Uno studio retrospettivo condotto presso due Centri accademici americani supporta le raccomandazioni NCCN riguardo all’impiego della chemioterapia adiuvante nel trattamento dei carcinomi mammari triple negative >1 cm. D’altro canto, una prognosi eccellente è stata osservata per le forme infracentimetriche, indipendentemente dal trattamento.
Fasano GA, et al. Benefit of adjuvant chemotherapy in node-negative T1a versus T1b and T1c triple-negative breast cancer. Breast Cancer Res Treat 2022 (Epub ahead of print)
L’NCCN raccomanda il ricorso alla chemioterapia adiuvante in caso di carcinomi mammari triple negative e stato linfonodale negativo (N0) se le dimensioni del primitivo sono >1 cm, e suggerisce di prendere in considerazione la chemioterapia per tumori T1b ma non per le forme T1a.
Uno studio retrospettivo condotto presso due Centri accademici degli Stati Uniti ha analizzato i casi osservati tra il 1999 e il 2018, valutando gli outcome di sopravvivenza a 5 anni in funzione delle dimensioni tumorali, dell’istologia e dello stato linfonodale.
Su un totale di 282 casi di carcinoma triple negative T1N0, l’informazione riguardo alla chemioterapia adiuvante era nota per 258.
Follow-up mediano: 5.3 anni.
Percentuale di chemioterapia adiuvante: 30.5% dei casi pT1a, 64.7% dei casi pT1b e 83.9% dei casi pT1c (p < 0.0001).
In analisi multivariata, i fattori associati con la scelta di effettuare la chemioterapia sono stati i seguenti: diemensioni tumorali e grado 3.
Un aumento della overall survival è stato osservato in pazienti che hanno ricevuto la chemioterapia per un tumore pT1c (93.2% vs. 75.2% p = 0.008) mentre nessun vantaggio significativo è stato osservato per pazienti con malattia pT1a (100% vs. 100% p = 0.3778) o pT1b (100% vs. 95.8% p = 0.2362).
Le attuali raccomandazioni NCCN riguardo all’impiego della chemioterapia nel trattamento del carcinoma mammario triple negative >1 cm (pT1c) trovano supporto in questo studio retrospettivo condotto presso due Centri accademici negli Stati Uniti.
D’altro canto, la prognosi delle forme inferiori al centimetro (pT1a e pT1b) è risultata eccellente, indipendentemente dal ricorso o meno alla chemioterapia.
Va ricordato che il carcinoma mammario triple negative costituisce un gruppo eterogeneo di tumori distinguibili in diversi sottotipi in base all’istotipo e all’analisi di espressione genica. Le forme basal-like, secondo quanto osservato negli studi di terapia neoadiuvante, sono quelle che presentano i più alti tassi di risposta patologica completa con regimi a base di platino mentre le forme luminali con espressione dei recettori androgenici (istologicamente spesso inquadrabili nel carcinoma apocrino) sono per lo più caratterizzate da una scarsa risposta terapeutica.
Inoltre, oggi, la definizione del carcinoma triple negative dovrebbe includere informazioni sullo stato di BRCA e di PD-L1 per identificare il potenziale beneficio da inibitori di PARP e dalla immunoterapia.
La natura retrospettiva dello studio ne rappresenta il principale limite, anche in considerazione del periodo prolungato in cui sono stati raccolti i dati e la relativa evoluzione delle strategie di terapia adiuvante. Lo studio, inoltre, in considerazione del sample size limitato, preclude analisi riguardo all’apporto della radioterapia adiuvante e dei differenti schemi e regimi di chemioterapia in termini di beneficio terapeutico. Per tali ragioni, l'analisi va interpretata con cautela.
Le raccomandazioni di St. Gallen, d'altronde, suggeriscono di valutare l'impiego della chemioterapia caso per caso per i carcinomi triple negative pT1a, di evitare le antracicline per i pT1b e di proporre la sequenza completa antracicline-taxani per i carcinomi > 1 cm.