.42, 1.28–1.57).



La terapia con antiaromatasi, confrontata con il tamoxifen, riduce il rischio di recidiva di circa il 30% in termini proporzionali. Il vantaggio si osserva mentre i trattamenti differiscono, ma non dopo.

La terapia con antiaromatasi, confrontata con il tamoxifen, riduce la mortalità a 10 anni di circa 15% in termini proporzionali.

La terapia con antiaromatasi, rispetto a nessun trattamento endocrino, riduce la mortalità a 10 anni di circa 40% in termini proporzionali.

Da notare che il vantaggio si mantiene nei diversi sottogruppi analizzati ed è un effetto di classe (indipendente dal tipo di antiaromatasi utilizzato). Numericamente, il guadagno è funzione del rischio di partenza: pur non variando il beneficio proporzionale, il beneficio assoluto è maggiore laddove il rischio di recidiva/morte è, di base, più alto.