Scomodiamo Anna Oxa richiamando le strofe di un suo brano di successo.
Per lungo tempo ci si è chiesti se potesse aver senso intervenire chirurgicamente sul carcinoma mammario primitivo in presenza di metastasi a distanza. L'ipotesi di un potenziale vantaggio era tenuta viva dai risultati di analisi retrospettive.
Oggi arriva la pubblicazione del primo studio prospettico e randomizzato sul tema. E' un'emozione da poco?
Badwe R, et al. Locoregional treatment versus no treatment of the primary tumour in metastatic breast cancer: an open-label randomised controlled trial. Lancet Oncol 2015;16:1380-8.
Il ruolo del trattamento locoregionale (chirurgia su primitivo e linfonodi ascellari) in donne con carcinoma mammario metastatico all'esordio non è chiaro. Evidenza preclinica suggerisce un effetto deleterio con potenziale stimolo sulla crescita della malattia metastatica. Viceversa, alcuni studi retrospettivi supportano un possibile beneficio da tale approccio.
Uno studio indiano indaga sul tema.
Disegno: randomizzato, in aperto.
Popolazione in studio: pazienti con diagnosi di carcinoma mammario metastatico alla diagnosi (malattia de novo), di età ≤65 anni e aspettativa di vita di almeno un anno.
Randomizzazione (1:1): trattamento locoregionale (chirurgia su primitivo con dissezione ascellare)
Stratificazione: sede di metastasi, numero di lesioni metastatiche, stato dei recettori ormonali.
In presenza di malattia resecabile potenzialmente trattabile con endocrinoterapia la randomizzazione è stata effettuata dall'inizio. In presenza di malattia non resecabile è stato effettuato un trattamento con chemioterapia prima della randomizzazione. In tal caso, la randomizzazione è stata effettuata nei casi con risposta obiettiva dopo 6-8 cicli di chemioterapia.
Endpoint primario: overall survival (intention to treat).
Tra il 2005 e il 2013, su un totale di 716 donne con carcinoma mammario metastatico all'esordio (malattia de novo), 350 sono state assegnate random a ricevere (N=173) o meno (N=177) un trattamento chirurgico locoregionale.
Ad un follow-up mediano di 23 mesi, sono stati osservati 235 eventi morte (118 nel braccio di terapia locoregionale e 117 nel braccio senza terapia locoregionale).
L'overall survival mediana è stata 19.2 mesi (95% IC 15.98–22.46) nel braccio di terapia locoregionale e di 20.5 mesi (95% IC 16.96–23.98) nel braccio senza terapia locoregionale (HR 1.04, 95% IC 0.81–1.34; p=0.79).
L'overall survival a due anni è risultata del 41.9% (95% IC 33.9–49.7) nel braccio di terapia locoregionale e del 43.0% (95% IC 35.2–50.8) nel braccio di controllo.
L'unico evento avverso riportato è stata l'infezione delle ferita in un paziente assegnato a chirurgia loco-regionale.
In pazienti con carcinoma mammario metastatico all'esordio (malattia de novo), la chirurgia locoregionale del primitivo non determina alcun vantaggio in termini di sopravvivenza.
L'evidenza prodotta attraverso uno studio prospettico randomizzato assume una posizione prioritaria rispetto alla precedente letteratura basata su analisi retrospettive.
Limiti dello studio:
Cosa ne sappiamo del beneficio della chirurgia in pazienti che potrebbero avere un'ottima prognosi in virtù dell'impiego di farmaci particolarmente efficaci (terapia antiHER2, inibitori di CDK4/CDK6)? In altre parole, è possibile che il ruolo della chirurgia sia ulteriormente sminuito o, in alternativa, potenziato quando si dispone di un trattamento sistemico di buon livello.
Inoltre, cosa ne sappiamo del ruolo della chirurgia in presenza di malattia oligometastatica?
Domande aperte, senza una risposta definitiva. Intanto, però, l'evidenza ci dice che la rimozione del tumore mammario e dei linfonodi ascellari non è giustificata in presenza di metastasi a distanza.